Da dieci anni la sanità calabrese è commissariata. Lo Stato avrebbe dovuto risolvere i problemi che la Regione Calabria non riusciva a risolvere. Invece i problemi sono peggiorati. E con il Governo Conte bis il commissariamento di è trasformato in una tragicomica risata
di Alessio Lattuca
Quando il virus cominciò a circolare e a colpire e si capì che il Sud veniva risparmiato, si invocò la speranza che continuasse a circolare con le stesse modalità, perché in caso contrario nel Mezzogiorno la sanità non avrebbe retto l’urto. Purtroppo la speranza non basta! La seconda ondata è arrivata con tutta la sua violenza ed ha colpito fortemente, insieme a Lombardia, Piemonte, proprio il Meridione e il virus si è incaricato di manifestare in modo crudele la realtà.
Sono emerse la fragilità e le responsabilità nella lunga gestione commissariale della sanità, che in Calabria lo Stato ha cercato di nascondere con un certo imbarazzo. Ma che ha evidenziato il perverso intreccio di responsabilità e incoscienza, che hanno a che fare con l’atavica e irrisolta questione meridionale. La pandemia è un formidabile acceleratore delle differenze e delle disparità ed ha messo in luce, ove fosse necessario, che dal lontano 1860 il tema di come colmare il divario delle due Italia è stato posto ma non risolto.
Il fatto che si sia reso necessario individuare, quale nuovo commissario in Calabria, il profilo straordinario di Gino Strada, la cui maggiore esperienza /competenza è stata quella di attore in un teatro di guerra qual è l’Afghanistan, dove la sanità era devastata o peggio inesistente, la dice lunga sullo stato della sanità in Calabria. È una grande chiamata in corresponsabilità o, peggio, di correità di tutta la politica nazionale e dei governi che nel tempo si sono avvicendati, in ben dieci anni di commissariamento.
Se poi il livello dei commissari è quello osservato recentemente, la questione risulta davvero paradossale. Si tratta di soggetti quantomeno, complicati, uno dei quali ha affermato pubblicamente e candidamente di non sapere quale fosse il suo obbligo per la redazione del Piano pandemico. Il successore avrebbe ben altre caratteristiche che per amor di patria conviene astenersi dal catalogare o dall’aggettivare.
Ma il “capo d’accusa” più grave a carico del generale è l’evidente gaffe sul piano Covid, di cui ha “scoperto” di essere responsabile solo rispondendo alle domande del giornalista, dimenticando per giunta di aver approvato il piano di riordino ma di non aver mai fatto nulla per farlo transitare dalla carta alla realtà.
Le date le ha confermate anche il ministero, da cui si apprende che il piano Covid-19 (art. 2 DL. 34/2020) per il potenziamento della rete ospedaliera di emergenza è stato adottato dalla struttura commissariale della Regione Calabria il 18 giugno scorso, integrato il 3 luglio, approvato dal Ministero della Salute il 16 luglio e successivamente inviato al commissario straordinario per l’Emergenza Covid-19, Domenico Arcuri. Il problema è che tutto è rimasto nel novero degli annunci.
Per tale ragione – ed è uno dei motivi per cui con il ministero era da tempo ai ferri corti – Cotticelli è stato già da tempo scavalcato dal commissario Arcuri, che il 19 ottobre scorso ha individuato Aziende sanitarie provinciali e Aziende ospedaliere come soggetti attuatori per il piano di riordino della rete ospedaliera in vista dell’emergenza Covid.
Traduzione: in sette giorni le strutture commissariali locali hanno dovuto trasmettere a Roma la pianificazione operativa degli interventi per adeguare le strutture alle linee guida dettate dal ministero della sanità e sono state individuate come responsabili non solo dell’effettiva realizzazione, ma anche dell’acquisto di attrezzature medicali e dei mezzi trasporto, previsti dal piano di riorganizzazione.
Si tratta dell’ultimo atto di forza che si è reso necessario per mettere ordine nel caos della sanità calabrese, sommersa di debiti, infiltrata dai clan e incapace di rispettare i livelli minimi essenziali. Un labirinto, reso ancor più complesso dai provvedimenti emessi in via d’urgenza nelle prime fasi della pandemia, che hanno individuato la Regione come soggetto attuatore per l’acquisto in urgenza di attrezzature, Dpi e ventilatori, come delle assunzioni per integrare i reparti sguarniti, con un tesoretto assegnato in deroga al piano di rientro cui la Calabria è da tempo sottoposta.
Bisogna interrogarsi sul perché la Stato continui a nominare commissari senza che le istituzioni locali si facciano adeguatamente sentire con proposte concrete portate avanti da un degno rappresentante. E sul perché di tante plateali rinunce che rappresentano un pericoloso aspetto della tragedia calabrese: la ricerca di eroi per mettere riparo alla tragica situazione della sanità!
Foto tratta da Qui Finanza