Questa settimana i legali di Trump dovrebbero cominciare piano piano a scoprire le ‘carte’ alle quali lavorano da quattro anni, cioè da quando lo stesso Trump si è insediato alla Casa Bianca. A quanto pare, i presunti brogli elettorali che dicono di aver scoperchiato andrebbero avanti dal 2012. I cinque ricorsi alla Corte Suprema (che potrebbero diventare sei). Sidney Pollow evoca il Kraken del Vecchio Testamento…
Oggi dedichiamo il nostro MATTINALE alle elezioni negli Stati Uniti d’America. Vi annunciamo che l’articolo che leggerete è corposo perché, in queste ore, il Presidente Donald Trump e i suoi legali stanno cominciando a scoprire le proprie carte. Da qui il panico tra Democratici americani che, erroneamente, erano convinti che Trump, davanti ai media di tutto il mondo che, con coro unanime, danno Biden come vincitore delle elezioni si sarebbe arreso.
Invece Trump non solo non si è arreso, ma ha iniziato la sua offensiva. I suoi legali, infatti, hanno già iniziato a muovere le prime pedine.
Ha iniziato l’avvocatessa Sidney Powell, già procuratrice generale, che qualche giorno fa ha lanciato il primo ‘siluro’:
“Vorrei avvertire qualsiasi Stato in questo momento che pensa di certificare questa elezione di ripensarla… molto seriamente, perché ciò che certificheranno è la propria frode e la propria complicità nell’attentato. Potrei persino creare una class action più tardi”.
E ha aggiunto:
“Stiamo per liberare il Kraken!”.
E qui dobbiamo andare a leggere un articolo che è stato pubblicato su Notizie Parlamento:
“Il Kraken – leggiamo – non è solo un mostro marino della mitologia nord europea che compariva all’improvviso per inghiottire navi ed uomini, così come è stato detto in lungo e largo, e così come si chiamava l’algoritmo di Dominion per truccare le elezioni in ogni parte del Mondo, ivi compresa l’America dall’anno 2012 in poi”.
Il giornale ci dà una notizia, arrivata dal gruppo di legali di Trump: il sistema Dominion, messo sotto accusa, opera in realtà dal 2012 e, con molta probabilità, è già stato utilizzato non soltanto negli Stati Uniti d’America, ma anche in altri Paesi del mondo. La notizia è importante, perché il sistema informatico Dominion, stando a quello che avrebbero appurato i legali di Trump, servirebbe per truccare i risultati delle elezioni. In pratica, sarebbe la fine della democrazia.
Tornando al Kraken, è interessante la precisazione su questo ‘mostro’:
“Questa accezione -leggiamo sempre su Notizie Parlamento – è solo quella banale della immediata vulgata sottesa alle becere élite degli ultimi 200 anni. Andando molto più indietro nei millenni, troviamo un’accezione biblica dell’Antico Testamento a cui chiaramente sottointende la Powell, l’avvocatessa pupilla del generale Flynn. Il Kraken è una terra che si trasforma in un mostro vendicativo per volere di Dio, allo scopo precipuo di prendere con la forza e ‘giustiziare’, mediante i suoi infiniti tentacoli, tutti gli esseri umani cattivi che hanno calpestato un suolo consegnato da Dio agli uomini. Il Kraken, quindi, è il più potente dei mostri, ancora più potente del Leviatano, cioè quel potente serpentoide con cui il filosofo Thomas Hobbes intitolò la sua importante opera discettando sull’assolutismo del potere politico e l’annesso dovere di ogni uomo di sottoporsi ad esso”.
E’ chiaro che si parla di una ‘punizione’ per chi ha commesso un peccato che negli Stati Uniti d’America è considerato gravissimo: avere violato la Costituzione!
