Il docente universitario di microbiologia, Andrea Crisanti, che ha risparmiato un sacco di guai al Veneto, si dichiara perplesso sulla riapertura degli impianti sciistici. Molto meglio tenerli chiusi e risarcire i titolati di queste attività economiche
difficile, se non impossibile, criticare Andrea Crisanti, il docente universitario di microbiologia che ha consentito al Veneto di ridurre i danni della pandemia di Coronavirus. Quando parla lo fa sempre a ragion veduta. E l’ha fatto anche in queste ore dai microfoni di Sky TG24.
Crisanti on si è smentito commentando la frenesia di riaprire gli impianti sciistici che si registra nel Nord Italia:
“Rimango senza parole quando sento parlare di sci con 600 morti al giorno: questo non è un Paese normale”, ha detto. E poi ha aggiunto:
“Ventimila contagi al giorno non ci possono far dire che siamo fuori dalla pandemia. C’è un calo, che però non è omogeneo tra tutte le regioni. La curva dei decessi è influenzata dall’andamento dell’epidemia di 3-4 settimane fa, quando c’era il picco di trasmissione”. Secondo Crisanti, “i dati non diminuiranno ancora prima di una decina di giorni”.
Chiusure e basta? No. “Penso che bisogna riconoscere che ci sono le persone che vivono di turismo – ha detto il docente universitario -. La cosa migliore è rimborsare queste persone, che non possono certo essere abbandonate. E’ normale che facciano pressioni, così come le hanno fatte gli industriali per non chiudere la Lombardia, così come i gestori delle discoteche. Bisogna neutralizzarla questa dinamica, bisogna rassicurarli che verranno rimborsati, che verranno ripagati del loro sacrificio”.