- Sicilia: terapie intensive potenziate?
- Pandemia e comportamenti responsabili
- Contenere le infezioni per i più fragili
- Posti di terapia intensiva e sub-intensiva in Sicilia
- Agrigento senza reparto di malattie infettive
di Alessio Lattuca
Sicilia: terapie intensive potenziate?
È tempo di verificare se corrisponde al vero che in Sicilia sia stata potenziata la terapia intensiva e sub intensiva e se sia corretto il dato diffuso dal governo regionale sulla Rete ospedaliera in emergenza Covid, secondo il quale i nuovi posti letto sarebbero 1.070. E se davvero, sia stata realizzata la misura di rafforzamento, prevista dal decreto legge n. 34 del 19 Maggio, adottata dal Governo regionale per potenziare le terapie intensive e sub intensive e se al riguardo siano state osservate le disposizioni del Governo, che ha posto l’obiettivo per le Regioni di raggiungere un minimo di 14 posti letto nelle terapie intensive, per 100 mila abitanti, per fronteggiare l’emergenza Covid.
Pandemia e comportamenti responsabili
Bisogna porsi il quesito se la Sicilia abbia raggiunto l’obiettivo. Alla luce delle recenti polemiche delle notizie sfuggite dell’ispezione ministeriale sembrerebbe un’ipotesi remota. Da uno studio pubblicato da un quotidiano a tiratura nazionale emerge un numero inferiore a 10 e, pertanto, molto al di sotto del limite previsto dalle disposizioni governative, che prevedevano almeno altro 300 posti letto. Risulterebbe una novità significativa – soprattutto in tempo di pandemia nel quale l’incertezza alimenta la paura – che chi ha responsabilità politica si rendesse conto che non è tempo di comportamenti inattendibili, offrendo un cambio di passo e la dovuta chiarezza, mettendo a disposizione dei cittadini gli strumenti per verificare se il numero dichiarato – 1.070 complessivi dii nuovi posti letto dei quali duecento nelle terapie intensive (che passerebbero dai 529, previsti dalla rete ospedaliera varata dal decreto assessoriale 22/2019, ai 720 del nuovo provvedimento e altri 350 di terapia sub-intensiva) – sia un dato attendibile e certificabile.
Contenere le infezioni per i più fragili
C’è da chiedersi se il provvedimento adottato dal Governo regionale, in effetti, recepisce le norme varate a livello nazionale nella speranza che si trasformi in una concreta opportunità. Perché in tale eventualità i nuovi posti letto, oltre a svolgere la propria funzione in tempo di pandemia, possano essere una importante risorsa per la Sanità siciliana. Un percorso virtuoso – ove corrispondesse alla realtà – dato che la misura adottata punterebbe anche al potenziamento dei percorsi di contenimento delle infezioni ospedaliere per i soggetti più fragili. Risulterebbe, davvero, utile se i siciliani potessero disporre di uno strumento di trasparenza per verificare, o meglio, tracciare se e come siano state spese le complessive risorse, pari a 131 milioni di euro: 56 per le terapie intensive; 53 milioni per la sub-intensiva; 21 milioni destinati alla ristrutturazione dei Pronto soccorso, con la separazione dei percorsi assistenziali e le aree di permanenza.
Posti di terapia intensiva e sub-intensiva in Sicilia
Sarebbe interessante capire se è vero che i dati pubblicizzati, relativi ai posti letto in terapia intensiva per Agrigento passerebbero da 24 della rete ospedaliera a 38 (e 30 in sub-intensiva); se per Caltanissetta passerebbero da 22 a 36 (18 in sub-intensiva); se per Catania passerebbero da 144 a 171 (88 in sub-intensiva); se per Enna passerebbero da 12 a 28 (8 in sub-intensiva); se per Messina passerebbero da 70 a 106 (48 in sub-intensiva); se per Palermo passerebbero da 164 a 212 (96 in sub-intensiva); se per Ragusa passerebbero da 30 a 40 (22 in sub-intensiva); se per Siracusa passerebbero da 37 a 53 (16 in sub-intensiva); se per Trapani passerebbero da 26 a 36 (24 in sub-intensiva). Insomma, per accertare che tali dati siano veri, verificabili e certificabili.
Agrigento senza reparto di malattie infettive
È una realtà insopportabile quella di un Paese occidentale che registra uno standard di terapia intensiva e sub-intensiva fortemente deficitario rispetto ad altre realtà come la Germania, che ha nella propria disponibilità un numero di presidi medici superiore di ben quattro volte. Ma è oltremodo inammissibile che vi sia una Regione in uno stato di evidente arretratezza, che viene lasciata degradare. Tale situazione risultava incomprensibile a Febbraio dello scorso anno, ma diventa inaccettabile a distanza di otto mesi, un lungo lasso di tempo che avrebbe consentito a una classe dirigente competente e responsabile di correre ai ripari, per riservare la dovuta assistenza alle comunità e per evitare la perdita di numerose vite umane. A tale proposito occorre ricordare che la Città di Agrigento, il cui presidio ospedaliero serve un’area vasta composta da oltre 200 mila abitanti, non disponga di un reparto per le malattie infettive e, ad oggi, disponga di soli otto posti letto, di terapia intensiva. Un dato sconcertante ma esemplare, che certifica il ritardo di sviluppo in cui versa la Sicilia.
Foto tratta da Welfare Network
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