Storia & Controstoria

1861: Cialdini ordina alle milizie ungheresi il massacro di Montefalcone

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  • Cialdini e strage di Montefalcone in Irpinia
  • I filoborbonici massacrati dalle milizie ungheresi
  • Uomini e donne fatti a pezzi per le strade

Cialdini e strage di Montefalcone in Irpinia

Nel luglio 1861, alla Legione fu affidata la riconquista di Montefalcione in Irpinia, dove i filoborbonico andavano moltiplicandosi. Anche a Montemiletto, a poca distanza, il paese era in mano a chi inneggiava a Francesco II. Il governatore Nicola De Luca chiese rinforzi: le guardie nazionali erano poche, non riuscivano a controllare la situazione. In zona non c’erano truppe. Il comando militare di Napoli, dove si era già insediato il generale Cialdini, pensò allora di mobilitare gli ungheresi alloggiati nelle caserme di Nocera e Pagani, vicino a Salerno. Li comandava il colonnello Jhàsz. Ricevuto l’ordine, furono mobilitate tre compagnie di fanti e 120 ussari al comando del maggiore Girczy. Arrivarono a Montefalcione il 19 luglio 1861. Quando si avvicinarono al paese, le campane cominciarono a suonare. La triste fama della Legione era arrivata anche in Irpinia. La gente cominciò a fuggire. Ma qualcuno decise di resistere.

I filoborbonici massacrati dalle milizie ungheresi

Il combattimento alle porte del paese durò un’ora. Gli insorti filoborbonici divennero quasi 500, ma furono stretti tra due fuochi: gli ungheresi in arrivo e i liberali del paese. Ci volle poco alla Legione per prevalere e sfogare la sua rabbia. Due masserie, dove si erano rifugiati i filoborbonici, vennero incendiate. Per non morire asfissiati, gli assediati uscirono di corsa. Furono afferrati e fatti a pezzi. Morirono tutti. Contadini e pastori cercarono rifugio, qualcuno tentò una disperata difesa. Furono sopraffatti e, scrisse il giornale “Il Nazionale”, di loro “fu fatto orribile macello per le vie e le campagne”.

Uomini e donne fatti a pezzi per le strade

Subito dopo l’irruzione degli ungheresi, per le strade di Montefalcione erano visibili già una trentina di cadaveri. Chi veniva fermato veniva subito fucilato. E le cose peggiorarono con l’arrivo di altri reparti al comando del maggiore Renfeld. Il giornale liberale “La Bandiera italiana” fu impietoso: “La strage dei briganti ha espiato queste nostre dolorose perdite con immane ecatombe. Non si è dato quartiere a nessuno e bene sta. E’ ora di liberare i paesi da questi irochesi”.

Gigi Di Fiore, Controstoria dell’Unità d’Italia, Focus Storia Edizioni, pag. 237, 238.

Tratto da Regno delle Due Sicilie.eu

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