Offendere i meridionali, in Italia, è un fatto normale. Tutto è iniziato con la ‘presunta’ unificazione italiana, nel disgraziato 1860. E da allora, per la gente del Sud, essere dileggiata è normale. Briganti, cafoni, terroni, delinquenti. Terra senza speranza. O irrecuperabile. Ha detto proprio così, su Rai 3 Corrado Augias, giornalista, scrittore ed esponente della sinistra post comunista italiana, della quale è stato parlamentare europeo. Intervenendo alla trasmissione Ospite della trasmissione ‘Quante storie’, Augias ha commentato l’inchiesta giudiziaria ‘Basso Profilo’, dove risultano coinvolti, tra gli altri, il segretario nazionale dell’UDC, Lorenzo Cesa (che si è subito dimesso) e un altro esponente di questo partito, Francesco Talarico e si è espresso con le seguenti parole: “La Calabria è purtroppo una terra perduta, questa inchiesta e anche il maxi processo in corso, del quale i media non hanno parlato a sufficienza, lo dimostrano” E ancora: “E’ la mia opinione personale, dunque vale poco, vale quello che vale, è un sentimento, non un’affermazione politica. Io ho il sentimento che la Calabria sia irrecuperabile. L’ho visto anche in occasione delle ultime elezioni, avevano un candidato ottimo, un imprenditore calabrese (Callipo, ndr), forte, che resta lì nonostante i rischi che corre, che dà lavoro: lo hanno escluso, hanno eletto un’altra persona che sfortunatamente è mancata (Jole Santelli, ndr). Detto questo, le inchieste di Gratteri vanno seguite con attenzione. Gratteri è calabrese, un altro uomo che è voluto restare in Calabria, fa una vita d’infermo, vive con 4 carabinieri intorno, quando va a zappare il suo piccolo orto la domenica ha 4 carabinieri agli angoli con i mitra, una vita che nessuno vorrebbe fare…”.
Sono state tante le repliche a questo signor Augias. La più incisiva, a nostro modesto avviso, la data sulla propria pagina Facebook Raffaele Vescera, autorevole esponente del Movimento 24 Agosto di Pino Aprile: “Ecchellà, l’ultima di Corradino da Roma, dopo l’invito a rimuovere la memoria della feroce conquista del Sud di parte Sabauda, arriva la conseguente sciocchezza sulla Calabria da lui definita ‘terra irrecuperabile’. Conseguente sì, poiché certe stolide e banali affermazioni si possono fare solo ignorando o rimuovendo la lunga storia di colonizzazione italiana del Mezzogiorno.
Una storia di continuo saccheggio delle sue risorse, naturali, industriali e umane trasferite al Nord, di impoverimento da terzo mondo cui è stato ridotto, con disoccupazione tripla rispetto al resto d’Italia e reddito dimezzato, e non ultimo con l’aver favorito la formazione delle mafie ed averle protette, mafie utili a raccogliere soldi e voti a fin di Nord, tanto da parlare di Stato-mafia. Ne è segno il silenzio di Tv e giornali nazionali che circonda il maxi-processo di Gratteri contro la masso-mafia calabrese, composta da ‘ndrangheta, politici e prenditori affaristi. È il sistema italiano, bellezza, un circolo vizioso che unisce sentimento antimeridionale di savoiarda memoria, nordico colonialismo mascherato con nazionalismo massonico, di destra in nome di una presunta ‘grandeur della nazione’, e di sinistra in nome di una presunta ‘unità dei popoli’. E lui, Augias, intellettuale di malinteso sinistrismo, non sfugge al luogo comune che fa felice in un colpo solo conservatori e ‘progressisti’. Nascondere le cause del problema e mettere sotto i riflettori solo gli effetti, usare argomentazioni razzistiche per definire ‘irrecuperabile’ un popolo, un popolo in grande maggioranza composto da gente che lavora, vive, gioisce e soffre come tutti i popoli del mondo. Soffrendo più di tutto l’emigrazione di milioni di suoi figli. Partiti per lavorare al Nord, grazie a uno Stato che sottrae 61 miliardi l’anno al Sud per dirottarli al Nord. Uno Stato patrigno che, facendo figli e figliastri, lascia il Sud senza strade, ferrovie, aeroporti, ospedali, scuole, industrie e lavoro. Beni che profonde in abbondanza al Nord… Augias accusa i calabresi di votare male, dimenticando che i Calabresi hanno votato tutti i partiti, dal PD alla destra, fino al M5s degli onesti, in massa, e sono stati traditi da tutti, poiché tali partiti se non direttamente implicati nel malaffare, rispondono agli interessi del sistema Nord. Se la Calabria è irrecuperabile perché ha votato male, che dire dei settentrionali che votano in massa la Lega razzista e ladrona? E che dire di quelle Regioni che votano un PD compromesso con il peggior antimeridionalismo?”.
Dal 1860 il Sud e la Sicilia sono trattate come colonie interne. Nella Prima Repubblica c’era un po’ più di attenzione verso il Mezzogiorno (nemmeno tanta, poi). Ma dalla Seconda Repubblica ad oggi è un crescendo di razzismo antimeridionale e di ruberie. Tra un po’, quando a Roma addobberanno un Governo, qualunque esso sia, si certificherà il nuovo scippo: il Nord che si prenderà quasi tutti i soldi del Recovery Fund, lasciando al Sud qualche gande appalto, solo dopo la certezza che a gestirlo sano imprese del Nord, con piccole imprese del Sud chiamate a dividersi le ‘briciole’ del subappalti. Dal 1950 funziona così. Quanto alla Calabria, dal signor Augias che legge e scrive libri nessun accenno alla storia: per esempio, a quello che hanno combinato negli anni subito successivi al 1860, quando le truppe piemontesi venivano in tutto il Sud a torturare e a scannare i meridionali che si ribellavano alla conquista dei Savoia.
Chi aveva capito la Calabria è stato il gradissimo Fabrizio De Andrè. Lo abbiamo ricordato in un articolo che riprendiamo: “L’ultimo suo concerto lo tenne il 13 agosto del 1998 a Roccella Ionica, in Calabria. “Tra una canzone e l’altra – leggiamo in un articolo di Esquire – parlò degli squatter, a cui disse di voler dedicare una canzone, definì l’allora ministro Giorgio Napolitano (che allora era Ministro degli Interni ndr) ‘l’unico extracomunitario d’Italia’, disse che senza la ‘ndrangheta la disoccupazione in Calabria sarebbe stata ben peggiore. ‘Non pensi di esagerare?’, gli chiesero quando scese dal palco. ‘Col cazzo che esagero’, rispose lui”. Ovviamente, le sue parole vennero strumentalizzate. Chi le strumentalizzava era in malafede. De Andrè, senza bisogno di essere economista, ma solo un artista di grande sensibilità sociale (e di grande cultura) stava soltanto dicendo che lo Stato, in Calabria e, in generale, nel Sud era assente: e che se era la ‘ndrangheta a dare lavoro ai calabresi, ebbene, questo succedeva perché della Calabra e, in generale, del Sud, lo Stato italiano se ne fregava. Sull’Italia, del resto – e sul senso dello Stato e delle istituzioni in Italia – De Andrè aveva un’idea chiarissima che ribadirà in Don Raffaè:
“…Prima pagina, venti notizie
Ventun’ingiustizie e lo Stato che fa
Si costerna, s’indigna, s’impegna
Poi getta la spugna con gran dignità…”
Foto tratta da Reggio Today