No dei Comuni delle Madonie alle scorie nucleari

16 gennaio 2021
  • L’area è sismica e non può ospitare rifiuti nucleari
  • Le Madonie puntano su agricoltura e turismo

L’area è sismica e non può ospitare rifiuti nucleari

I paesi delle Madonie dicono no ai rifiuti nucleari. Il documento che ‘boccia’ l’eventuale scelta di questa zona come area dove localizzare scorie radioattive è stato approvato dal Consiglio comunale di Petralia Soprana, ma – di fatto – rispecchia l’orientamento di tutti i Comuni madoniti. “Il Consesso, convocato in videoconferenza dal Presidente Leo Agnello – si legge in un comunicato – ha approvato all’unanimità il documento unico, condiviso da tutti Comuni del territorio, con il quale si chiede al Governo nazionale di eliminare dalla Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee il sito di Vicaretto compreso nel territorio dei comuni di Castellana Sicula e di Petralia Sottana. Tra le motivazioni il fatto che questa area viene classificata come Area C, ovvero area in zona sismica 2 che, nella scala di valori predisposta per identificare le aree idonee, risulta essere quella a maggior rischio e quindi rientra nella fascia di quelle meno indicate ad ospitare il deposito nazionale, ed anche che l’Area di Vicaretto risulta collocata a pochi chilometri (meno di 17) dal Parco regionale delle Madonie e negli ultimi anni ha visto nascere e svilupparsi nuove imprese agricole che hanno orientato le loro produzioni al biologico, innovando e sperimentando, tra l’altro, nella coltivazione di erbe officinali e di altre colture ad alto valore aggiunto alternative alla coltivazione estensiva del grano”.

Le Madonie puntano su agricoltura e turismo

Il documento verrà inviato al Governo nazionale, al Governo regionale e ai parlamentari nazionali e regionali legati al territorio delle Madonie. “Il Consiglio comunale – prosegue la nota del Comune di Petralia Soprana – ha quindi dato mandato al Sindaco di raccordarsi con le strutture tecniche della SO.SVI.MA. Spa e del GAL ISC Madonie per predisporre le osservazioni da inviare alla Sogin, società che si occupa dello smaltimento dei rifiuti delle vecchie centrali nucleari, entro i 60 giorni dell’avvio della consultazione pubblica e quindi entro il 6 marzo prossimo e di dare vita al coordinamento che avrà il compito di programmare e coordinare ogni azione che sarà ritenuta necessaria ed utile per scongiurare questa scelta incomprensibile. Non è pensabile – è scritto nel documento – azzerare, con una pianificazione nazionale e senza che vi sia stato alcun confronto con le istituzioni e le comunità locali, decenni di impegno e di duro lavoro sul fronte della sostenibilità ambientale e della coesione sociale che hanno proiettato le Madonie nel panorama nazionale ed internazionale; non è pensabile cancellare le valenze ambientali stratificatesi e custodite attivamente in secoli di storia né tantomeno il valore di un brand “Madonie” che – come rappresentato nelle premesse- nel 2005 è stato stimato in oltre 2 miliardi di euro e si è collocato 4 al livello nazionale e che in questi anni è ulteriormente cresciuto. Come istituzioni democraticamente elette, non possiamo accettare scelte calate dall’alto peraltro su argomenti così complessi e delicati che impegnano i territori per decenni: un deposito di tipo superficiale dovrà mantenere la propria attività almeno per 50 anni e, come evidenziato, potrà accogliere anche ‘l’immagazzinamento, a titolo provvisorio di lunga durata, dei rifiuti ad alta attività e del combustibile irraggiato provenienti dalla pregressa gestione di impianti nucleari’. Affermiamo senza possibilità di smentita che nessuna verifica speditiva è stata svolta negli anni sul territorio con sopralluoghi sul campo, come espressamente previsto dal terzo step delle linee guida della CNAPI”.

Foto tratta da Club Med Magazine

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