La vicenda Riscossione Sicilia sta suscitando un interessante dibattito. Dopo l’articolo di Siciliani Liberi è intervenuto l’UGL, per mezzo di Michela Bottino, Coordinatore Coordinamento Regionale UGL Riscossione. Oggi arriva la controreplica di Siciliani Liberi. a Scrivere, su delega del Movimento, è il professore Massimo Costa
di Massimo Costa
Rispondo su delega del Segretario politico di Siciliani Liberi, Ciro Lomonte, alla lettera pubblicata dal blog I Nuovi Vespri firmata da Michela Bottino del sindacato UGL, che contesta in modo veemente la presa di posizione del nostro Movimento sulla questione “Riscossione Sicilia”. La reazione è un po’ scomposta, ancorché del tutto comprensibile umanamente per la difficile situazione in cui si trovano i lavoratori della partecipata da troppo tempo, e si vuole rispondere in maniera pacata ma ferma, per riportare la questione nel suo giusto alveo.
“Siciliani Liberi” sa benissimo che la manovra in atto è voluta e pilotata dall’attuale governo “coloniale” della Sicilia che ha già compiuto atti preliminari in tal senso. Lo Stato sta commettendo oggi un atto incostituzionale, con la piena complicità della Regione. Oggi noi chiamiamo questa stessa Regione complice a difendere lo Statuto, non perché non sappiamo nulla di tutto ciò, o non sappiamo che l’attuale Governo è del tutto simile a quello che nella scorsa legislatura ha portato a cedere quote enormi di gettito tributario allo Stato senza contropartita, ma perché distinguiamo il politico Nello Musumeci, per il quale nutriamo pochissima stima e fiducia, dal Presidente della Regione, che è un’istituzione astratta; istituzione che non può venire meno ai suoi doveri costituzionali solo perché al momento incarnata da un politico espressione del più retrogrado centralismo.
L’appello al Presidente nasce da questo. Ma gli atti pregressi della Regione non rendono legittimo o costituzionale ciò che non lo è.
L’Autonomia finanziaria della Regione non si estrinseca solo al momento della Riscossione, che è l’ultima fase, ma certamente in quello dell’imposizione, ex art. 36 Statuto, e dell’accertamento, ex art. 37 Statuto. La sindacalista saprà benissimo qual è la nostra posizione in materia, e se per avventura non lo sapesse può utilmente consultare il nostro programma “minimo” (noi definiamo programma “minimo” l’attuazione dello Statuto – quello “massimo”, per ora, beh, lasciamo perdere): totale devoluzione di legislazione e gettito alla Regione su tutte le entrate pubbliche, escluse quelle erariali di cui al 2° comma dell’art. 36, totale devoluzione amministrativa delle relative funzioni di accertamento e riscossione.
La riscossione rimasta alla Regione, dopo tanti anni di continue sottrazioni di funzioni e poteri, è quindi solo l’ultimo brandello di qualcosa di molto più grande, al quale, almeno noi, non abbiamo mai rinunciato. Certo, la riscossione può essere tanto svolta in economia (come fa lo Stato oggi), quanto in house (come fa la Regione), quanto in appalto a privati (come si faceva in un passato non certo brillante). Ma la funzione, privata o pubblica che sia nella gestione, è sempre stata pubblica per natura, e nel nostro caso sempre regionale.
Addirittura il decreto del 1965, come abbiamo ricordato nel comunicato, disponeva che TRANSITORIAMENTE, ci si avvalesse degli uffici finanziari statali per l’accertamento, e questo perché il secondo comma dell’art. 37, sia pure riferendosi ad una fattispecie particolare (i redditi di società aventi sede fuori dall’Isola), implicitamente faceva riferimento ad una Regione che accerta e riscuote da sé, con proprie leggi, per mezzo di proprie imprese o di imprese autorizzate allo scopo, ogni tipo di tributo. È sempre stato così, ed è ancora diritto costituzionale vigente, almeno fino a prova contraria.
Se legge il nostro programma, ma – non c’è bisogno di tanto sforzo – basta che legga attentamente il nostro stesso comunicato di pochi giorni fa, si dice chiaramente (tutto in maiuscolo, per dare enfasi):
“ANZICHÉ REGIONALIZZARE L’AGENZIA DELLE ENTRATE, COME SAREBBE GIUSTO DA STATUTO, SI STATALIZZA L’AGENTE DELLA RISCOSSIONE! INAUDITO!”.
Adesso ci si rimprovera che non vogliamo l’Agenzia delle Entrate regionale?
