di Diego Fusaro
Come ricorda Paolo Borgognone nel suo bel libro “Covid-19”, il virus del
Il vaiolo, peraltro, era decisamente più letale rispetto al Coronavirus: si calcola che, nel XVIII secolo, raggiunse una letalità del 30 % (contro quella dello 0,6 % del Coronavirus) e portò alla morte, sempre in quel secolo, di circa 400.000 europei. La civiltà umana, non di meno, non smise di progredire e, appunto, non si condannò all’isolamento domiciliare forzato. Perché questo oggi non sia possibile è un mistero solo per quanti non vogliano ragionare in chiave socio-politica. Del resto, per quel che ne sappiamo, è il primo caso storico di epidemia in cui si isolino i sani e li si trattino a tutti gli effetti come malati (per inciso, i protagonisti del Boccaccio scelgono di isolarsi fuori città senza alcuna costrizione). In ciò sta la chiave di volta della nuova razionalità politica del Leviatano terapeutico. È ovviamente giusto che chi è contagioso sia messo nelle condizioni di non trasmettere il virus ad altri, ma ciò non autorizza a) a trattare l’intera popolazione come se fosse contagiosa e b) a istituire un meccanismo di controllo sociale totale e repressivo.