Stati generali del Movimento 5 Stelle/ Sul piano della logica politica – ammesso e non concesso che la politica italiana abbia ancora una logica – dopo lo strappo di Davide Casaleggio e il post su Facebook di Alessandro Di Battista la scissione del Movimento è ormai nelle cose. Forza Italia pronta a fare da ‘ruota di scorta’ a Conte e PD?
Movimento 5 Stelle: si va verso una scissione? In effetti, se proprio dobbiamo fare i cronisti politici, leggendo il post su Facebook di Alessandro Di Battista ed avendo registrato l’assenza di Davide Casaleggio dagli stati generali di ciò che resta del Movimento che doveva portare in Italia la rivoluzione, la domanda è: ma che ci stanno a fare ancora nel Movimento 5 Stelle Alessandro Di Battista, Davide Casaleggio e, soprattutto, i sostenitori dello stesso Di Battista?
C’è un passo del post di Di Battista che fa chiarezza sull’attuale momento politico:
“…si pubblichino i voti che ciascuno dei 30 delegati nazionali ha ottenuto. Perché è giusto conoscere il peso specifico delle idee di coloro che sono stati scelti e per smetterla una volta per tutte di definire ‘dissidenti’ coloro che, su molti aspetti, hanno il solo torto di non aver cambiato opinione”.
In questa frase ci sono tutte le contraddizioni del Movimento 5 Stelle che Di Battista sta facendo venire fuori: c’è la vera anima del Movimento 5 Stelle che non ne vuole sapere del Governo con il PD. Ma prima di arrivare alle possibili conclusioni politiche leggiamo il post di Di Battista:
“Da quando sono uscito – per mia scelta – dal Parlamento hanno, costantemente, provato a denigrarmi. Mi hanno diffamato, hanno screditato il mio lavoro abituati evidentemente a ex-parlamentari che si fanno piazzare nelle partecipate di Stato. Hanno provato a irridere le posizioni politiche che io e migliaia di altre persone abbiamo preso e l’hanno fatto coloro che l’unica posizione che conoscono è la genuflessione davanti ai loro padroni. Non ho fatto altro che fare proposte e denunce, ho parlato solo di temi, di identità. Ho fatto auto-critica, ho espresso le mie idee e ho lavorato, da attivista, a progetti che ritengo siano utili per affrontare il dramma occupazionale del post-covid”.
“Il 14 ottobre scorso abbiamo pubblicato un’agenda politica con linee e posizioni chiare. Un programma per i prossimi 10 anni che sappia farsi carico delle sofferenze degli ultimi e della sempre più fragile classe media prima che politici senza scrupoli e interessati solo ad effimere posizioni di potere cavalchino rabbia e paure provando a dividere la pubblica opinione con consuete guerre tra poveri. Credo nel Movimento, nei suoi valori, nella sua identità e sono convinto che prendere posizioni nette, dure, ribadire le nostre regole e rafforzare, con inflessibilità, la linea della ‘pulizia etica’ delle Istituzioni sia il solo modo per dare futuro al Movimento e al Paese”.
Negli ultimi mesi per le mie posizioni – evidentemente dissimili da quelle assunte da parte del “gruppo dirigente” – sono stato definito eretico, dissidente. Hanno scritto che le mie idee erano minoritarie, che mi trovavo all’angolo, non considerato. Leggo di fantomatici piani per isolarmi (tra l’altro mai smentiti) perché rappresenterei una minaccia. Ho solo chiesto il rispetto assoluto per quel 33% conquistato con l’impegno ed il sudore di migliaia di attivisti (anche del mio che feci campagna elettorale da non candidato) e un atteggiamento intransigente nei confronti dei soliti boiardi di Stato che sembrano intoccabili. Risultato? E’ stato detto, scritto e lasciato trapelare che fossi contro Conte, nostalgico di Salvini (proprio io che lo attaccavo – quasi in solitudine – quando era potente e prima che si dimostrasse un politico dozzinale qual è) e che volessi minare il governo. Tutto questo solo perché cercavo di rafforzare il Movimento difendendo i successi e ammettendo gli errori”.
“Non sono stato considerato quando (prima privatamente e poi pubblicamente) mi scagliai contro le nomine nelle grandi aziende di Stato di personaggi imputati per reati gravissimi. Mi venne solo garantito che in caso di condanna sarebbero stati rimossi. Ebbene Profumo sta ancora lì. Oggi mi viene chiesto a gran voce di entrare in un organo collegiale che non è stato ancora votato dagli iscritti. Perché? Perché forse le nostre idee non sono così minoritarie come qualcuno vorrebbe far credere”.
E qui arriviamo al citato passaggio:
“E allora si pubblichino i voti che ciascuno dei 30 delegati nazionali ha ottenuto. Perché è giusto conoscere il peso specifico delle idee di coloro che sono stati scelti e per smetterla una volta per tutte di definire “dissidenti” coloro che, su molti aspetti, hanno il solo torto di non aver cambiato opinione”.
E’ evidente che Di battista è stato il più votato: e se è così è altrettanto evidente che la base del Movimento 5 Stelle non ne vuole sapere del Governo con il PD.
A questo punto, sul piano della logica politica, la scissione è nelle cose. Se non ci sarà una scissione, ebbene, vorrà dire che Di battista ha perso altro tempo (e lo sta facendo perdere a tutti).
Se invece ci sarà la scissione, bisognerà capire quanti parlamentari (deputati e senatori) seguiranno Di Battista. Entrerebbe in crisi il Governo? Questo non si può dire perché c’è sempre la ‘ruota di scorta’ del capo del Governo Conte e del PD, rappresentata da Berlusconi e da quello che resta di Forza Italia. Ma questo è un altro argomento che affronteremo in un prossimo articolo.
P.s.
Da notare il silenzio di Beppe Grillo. E che dovrebbe dire dopo i danni che ha provocato imponendo l’inciucio tra il Movimento e il PD?
Foto tratta da Il Primato Nazionale
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