di Alessio Lattuca
Mentre nel Paese dilaga il virus, il Governo si affanna a discutere su chi deve gestire o peggio spendere (investire?) i fondi di Next Generation Eu: questioni che destano preoccupazione e lasciano esterrefatti, se non sconcertati! Occorrerebbe, intanto, interrogarsi sul perché l’attuale sistema di protezione sociale, gli algoritmi di intelligenza artificiale e le analisi dei big data non abbiano consentito di prevedere la diffusione del virus, che ha fatto emergere debolezze organizzative e tecnologiche e ha accentuato le disuguaglianze. Sarebbe ora di verificare se esiste una strategia di uscita e, al riguardo, comprendere se dal piano Next Generation EU possa arrivare uno slancio. Perché proprio da qui dovrebbero partire le più importanti riflessioni sull’Italia del futuro e individuare i pilastri sui quali fondare un Paese meno fragile, che contempli una burocrazia più snella e di un sistema fiscale più equo e che, soprattutto, penalizzi meno le attività produttive. Un Paese obbligato a ripensare il modello del welfare che deve essere chiamato a fare un salto di qualità, puntando a modificare la condizione di chi versa in situazioni di bisogno.
La lezione impressa dal Covid-19 dovrebbe far riflettere sul perché resistere in questi mesi con la speranza di tornare a una fase precedente. Obiettivo che non sarà semplice e che impegnerà tutte le forze presenti, per puntare sulla resilienza trasformativa: ovvero potenziare le capacità di resistenza del sistema per costruire una società più forte. E a tale proposito verificare se esistono le capacità di guardare al futuro ponderando con consapevolezza le decisioni da prendere nel presente, senza dimenticare gli errori del passato dato che è ormai condivisa l’idea che nulla tornerà come prima. E partecipare attivamente per portare avanti il progetto Europeo che possa far venire meno la sedimentata idea di un’unione zoppa e rendere evidente la narrazione secondo la quale l’integrazione europea dovrà progredire verso un’Unione europea politica, solidale, sociale.
Intanto i recenti sviluppi hanno dimostrato che… l’Europa ha risposto più rapidamente rispetto al passato, mettendo a disposizione straordinari strumenti: acquisto di titoli pubblici e privati da parte della Banca centrale europea (Bce), sospensione del Patto di stabilità e un ponderoso pacchetto di misure per fronteggiare la crisi: Sure, Mes per le spese sanitarie e il pacchetto occupazione giovanile e l’Agenda europea per le competenze-Europedirect. Ma il Progetto più incisivo è Next Generation Eu-Recovery Fund, che postula una condizionalità: presentare un piano di investimenti pubblici compatibile, promuovere la digitalizzazione, porre al centro l’ambiente, la sostenibilità e la scuola, migliorare l’efficacia del sistema giudiziario e della pubblica amministrazione. Al riguardo, sembrerebbe superfluo ricordare che un tema di fondamentale importanza per il futuro deve essere affrontato con responsabilità e con lo stesso impegno con il quale la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha messo in campo con il suo intervento di fronte al Parlamento: “Lo dobbiamo alle generazioni future. Viva l’Europa”.
Si tratta, evidentemente, di un ambizioso e corposo piano che finalmente rimette al centro della scena le giovani generazioni, sulle quali grava il debito accumulato nel passato e nel presente, che sembrerebbero meno colpite dal coronavirus dal punto di vista sanitario, ma pagano e pagheranno la crisi su altri piani. A partire dalla chiusura delle scuole di ogni ordine e grado e delle università: una misura emergenziale che, tuttavia, non tiene nel dovuto conto il fondamentale settore dell’istruzione e di un programma per farlo ripartire, in sicurezza, configurando il “sistema dei trasporti”. Come se i giovani – che non dispongono di Lobby – non abbiano diritti e Next Generation EU non sia pensato esattamente per garantire un domani all’Unione europea e alle generazioni future. E comprendere, in definitiva, che gli effetti di questa crisi richiedono visione, responsabilità, investimenti di una portata senza precedenti per fare in modo che la prossima generazione europea possa coglierne i benefici.