Lo fa notare Andrea Piraino, Presidente di Unità Siciliana – Le Api. Piraino ha ragione: vero è che Minardo proviene da Forza Italia, ma la sua nomina fatta dal ‘capo’ della Lega Matteo Salvini sa tanto di gestione berlusconiana – cioè padronale – della politica
La Lega ha un nuovo coordinatore in Sicilia: si tratta Nino Minardo, parlamentare nazionale eletto nel 2018 nelle file di Forza Italia e passato lo scorso anno con la Lega. Prende il posto del senatore Stefano Candiani, che è stato il commissario dei leghisti in Sicilia. La nomina di Nino Minardo è stata ufficializzata dal leader della Lega, Matteo Salvini. Su questo punto – la designazione da parte del ‘capo’ – ha qualcosa da dire Andrea Piraino, Presidente di Unità Siciliana – Le Api.
“Ho appreso dalla stampa – dice Piraino – che l’on. Nino Minardo è stato nominato da Salvini a guidare la Lega in Sicilia e ho visto che i giornalisti che hanno riportato l’evento hanno tenuto a sottolineare che con questa scelta veniva posto fine al mandato esercitato dal Senatore lombardo Candiani, cosa che sembra ponesse qualche imbarazzo. Detta così, potrebbe sembrare che l’autonomia dei siciliani che aderiscono alla Lega venga garantita, ma mi permetto di dare un consiglio non richiesto al neo segretario leghista: cerchi di convincere Salvini a fare funzionare la democrazia interna, tenendo un congresso regionale, e in quella sede si faccia eleggere, solo cosi potrebbe ottenere una qualche autonomia politica eventualmente difendibile”.
“Senza un mandato democratico degli iscritti – osserva ancora Piraino – Minardo potrebbe, invece, fare la fine del suo omologo calabrese il quale, essendo attualmente Presidente-reggente della Regione a causa della morte di Jole Santelli, nei giorni scorsi si è dovuto opportunamente distrarre per evitare di firmare, assieme a tutti i Presidenti delle Regioni meridionali, una lettera al Governo nella quale si chiede di porre fine al furto delle Regioni del Nord nei riguardi di quelle del Sud nella spesa sanitaria. Comprendo la posizione difficile del vicepresidente calabrese, ma, a mio avviso, se si vuole rappresentare veramente il Mezzogiorno, bisogna prendere posizione”.
“Probabilmente l’on Nino Minardo l’avrebbe firmata questa lettera anche a rischio di essere cacciato e per evitare questo gli consiglio una legittimazione democratica: potrebbe servire, almeno per difendersi. Capisco che parlare di democrazia nei partiti è divenuta una oscenità – conclude Piraino – ma non è una pratica difficile e lo dimostra quello che stiamo facendo noi di Unità Siciliana, dunque il mio suggerimento, anche se non richiesto, è sincero e guarda agli interessi della Sicilia”.