“Biden – leggiamo ancora su Notizie Parlamento – non ha mai vinto in realtà ma solo nell’immaginazione Dem proiettata da tutti i Media, e al contrario di quanto si pensa in ragione delle informazioni false arrivate dalle fucine di TV, giornali e social media, non è nemmeno mai stato in vantaggio. La divisione dei 538 grandi elettori assegnati senza contestazione sono queste: 227 per Biden e 232 per Trump. Sui restanti 79 grandi elettori non si può dire nulla di definitivo e anche i conteggi propalati dagli uffici statali hanno una natura assai effimera, perché la situazione è legalmente aperta dal 4 Novembre, cioè da quando Trump ha annunciato il ricorso alla Corte Suprema denunciando i brogli. I contenziosi non sono in essere per errori o guasti dell’infrastruttura elettorale, come accadde nel contenzioso tra Gore e Bush in Florida 20 anni fa. Quindi non ha alcun senso soffermarsi sul conteggio o il riconteggio, attraverso cui la Associated Press proietta Biden vincitore. Le 5 cause in Corte Suprema hanno una colossale valenza penale e solo in una seconda battuta amministrativa. Esse si baseranno sulle prove che i Democratici, e tutti i loro sponsor abbiano effettivamente allestito un colossale imbroglio con l’interessamento di entità estere, è ciò potrà essere stabilito vero o falso che sia, non certo da un funzionario statale del Nevada, né da una Corte di Giustizia Statale né tantomeno dalla CNN o da Zuckerberg, ma unicamente dalla Corte Suprema degli Stati Uniti. Le chiacchiere ora stanno a zero! Se i i brogli non ci saranno mai stati per la Corte Suprema, avrà vinto Biden e Trump finirà nei guai, altrimenti sarà l’esatto contrario”.
I contenziosi sollevati davanti alla Corte Suprema riguardano cinque Stati: (Pennsylvania (dove sono in ballo 20 grandi elettori), Michigan (16 grandi elettori), Wisconsin (10 grandi elettori), Arizona (11 grandi elettori) Nevada (6 grandi elettori). Su questi ricorsi, ribadiamo, deciderà la Corte Suprema.
Ci potrebbe essere anche un sesto ricorso in Georgia, dove con il primo riconteggio manuale delle schede sono già emerse oggettive irregolarità: voti in più assegnati a Biden.
Basterà il sì della Corte Suprema ad uno solo di questi ricorsi per dare in via alle danze.
Qui Notizie Parlamento ci dà una notizia che in Italia non conoscevamo:
“Possiamo anche pensare per assurdo che i 6 ricorsi in Corte Suprema siano rigettabili dalla più Alta Corte, quindi verrebbe riconfermato l’esito della conta per ogni Stato, e la sommatoria designerà il risultato del vincitore come avviene normalmente, ma non siamo nemmeno in questa situazione di ipotetico favore Dem, poiché nessuno Stato ha ratificato gli esisti del conteggio dei voti, se è vero che i funzionari preposti sono nel panico totale! Si intuisce perciò che il vento soffia come una tempesta a favore di Trump, perché dei funzionari statali dovrebbero prendersi una responsabilità che li potrebbe chiamare in una causa penale come protagonisti di un attacco a tradimento della Costituzione americana, e in ragione della Legge scritta nel 2018 con un Ordine del presidente degli Stati Uniti”.
Tutto ruota attorno all’Ordine emanato dalla Presidenza degli Stati Uniti in tempi non sospetti, ovvero nel 2018. Cosa prevede questo documento? Che in caso di brogli allestiti da entità estere, il partito connivente e beneficiario verrà estromesso dalle istituzioni, e tutti i singoli partecipanti alla congiura elettorale, a qualsiasi titolo, saranno privati dei loro averi e perseguiti per i loro reati di attentato all’Ordinamento Democratico degli Stati Uniti d’America.
Oggi è il 23 Novembre e, al di là di quanto raccontano i giornali e le televisioni – in alcuni casi anche con toni sarcastici verso Trump – tutto è bloccato. Si dovrebbe arrivare così all’8 Dicembre, quando tutti gli Stati dovrebbero aver certificato i nomi dei grandi elettori.
Secondo Notizie Parlamento, l’8 Dicembre potrebbe non succedere nulla. Se non succederà nulla, la speaker della Camera, Nancy Pelosi, diventerebbe automaticamente il Presidente USA facente funzioni in attesa della designazione del nuovo Presidente.
Con molta probabilità, nei prossimi giorni cominceremo a sentir parlare del software Dominion, del ruolo del Canada, di una società spagnola, del ruolo esercitato da Francoforte. Potrebbe anche venire fuori il ruolo di Telekom Serbia, società che alla fine degli anni ’90 del secolo passato – quando guarda caso il Democratico Clinton era Presidente degli Stati Uniti – fu al centro di uno scandalo rimasto semi-nascosto.
Insomma, prepariamoci ai ‘botti’ di fine anno, che non saranno i giochi d’artificio che salutano l’arrivo dell’anno nuovo, ma qualcosa di più maestoso. Forse cominceremo a riflettere anche su Bill Gates e George Soros.