Ma se c’è scritto persino nel nostro comunicato a caratteri cubitali? Per noi Riscossione Sicilia può essere benissimo assorbita dall’Agenzia delle Entrate, come è accaduto in Italia, ci mancherebbe, ma solo quando questa sarà regionalizzata; altrimenti sarà un altro passo indietro per la nostra autonomia finanziaria.
Non è vero che la riscossione (come a fortiori l’accertamento) non incide sui flussi. Quando persino la riscossione non passerà più da casa nostra e dovremo aspettare graziosi rigiri da Agenzia delle Entrate (ex Equitalia), il filo di risorse diventerà ancora più esile. La nostra antica saggezza ed esperienza ci dice che “cu’ sparti avi ‘a megghiu parti”…
Sappiamo bene del dissesto di Riscossione, del disagio dei dipendenti, e abbiamo espresso comprensione per la loro condizione. Ma ci sono due cose importantissime da sottolineare al riguardo.
La prima è che nessuna agenzia di riscossione può andare in rosso se le leggi, e la politica, non hanno fatto qualche malaffare per ridurli in queste condizioni. Abbiamo detto e ribadiamo che il vostro dissesto è PILOTATO, per poi scipparvi alla Regione e fare andare indietro i diritti e gli interessi di TUTTI i Siciliani, e non soltanto i vostri.
La seconda è che i diritti dei lavoratori, che per noi sono sacri, vanno risolti in quanto tali, senza sacrificare per questo i diritti della intera Regione. Voi siete stati usati, facendovi andare in malora. Ora vi prospettano una normalità, e comprendiamo che è sempre meglio di niente. Ma noi abbiamo il dovere di guardare oltre agli interessi di categoria. Se la vogliamo dire tutta, una volta regionalizzati, come recita lo Statuto, in quanto dipendenti regionali avreste COMUNQUE diritto a un trattamento non inferiore a quello dei dipendenti statali. E secondo me un’interpretazione estensiva di questo dettato statutario già varrebbe oggi. Poco importa se la Regione ha o non ha i soldi. La Costituzione, questa volta e non lo Statuto, IMPONE (imporrebbe?) allo Stato di dare alle Regioni e agli enti locali i fondi sufficienti a svolgere le funzioni loro attribuite, qualora queste non fossero traibili dall’ordinario gettito di cui queste dispongono.
Sì, lo Stato… Lo stesso Stato truffaldino che in passato (stime pre-Covid) ci toglieva almeno 10,5 miliardi l’anno di entrate, lo Stato coloniale…, ora si premura di dare alla Regione quanto serve per far funzionare l’agenzia di riscossione. Meglio stanziare uno strapuntino in manovra di bilancio e fagocitare tutto, e tanti saluti. La vostra stessa denuncia di non aver ricevuto quello che AdER ha ricevuto post-Covid dimostra tutta la falsità e l’odioso regime di apartheid che circonda la Sicilia e contro il quale ci battiamo. In un Paese normale, se i Siciliani fossero veramente cittadini italiani, questo non sarebbe mai successo.
Non ci sono quindi inesattezze nell’articolo, che peraltro riporta un comunicato del nostro Partito. E I Nuovi Vespri non ha alcun motivo di modificare una comunicazione che ha ricevuto e ha ritenuto di pubblicare.
Continueremo a comprendere l’orizzonte di breve termine di alcuni o molti lavoratori di Riscossione Sicilia, mentre noi abbiamo il dovere di guardare più lontano, a costo di sembrare impopolari. Quando si è con l’acqua alla gola, è difficile guardare molto in alto. Lo comprenderemo e non ci offenderemo per qualche uscita un po’ gridata come quella che abbiamo dovuto leggere.
Ma, detto questo, continueremo a batterci per quelli che sono i diritti generali della Sicilia, che sono anche i vostri e dei vostri figli! Avere un’autonomia finanziaria, legislativa ed esecutiva piena, come è pienamente nei nostri interessi. E regalare Riscossione Sicilia allo Stato perché la Regione è stata incapace di gestirla, non ci ridarà certo l’Agenzia delle Entrate regionale, che è e resta, in campo amministrativo-finanziario, l’obiettivo principale. Anzi, dal nostro punto di vista, con la cessione di Riscossione, questo obiettivo si allontana ancor di più.
Lo scandalo semmai è che un accordo provvisorio del 1947 duri ancora nel 2021. Caso unico in Europa e forse nel mondo intero.
Con immutata stima.
Prof. Massimo Costa
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