Come abbiamo scritto ieri, il Governo nazionale sta facendo di tutto per mettere in difficoltà non solo il Governo regionale, ma 5 milioni di Siciliani. I tagli che Roma sta imponendo alla Sicilia sono irrazionali, specie dopo gli scippi operati tra il 2014 e il 2016 dal Governo nazionale di Matteo Renzi, con l’avallo del Governo regionale dell’epoca retto da Rosario Crocetta. Il taglio di 1,7 miliardi di euro circa in otto anni non è sostenibile per la Regione siciliana. Al massimo, potranno essere sostenuti i 400 milioni di euro in meno di quest’anno, facendo pagare il conto in parte alle categorie più deboli, in parte anche ai dipendenti pubblici. Ma il taglio di 80 milioni di euro per il prossimo anno non è sostenibile. La verità è che il PD e i grillini vogliono mettere in difficoltà la Regione siciliana governata dal centrodestra, ma lo stanno facendo sulla pelle dei cittadini siciliani!
Sotto questo profilo non possiamo non definire sbagliato il comunicato stampa diramato dai parlamentari regionali del Movimento 5 Stelle: “Arrivato da Roma l’ok all’accordo spalma-disavanzo in 10 anni, che mette una grossa toppa alla cattiva amministrazione regionale e ci salva, di fatto, dalla bancarotta sicura cui il governo Musumeci ci stava spingendo con la sua inerzia. Non è da sottovalutare, infatti, che la giunta regionale ci ha messo più di un anno per approvare la lista degli impegni chiesti da Roma per concedere la dilazione, rischiando di far saltare l’intesa”. Non non siamo difensori del Governo siciliano di nello Musumeci, ma come si fa a scrivere che la responsabilità di tutto quello che sta succedendo ai conti della Regione è del Governo Musumeci, che ha ereditato il ‘buco’ di un miliardo e 700 milioni di euro circa dal precedente Governo di centrosinistra di Rosario Crocetta?
Tra l’altro, nella passata legislatura – era il 2015 – anche i grillini, anche se con ritardo, nel 2015 hanno denunciato la cancellazione di crediti che la Regione vantava verso lo Stato e verso altri soggetti (come potete leggere qui)! Ora fanno finta di non sapere niente solo perché sono alleati del partito – il PD – che è politicamente responsabile degli incredibili sc ippi finanziari operati da Renzi & la sua band tra il 2014 e il 2016? Cari grillini, ve lo dobbiamo dire: continuando a comportarvi così non andrete lontano. La dichiarazione del capogruppo dei grillini all’Ars Giovanni Di Caro sfiora appena quello che succederà quest’anno e, soprattutto, nei prossimi anni. “L’auspicio – Di Caro – è che ora Musumeci e il suo staff cambino passo e comincino a lavorare sin da subito per concretizzare gli impegni assunti, alcuni dei quali sono veramente importanti per il futuro dell’isola. Ci riferiamo, solo per fare qualche esempio, al completamento delle procedure di liquidazione delle partecipate in via dismissione, alla riduzione dei centri di costo, alla riduzione delle spese per le locazioni passive, alla riduzione degli organici dirigenziali e all’adeguamento tempestivo a quanto deciderà la corte Costituzionale in materia di riduzione dei vitalizi”. Quello che succederà in Sicilia con questi tagli l’abbiamo scritto ieri e gli sta massacrando una Regione costretta a dire sì a questo accordo-capestro se ne assumerà la responsabilità!
Chi già comincia a dire la verità su quello che sta succedendo e su quello che succederà sono i parlamentari di Attiva Sicilia di Attiva Sicilia, Elena Pagana, Sergio Tancredi, Angela Foti, Valentina Palmeri e Matteo Mangiacavallo: “È imbarazzante che esultino i gruppi di opposizione, specialmente chi ha creato proprio quel disavanzo”. Il riferimento in questo caso è al PD. “Attiva Sicilia – leggiamo sempre nel comunicato – porterà la discussione in Aula e per questo ha già presentato una mozione e un ordine del giorno: chiediamo al governo regionale di inserire, nell’accordo finanziario con il Governo nazionale, il riconoscimento integrale del gettito dell’Iva, che costituisce per i siciliani un riscatto parziale per la mancata piena attuazione degli articoli 36, 37 e 38 dello Statuto Siciliano”. I cinque parlamentari di Attiva Sicilia lanciamo un allarme: “Siamo a metà del mese e occorre approvare in fretta l’esercizio provvisorio: è forte il rischio, infatti, che a molti siciliani non venga accreditato lo stipendio se l’Ars non si darà una mossa. Per questo ci aspettiamo un atteggiamento responsabile da parte di tutte le forze politiche”.