Sempre su Notizie Parlamento leggiamo una notizia che ci ha molto colpito:
“Il sito di informazione The Gateway Pundit riferisce già di una trentina di dipendenti della Dominion che avrebbero cancellato il loro profilo su Linkedin, mentre circa una decina di loro, ovviamente tenuti d’occhio da tempo a loro insaputa, avrebbe manifestato al Team di Trump la loro volontà di collaborare a difesa della Costituzione Americana”.
Sembra che Rudy Giuliani – che oggi è uno dei legali di Trump e che conosce molto bene il mondo della mafia americana sin dagli anni in cui collaborava con Giovanni Falcone – abbia raccolto notizie sulla mafia di Filadelfia: ma per saperne di più su questo argomento molto spinoso è bene aspettare notizie ufficiali.
E l’informazione? Qui viene smentita la tesi secondo la quale il Partito Repubblicano avrebbe abbandonato Trump. Nei giorni scorsi, infatti, i vertici di Google, Twitter e Facebook sono stati convocati al Senato presso la Commissione Giustizia. E hanno risposto alle domande dei Senatori repubblicani. E sono state domande stringenti. A quanto pare nessuno sapeva delle decine di arresti avvenuti in Texas in questi giorni.
Trump e i suoi legali hanno lavorato sotto traccia. Il Presidente non ha toccato i vertici della CIA. Ma due settimane fa circa a Francoforte sono stati sequestrati alcuni server informatici. Un’altra mossa di Trump e dei suoi legali riguarda le schede per il voto postale negli Stati chiave, cioè le schede stampate in Arizona e imbustate con indirizzo ricavato dalle e-mail arrivati agli Stati. Ebbene, scrive sempre Notizia Parlamento, queste schede sono state “marcate con ‘watermark’. La prova dei brogli è oggettiva perché se un presidente di seggio postale ha conteggiato in un plico il votante xyz perché sussiste la busta xyz con tanto di codice a barre, deve esserci una scheda votata marcata watermark xyz, ma se invece ci fossero schede postali per Biden senza una qualche sequenza watermark, allora significherebbe voti illegali conteggiati illecitamente”.
Che succederà nei prossimi giorni? Gli scenari sono tre.
Primo scenario. La Corte Suprema respinge i cinque o sei ricorsi presentati dai legali di Trump. In questo caso Biden sarebbe designato Presidente degli Stati Uniti d’America. E’ uno senario plausibile. Ma questo non fermerebbe in ogni caso la ‘macchina’ messa in moto dai legali di Trump. Le prove consegnate ai magistrati della Corte Suprema verrebbero comunque rese note. E verrebbero rese note anche le presunte manipolazioni elettorali andate in scena dal 2012 non soltanto in America (a quanto pare ci sarebbero voci riguardanti anche le elezioni primarie).
Secondo scenario. Biden decide di ammettere la sua sconfitta. Fa sapere che, in effetti, ci sono state irregolarità nel voto delle quali lui non era a conoscenza, chiede scusa e si ritira in buon ordine. Trump e i suoi legali ritirano i ricorsi e lo stesso Trump viene ovviamente riconfermato Presidente degli Stati Uniti d’America. Si eviterebbe il clamore e l’eventuale sistema dei brogli verrebbe smantellato. Questo – a nostro modesto avviso – è uno scenario improbabile.
Terzo scenario. La Corte Suprema accoglie uno o più ricorsi dei legali di Trump e si apre uno scontro politico e istituzionale senza precedenti. Si bloccherebbe tutto, a cominciare dalla designazione del nuovo Presidente e inizierebbero cause legali e inchieste federali. La parola passerebbe alla Giustizia e i risvolti potrebbero essere imprevedibili. Anche perché – lo ricordiamo – nel caso in cui venisse provata la violazione della Costituzione americana le pene sarebbero severissime.
P.s.
Ah, dimenticavamo: è probabile che, in queste ore, in attesa di indicazioni dai Dem americani e dal Deep State, i media che fino ad oggi hanno attaccato a testa bassa Trump comincino a raccontare che lo stesso Trump stia organizzando un colpo di Stato… Ovviamente saranno solo tentativi per provare condizionare la Corte Suprema degli Stati Uniti: tentativi che – altrettanto ovviamente – andranno a vuoto!
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