Tra giorni fa la ‘Grande informazione’ italiana dava per scontato che Matteo Renzi avrebbe fatto la fine cantata in una canzone: l’Aligalli. Insomma, sarebbe rimasto quasi da solo, perché il gruppo parlamentare di Italia Viva sarebbe franato. Deputati e senatori renziani sarebbero corsi a dare sostegno al Governo Conte bis, per rientrare, magari, nel PD. Se andate a rileggere certi giornali di tre giorni fa, ebbene, la cosa era fatta. C’erano già due Ministri renziani pronti: Maria Elena Boschi e Ettore Rosato. Tre giorni dopo il gruppo parlamentare di Italia Viva è ancora compatto ed è passato per intero all’opposizione. E adesso che si fa? Arrivano i “responsabili”, anzi i “costruttori”. Parlamentari del gruppo misto pronti a dare sostegno al Governo Conte bis.
In questa legislatura si registra il gruppo misto più numeroso nella storia della Repubblica italiana. Perché? Perché è composto, nella stragrande maggioranza dei casi, da parlamentari ex grillini – alla Camera e al Senato – che sono stati buttati fuori dal Beppe Grillo e da Luigi Di Maio, o che sono andati via dal Movimento 5 Stelle in dissenso con la linea politica di Beppe Grillo e Luigi Di Maio. Per quale motivo questi parlamentari dovrebbero tornare ad appoggiare Beppe Grillo e Luigi Di Maio non si capisce. Ma così la vedono il capo del traballante Governo, Conte, il PD e Beppe Grillo e Di Maio.
Ormai non commentiamo più la parabola dei grillini, che sono ormai l’espressione tragicomica della politica, personaggi dediti solo al mantenimento delle poltrone parlamentari: tristezza infinita. La sostanza politica di questa operazione parlamentare di stampo milazziano – la ricerca di parlamentari, costi quel che costi, pur di sopravvivere – sconta una contraddizione politico-linguistica: questi parlamentari ex grillini, se avevano qualche speranza di rientrare in Parlamento provando a creare qualcosa di diverso dal fallimentare Movimento 5 Stelle, ridotto ormai a una mezza corrente del PD, andando ad appoggiare il Governo Conte bis si candideranno, immancabilmente, alla scomparsa politica, con relativa mancata rielezione. Il paragone con l’esperienza di Governo di Silvio Milazzo è, per certi versi, calzante. Alla fine degli anni ’50 del secolo passato, il democristiano ‘ribelle’ Silvio Milazzo diede vita, in Sicilia, a un Governo regionale con forze politiche eterogenee. Non è questa la sede per raccontare il ‘milazzismo’. La parte di questa storia che ci preme ricordare è il finale: i deputati che gli avevano promesso il sostegno alla fine gli voltarono le spalle e il Governo Milazzo si concluse nel peggiore dei modi possibili.
Il problema dei voti si pone al Senato, dove per dare certezza al Governo servono non meno di una quindicina di senatori. Due li hanno già trovati. Sono due ex renziani, che si fanno chiamare ‘socialisti’. E, in effetti, considerato che oggi il PSE – il Partito Socialista Europeo – non è altro che uno ‘scendiletto’ politico del liberismo economico ‘europeista’, che due ‘socialisti’ vadano ad appoggiare il PD – ovvero il partito che in Italia rappresenta gli interessi del liberismo economico – ci sta. Tutto sommato, sono due espressioni delle finte sinistre del nostro tristo tempo politico. Riusciranno Conte, il PD e Beppe Grillo a tirate dalla propria parte dieci, dodici, quindici senatori ex grillini che dovrebbero tornare tali? Non lo sappiamo. Ma una cosa appare chiara sin da ora: il Governo che si andrebbe a formare con il sostegno dei senatori ex grillini, per l’occasione doppiamente ‘pentiti’ (cioè pentiti di essersi pentiti), sarebbe comunque fragile e finirebbe con l’indebolire il PD. Proviamo a illustrare il perché.
Sarebbe un Governo fragile perché finirebbe per essere alla mercé di una quindicina di senatori che acquisirebbero un potere contrattuale immenso. Governi del genere, di solito, non hanno lunga vita. Il legame che terrebbe insieme questo nuovo movimento di parlamentari finirebbe, per forza di cose, per legarsi al capo del Governo che utilizzerà i propri poteri per dare vita a un proprio soggetto politico con dentro l’esperienza del Movimento 5 Stelle e i nuovi arrivati. Vuoi o non vuoi, Conte farebbe concorrenza al PD che, di fatto, si troverebbe a tenere in piedi un nuovo soggetto politico che gli toglierà voti. In più, Italia Viva di Renzi, passando all’opposizione, avrebbe le mani libere per sviluppare un’azione di opposizione che andrebbe a togliere altri voti al PD. In tutto questo si dà per scontato che non venga fuori un soggetto politico di sinistra, che già c’è – Potere al Popolo – ma che fino ad ora è stato bloccato. Tutto questo in uno scenario di pandemia, con una crisi economica spaventosa. Un Governo Conte ter fatto così non serve all’Italia. Può servire a Conte e a Beppe Grillo, ma non ci sembra che servirà al PD. E di certo non servirà all’Italia.