Il plebiscito dopo la conquista del Sud e della Sicilia ad opera dei piemontesi è stato un volgare colpo di Stato. A parte la gestione truffaldina e mafiosa dei seggi (in Sicilia erano i picciotti c ‘controllare’ le operazioni di voto), Cavour e casa Savoia dovevano a tutti costi bloccare i mazziniani che lavoravano per una ‘soluzione repubbicana’
“Bisognava indire un plebiscito, non foss’altro per giustificare l’invasione piemontese senza una previa dichiarazione di guerra. Come fece notare Cavour alla Camera dei Deputati il 2 novembre, e tanto Vittorio Emanuele quanto il Parlamento non potevano permettere che le province da poco emancipate rimanessero per molto tempo esposte alle incertezze di un governo provvisorio” (10).
A tenere in ansia il re ed il suo primo ministro erano soprattutto i movimenti mazziniani, accentrati nel Mezzogiorno con l’intento di proclamare la Repubblica del Sud.
Per fronteggiare l’astensionismo e condurre le agnostiche popolazioni delle campagne al voto, furono impartite dai governi provvisori, con metodo da regime totalitario, drastiche direttive. “Ricasoli, con una circolare ai prefetti, decretò la mobilitazione in massa dei fattori, che stanassero i contadini, con le buone o con le cattive, dalle loro case, e li conducessero indrappellati alle urne”.
10) Archivio di Stato di Caserta, (in seguito AS Ce), Prefettura – Gabinetto busta 193, fasc. 1845.
Giulio Di Lorenzo Note storiche documenta tedi Brigantaggio postunitario, fatti e personaggi del Morrone, Giuseppe Vozza Editore, pag. 16, 17.
Tratto da Regno delle Due Sicilie.eu
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