E’ semplicemente incredibile che l’Unione europea, in un momento storico difficilissimo, caratterizzato dalla pandemia di Covid-19, abbia deciso di appesantire i parametri che le banche stanno già applicando dall’1 Gennaio di quest’anno. Se questo meccanismo infernale non verrà fermato chiuderanno migliaia di aziende con uno spaventoso aumento della disoccupazione
di Alessio Lattuca
Presidente Confimpresa Euromed
I parametri decisi dall’UE in materia di default che le banche stanno applicando a partire dal 1° Gennaio 2021 aumentano le preoccupazioni dell’intero sistema economico. I criteri e le modalità dettate dall’UE – molto più stringenti rispetto a quelli finora adottati a livello nazionale – maturate in un lontana epoca per contrastare gli effetti della “bolla”, avranno un effetto devastante sull’economia già falcidiata da una gravissima crisi generata da una variabile esogena – la pandemia – e in quanto tale non prevedibile.
Confimpresa Euromed, già da qualche settimana, ha avviato un percorso di comunicazione sull’argomento, al fine di concorrere perché siano avviate opportune correzioni e per informare le imprese sui contenuti di questa novità operativa, nonché alcuni consigli utili per non avere brutte sorprese.
È evidente come le nuove disposizioni potrebbero peggiorare ulteriormente lo stato di salute delle imprese italiane, già colpite dagli effetti negativi della pandemia da Covid-19, determinando un ulteriore aggravio sulla ripresa economica.
Se le nuove regole UE in materia di classificazione dei debitori in default sono, sin da subito, apparse troppo restrittive, l’opinione da parte di tanti operatori è adesso generalizzata, in un periodo in cui l’economia è sotto fortissimo stress. Nello specifico, risulta insopportabile che siano attivate regole che amplificano il rischio default per le imprese. Essere cioè classificate, automaticamente e senza discrezionalità, quali clienti inadempienti dalle banche, diventerà infatti, molto più facile. Basterà superare per 90 giorni due soglie – ridotte, rispetto all’attuale disciplina – e cioè avere un arretrato da oltre 90 giorni, il cui importo risulti, allo stesso tempo, per privati e piccole medie imprese superiore ai 100 euro e superiore all’1% del totale delle esposizioni verso la banca; per le imprese, superiore ai 500 euro e superiore all’1% del totale delle esposizioni verso la banca.
L’impresa in default, anche con riferimento a un solo finanziamento, per una sorta di effetto domino, si vedrà passare in stato di default tutte le sue esposizioni nei confronti della banca. Al superamento delle due soglie, scatterà la segnalazione presso la Centrale Rischi della Banca d’Italia, l’imprenditore diventerà in automatico un cattivo pagatore con l’implicazione di tutte le conseguenze sulle future eventuali richieste di credito.
Si ricorda che le disposizioni attualmente vigenti (CIRI) che hanno l’obiettivo di favorire il rapporto delle imprese con le banche e gli altri intermediari prevedono l’automatica classificazione in default delle imprese che presentano arretrati di pagamento rilevanti per oltre 90 giorni consecutivi sulle esposizioni che esse hanno nei confronti della propria banca. Con le nuove regole UE si stabilisce che per le imprese, per “arretrato rilevante” deve intendersi un ammontare superiore a 500 euro (relativo a uno o più finanziamenti) che rappresenti più dell’1% del totale delle esposizioni dell’impresa verso la banca; per le persone fisiche e le piccole e medie imprese con esposizioni nei confronti della stessa banca di ammontare complessivamente inferiore a 1 milione di euro, l’importo dei 500 euro è ridotto a 100 euro.
La guida sottolinea che, diversamente dal passato, l’impresa non potrà più impiegare margini ancora disponibili su sue linee di credito per compensare gli inadempimenti in essere ed evitare la classificazione in default.
In base alla nuova disciplina UE, è evidente che avverrà l’effetto contagio. Le banche, infatti, dovrebbero censire le connessioni tra i propri clienti, in modo da identificare i casi in cui il default di una impresa possa ripercuotersi negativamente sulla capacità di rimborso di un altro debitore ad essa connesso, con la conseguenza che anche tale debitore possa essere considerato in default: la connessione tra diverse imprese può essere determinata da legami di controllo o di natura economica (ad es. società che fanno parte della stessa filiera).
Per il calcolo dei giorni di arretrato si parte dal giorno successivo alla data in cui gli importi dovuti per capitale, interessi e commissioni non siano stati corrisposti e abbiano superato le soglie di rilevanza previste dalla nuova disciplina. Se i pagamenti definiti nel contratto di credito originario sono stati sospesi e le scadenze sono state modificate, previo specifico accordo formalizzato con la banca, il computo dei giorni di arretrato segue il nuovo piano di rimborso.
Prosegue pertanto, lo sforzo di Confimpresa Euromed nel richiedere agli organi competenti la revisione – e, intanto il rinvio – delle regole immaginate in una fase precedente per contrastare una pericolosa situazione, regole che risultano inadeguate e insidiose per l’attuale emergenza economica.
La gravità degli effetti, che generano decisioni così intempestive, richiede urgenti interventi da parte di chi ha responsabilità politica. E’ evidente che il mantenimento dei nuovi parametri che, purtroppo, sono micidiali determineranno un peggioramento complessivo della situazione, già molto difficile a causa degli effetti economici della pandemia e una prevedibile mortalità aziendale con gravi ricadute sull’occupazione.
Alessio Lattuca
Presidente Confimpresa Euromed