Si sveglia anche qualche organizzazione sindacale, ma non lo fa in una visione d’insieme, ma in una visione di parte, senza chiamare in causa chi, nel recente passato, ha massacrato le finanze regionali e senza disturbare i ‘manovratori’ di Roma. Sono i sindacalisti Giuseppe Badagliacca e Angelo Lo Curto del Siad-Csa-Cisal. “L’accordo tra la Regione siciliana e lo Stato sul ripiano decennale del disavanzo – scrivono – prevede tagli milionari in molti settori, ma la musica è sempre la stessa: a pagare il conto, come sempre, saranno i lavoratori. I tagli lineari decisi dal Governo Musumeci e adottati senza alcun confronto con i sindacati comporteranno una riduzione del 20% delle risorse destinate al salario accessorio del personale regionale, pari a 10 milioni di euro: non si capisce davvero come faranno a migliorare i servizi, visto che a breve non sarà possibile nemmeno garantire quelli essenziali. Quando il Governo Musumeci deciderà finalmente di affrontare in modo
serio il tema del rilancio di una Pubblica amministrazione regionale
ormai arrugginita, saremo ben felici di avanzare le nostre proposte. Una riforma che comprenda anche il riordino e la riclassificazione del personale non è più rinviabile e ci auguriamo che il neo assessore Marco Zambuto se ne renda conto al più presto”. Come possiamo leggere, non un accenno a chi ha provocato questi disastri finanziari. Dobbiamo dedurre che questi sindacalisti debbono essere giovanissimi, appena ventenni, perché evidentemente non sanno cosa hanno combinato il Governo Crocetta e il PD nel 2014 con il primo ‘Patto scellerato’ Stato-Regione e, soprattutto, nel 2015 e nel 2016 con la citata cancellazione dei crediti dal Bilancio regionale e con il secondo ‘Patto scellerato’.
Un po’ di ‘numeri’ su come lo Stato italiano tratta la Sicilia li mette in fila il professore Massimo Costa, che nella vita insegna Economia all’Università di Palermo. “E allora ricapitoliamo – scrive Costa -.La spesa pubblica pro capite in Sicilia è già tra le più basse in Italia, questo si deve mettere come premessa. L’economia siciliana è crollata nel 2020 per effetto dei provvedimenti conseguenti alla crisi del Covid-19, e con essa il gettito tributario di cui solo una parte viene girata dallo Stato alla Regione per provvedere a quasi tutti i servizi pubblici. Lo Stato negli anni passati ha strangolato la Regione, costringendola nel 2015 a rinunciare a tutti i crediti tributari che vantava presso lo Stato, e facendola precipitare in un disavanzo pauroso, da ripianare nei prossimi trent’anni”. Qui il professore Costa spiega con parole semplici quello che lo Stato italiano sta facendo pagare a 5 milioni di Siciliani: “Per capirlo meglio – scrive – noi in trent’anni non stiamo ‘restituendo un debito’, ma stiamo ‘restituendo un credito’ che avevamo, peraltro lo stiamo restituendo dopo averlo già regalato. Questo disavanzo è comunque una partita puramente contabile, non è un debito vero. Quando i residui attivi sono risultati inesigibili, l’amministrazione ha già fatto fronte in qualche modo a questo ammanco: o con nuovi debiti o con tagli. Quindi si tratta di una partita puramente contabile. Ripianare il ‘disavanzo’ significa solo realizzare spaventosi avanzi che vanno a finire alla Tesoreria unica, quindi in sostanza allo Stato, ma non ne beneficia nessuno. La crisi del mancato gettito dovuta al Covid (l’abbiamo già illustrato qui) ha visto la Sicilia come l’unica Regione che non ha ricevuto niente: meno di un quinto pro capite di quanto riconosciuto alla Provincia autonoma di Bolzano (30 milioni in tutto). In queste condizioni il bilancio la Regione non riesce più neanche a chiuderlo, se non a prezzo di sanguinosi tagli, a meno che lo Stato non consenta di spalmare per molti anni questo impagabile (e inconsistente nella sostanza) disavanzo, in modo da tenere la Sicilia sempre al guinzaglio. Lo Stato ‘c’è’ come dice Provenzano (si riferisce al Ministro per il Sud, Giuseppe Provenzano ndr), ma in cambio letteralmente ricatta la Regione: io ti faccio chiudere i bilanci, ma tu in cambio devi: Rinunciare di fatto a TUTTA la tua autonomia recependo la normativa statale sino alle virgole, molto più delle stesse Regioni a Statuto ordinario; fare tagli spregiudicati alla spesa pubblica, PER I PROSSIMI DIECI ANNI”.
“Quindi, in sostanza – precisa il professore Costa – lo Stato dà, come risposta alla crisi in Sicilia, soltanto maggiori tasse (le addizionali saranno sparate tutte al massimo) e maggiori tagli. Lo Stato italiano è la nostra Trojka. L’Italia vuole la MORTE della Sicilia. Non c’è altra interpretazione davanti a questi numeri. Musumeci sigla accordi peggiori di quelli siglati da Crocetta a suo tempo (incredibile vero?). E se la qualità della vita in Sicilia sarà pessima, se non ci saranno soldi né per la raccolta dei rifiuti, né per i trasporti pubblici, né per qualunque prospettiva di sviluppo, sappiamo qual è il nostro problema. Il problema è che la Sicilia è una colonia di sfruttamento dell’Italia. I Siciliani al potere sono i migliori collaborazionisti di questo sistema, sia che siedano a Palermo sia che siedano a Roma. Dei parlamentari eletti in Sicilia non ho grandi notizie. A questo punto anche un grande sciopero fiscale, se ben organizzato, credo sia legittimo secondo il diritto naturale, di fronte a questa palese apartheid alla quale siamo condannati. Se non mi credete, e se avete stomaco, leggete la tabella che trovate alla fine nell’articolo che trovate qui“.
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