Domenico Straface (detto “Palma”, “brigante” che operò in Calabria nei dintorni di Rossano n.d.r.), riuscì a sfuggire alla barbara e disumana repressione attuata dal “macellaio” Fumel, fatta di mutilazioni stupri e processi sommari. Le esecuzioni comandate da questi avvenivano sulla pubblica piazza e lungo le strade. Talvolta, i bersaglieri, si facevano scudo con i parenti dei briganti. Si pensi allo scontro a fuoco avvenuto il 19 ottobre 1863 a Longobucco, allorché nonostante la soverchiante superiorità numerica (35 contro 1), i militari non esitarono a proteggersi con il fratello del brigante uccidendolo.
Le vittime venivano decapitate, le loro teste impalate e lasciate alla mercé dei vermi, come avvertimento per chi aderiva o appoggiava le “bande brigantesche”. A Pietrafitta e Aprigliano, Fumel fece demolire le case e tagliare vigneti e castagni appartenenti ai briganti e loro parenti e a chi non collaborava, “costretti ad andare raminghe senza neanche potere ricevere ospitalità”. A Bisignano, nel dicembre 1861, dopo uno scontro a fuoco con la banda capeggiata da Vincenzo Russo “Ferrigno”, dove alcuni briganti rimasero uccisi altri arrestati e sei dati alla fuga, il colonnello Fumel fece cercare i parenti dei fuggitivi, ottenendo la presentazione di essi colle loro armi, e “li faceva quindi fucilare sul luogo dove avevano commesso i misfatti ed attaccarli poscia all’antenne del telegrafo che fiancheggiano la strada con un cartello appeso al collo indicando i delitti che avevano commesso per esempio de’ tristi”. Tale energica misura non meno che salutare esempio produsse panico misto a terrore nelle popolazioni dei piccoli paesi limitrofi…
L’episodio più noto della sua attività di “antibrigantaggio” avvenne a Fagnano Castello, quando ordinò la fucilazione di cento contadini inermi. Nel corso degli anni 1860-65 egli trasse agli arresti e tenne in ostaggio numerose persone, tra cui donne, vecchi e bambini di 3 anni, solamente perché erano parenti dei briganti. Nel 1863 vennero arrestati la moglie ed il figlio di 5 anni dal Palma perché ritenuti corrispondenti dei briganti, e Palma, in risposta, propose il taglione di duemila ducati a favore di chi avrebbe ucciso il Fumel.
Eugenio De Simone Atterrite queste popolazioni, Magenes Edizioni, pag. 16, 18.
Tratto da Regno delle Due Sicilie.eu
Foto tratta da Giornale La Voce