A due giorni dalla riunione in seduta plenaria dei due rami del Parlamento degli Stati Uniti la situazione diventa sempre più infuocata. A contestare i brogli elettorali e le violazioni costituzionali non sono solo Trump e i suoi legali: ci sono oltre 150 parlamentari, che potrebbero aumentare nelle prossime ore. Lo scenario adesso si complica
E’ iniziata a Washington la settimana di fuoco. E’ noto che il 6 Gennaio riuniranno in seduta plenaria le due camere del Parlamento degli Stati Uniti d’America – la Camera dei Rappresentanti e il Senato – per certificare l’elezione del nuovo Presidente americano. La vicenda è complessa, perché nel Parlamento americano sono arrivati anche i voti di grandi elettori di sei Stati che contestano le elezioni presidenziali.
I Parlamenti dei sei Stati che contestano la presenza di brogli alle elezioni presidenziali e violazioni costituzionali hanno inviato in Parlamento i propri grandi elettori che hanno votato per Trump.
Se ne deduce che il Parlamento statunitense, che si riunirà in seduta plenaria il 6 Gennaio, dovrà decidere se accettare i grandi elettori venuti fuori dalle elezioni presidenziali: e in questo caso vincerebbe Biden; o se accettare i grandi elettori inviati dai Parlamenti dei sei Stati che non riconoscono l’esito delle elezioni presidenziali: e in questo secondo caso verrebbe rieletto Trump.
E’ chiaro che la situazione è complicata, molto complicata. Ci saranno contestazioni. E non poche, se è vero che i parlamentari che contesteranno l’elezione di Biden saranno oltre 150, numero che potrebbero anche aumentare nelle prossime ore.
Fino alla scorsa settimana, ad esempio, c’era un solo senatore pronto a contestare l’elezione di Biden. Ora i senatori che contestano l’elezione di Biden sono dodici!
Ora, fino a quando a parlare di brogli elettorali e di violazioni costituzionali erano Trump e i suoi legali, ebbene, il Parlamento americano avrebbe potuto effettuare una forzatura e certificare l’elezione di Biden. Ma con oltre 150 parlamentari di vari Stati che, come si racconta nel video di Roberto Mazzoni – un giornalista italiano che vive a New York – parlano espressamente di brogli elettorali, il Parlamento statunitense dovrà per forza di cose ascoltare le ragioni degli stessi parlamentari che contestano le elezioni.
Le elezioni del Presidente degli Stati Uniti sono la sintesi tra la volontà degli elettori di 50 Stati. Se qualche Stato contesta le elezioni – e in questo caso ci sono due ordini di contestazioni: brogli elettorali e violazioni costituzionali – non si può procedere se prima non viene fatta chiarezza.
Non solo. E’ probabile – anzi è sicuro – che verranno presentate risoluzioni. E che i parlamentari dei due rami del Parlamento americano siano chiamati a votare. Non a caso i 12 senatori repubblicani che contestano brogli elettorali e violazioni costituzionali hanno già presentato la richiesta d’istituzione di una commissione d’inchiesta che, a partire dal 6 Gennaio, in dieci giorni, dovrebbe indagare sulle anomalie registrate durante le elezioni.
Se si voterà sarà un problema per i parlamentari Democratici: perché il voto non sarà su Biden o Trump, ma sulla richiesta di fare luce sulle anomalie elettorali. Se i Democratici voteranno no, ebbene, significherebbe che…
QUI IL VIDEO DI ROBERTO MAZZONI
Foto tratta da NBC News