Renzi? Ha messo a ‘bagnomaria’ Conte, ha evitato il voto e ha messo a nudo i grillini-poltronisti

20 gennaio 2021
  • Italia Viva ha messo sulla graticola Conte 
  • In difficoltà anche i grillini costretti a navigare nel trasformismo 
  • Al Senato il Governo non ha una maggioranza ed è Renzi che controlla il gioco

di Marco Morana

Italia Viva ha messo sulla graticola Conte 

A bocce ferme, esaurita la sbornia di un mese di chiacchiere ed ipotesi, placata l’euforia per un voto al Senato al cardiopalma (e al fotofinish) è tempo di provare a tirare le somme. Che il capo del Governo Giuseppe  Conte restasse in sella al suo governo, era facilmente intuibile. Nessuna delle forze politiche in campo, attualmente, vuole le elezioni. Nemmeno le agguerrite opposizioni, che erediterebbero una situazione tutt’altro che rosea con una crisi economica ormai conclamata e nel pieno dell’epidemia. Scontato il loro no alla fiducia, tutto ruotava attorno ad una manciata di voti racimolati qui e là, tra pentimenti dell’ultima ora e voltagabbanismo. Che non sono certo una novità. Succede sempre, quando le maggioranze sono già raccogliticce e traballanti perché risultato di leggi elettorali buttate giù non certo a garantire la governance, piuttosto per impedire che l’avversario la spunti alle elezioni.

In difficoltà anche i grillini costretti a navigare nel trasformismo

Renzi, già da tempo in rotta di collisione con Conte su alcuni nodi cruciali, quali Recovery Fund (un finanziamento europeo per fronteggiare l’emergenza del Coronavirus) e la pessima gestione della pandemia, ha dato una forte scossa. Contro tutti. Contro quelli che lo accusavano di aprire una crisi al buio. Senza, peraltro, che nessuno chiarisse quale sarebbe la crisi alla luce. E nonostante lo si additasse di mettere a repentaglio l’esecutivo in piena pandemia. Rimane da capire quale sarebbe il nesso: in caso di scioglimento delle Camere, le istituzioni continuano a funzionare: compresi Governo e Parlamento che però non possono deliberare atti di natura politica. I catastofismi elargiti a larga mano servivano a dipingere Renzi come l’irresponsabile della situazione. Ma è in questo contesto che l’ex premier ha messo in atto una mossa politica molto intelligente. Ha aperto la crisi, senza far cadere l’esecutivo: astenendosi dal votare la fiducia. Ha così evitato le urne che, numeri alla mano, avrebbero visto Italia Viva fuori dal Parlamento. Ha allontanato da sé l’accusa con cui gli avversari sarebbero andati a nozze: “Hai fatto cadere il Governo in piena pandemia”. E ha messo a nudo una verità ormai incontrovertibile: i grillini, pur di rimanere incollati alla poltrona, accettano voti anche da quelli con cui non avrebbero preso nemmeno un caffè. Hanno stretto accordi di governo prima con la Lega, per poi passare a PD e renziani. E infine, muoiono democristiani e polveriniani. Da sedicenti duri e puri a rappresentanti massimi del trasformismo un tanto al kilo.

Al Senato il Governo non ha una maggioranza ed è Renzi che controlla il gioco

Ma il vero capolavoro politico renziano sta nell’aver messo Conte “fra color che son sospesi”. La maggioranza è di fatto finita. Chi pensa che Conte l’abbia scampata non ha capito la realtà dei fatti. Il concreto dell’attività parlamentare si svolge all’interno delle Commissioni. E lì la maggioranza che sostiene Conte non ha più i numeri. Le opposizioni della Lega di Matteo  Salvini e di Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni avranno molte meno difficoltà a mettersi di traverso, dove potrebbero addirittura trovarsi in maggioranza. Quella uscita dall’aula del Senato è una maggioranza che tale non è: un’illusione. Una capanna messa su alla buona che va giù al primo soffio di vento. Conte e i suoi sodali, forse, non l’hanno ancora realizzato: ma hanno i piedi nelle sabbie mobili. E una mano per tirarli fuori gliela può offrire solo Renzi. E non solo: il tempo stringe. Il 2023 non è poi così lontano. A conti fatti, rimane sì e no, un anno e mezzo di legislatura effettiva. Quindi, fra qualche mese, Renzi potrebbe pure decidere, al prossimo voto di fiducia, di votare contro e non astenersi.

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