Il riconteggio delle schede è agli inizi e già – stando a quanto riportato da alcuni siti americani – ci sono novità, se è vero che Biden non è più il vincitore. Ciò significa che le accuse di brogli elettorali lanciate da Trump non sono campate in aria, come ha certificato il Ministero della Giustizia americano. Tutto piano piano sta tornando in discussione
Vediamo di illustrare le novità che arrivano dagli Stati Uniti d’America dove le elezioni per il nuovo presidente non sono concluse, se è vero che sono in corso i riconteggi delle schede. La situazione è magmatica e, come abbiamo scritto stamattina, non tutti i leader e capi di Stato dei mondo hanno ancora riconosciuti Joe Biden come nuovo presidente USA. E’ il segnale – preciso – che le accuse lanciate da Trump su possibili brogli elettorali non sono campate in aria. E che Paesi come Cina e Russia – per citarne solo due – hanno deciso di aspettare l’esito del riconteggio.
Le notizie che circolano in queste ore sono tante. Ufficiali e, come dire?, raccolte qua e là sui siti americani.
La notizia ufficiale la leggiamo sull’Adnronos:
“Il ministro della Giustizia degli Stati Uniti, William Barr, ha autorizzato tutti i procuratori federali del dipartimento ad avviare indagini sulle accuse di presunte frodi elettorali che sarebbero state commesse durante lo scrutinio dei voti del novembre. L’Attorney general ha spiegato che indagini di questo tipo possono essere sempre condotte quando ci sono ‘accuse chiare e apparentemente credibili’ di presunte irregolarità che ‘potrebbero potenzialmente incidere sul risultato'”.
Ne consegue, sul piano della logica dei fatti, che le accuse di brogli elettorali di Trump sono “chiare e apparentemente credibili”: accuse che “potrebbero potenzialmente incidere sul risultato”.
Non è proprio una cosa da niente: anzi! E che non si tratti una cosa da niente lo si desume dall’atteggiamento assunto dal procuratore responsabile dei reati elettorali al dipartimento di Giustizia americano che si è dimesso dopo il via libera alle indagini da parte di Barr.
“Richard Pilger – leggiamo sempre nell’articolo di Adnkronos – direttore del settore che si occupa dei reati elettorali nella sezione Integrità pubblica del dipartimento di Giustizia, in una mail ai colleghi ha spiegato che Barr ha così emesso ‘un’importante nuova linea politica che abroga 40 anni di politica di non interferenza sulle indagini per frodi elettorali nel periodo precedente alla certificazione del voto'”.
Posizione un po’ strana, quella assunta da questo signor Pilger: se il Ministro ha detto che ci potrebbero essere “accuse chiare e apparentemente credibili” di presunte irregolarità che “potrebbero potenzialmente incidere sul risultato” non si dovrebbe indagare?
La notizia che a noi sembra più interessante arriva invece dalla rete. Dove alcuni siti stanno cominciando a rivedere la ripartizione degli Stati: Stati che in un primo momento sono stati assegnati a Biden e che, alla luce del riconteggio delle schede, sono passati al “non chiamato” (in grigio), cioè non ancora assegnati.
Noi abbiamo consultato il sito Real Clear Politics e abbiamo appurato che alcuni Stati sono in grigio. Ciò significa che il riconteggio delle schede – che è appena iniziato – potrebbe rimettere tutto in discussione.
Sempre sulla rete abbiamo rintracciato le parole del Senatore Democratico Vernon Jones in Georgia (stiamo traducendo per grandi linee questo intervento: appena concluderemo lo aggiungeremo a questo articolo).
Non si escludono rivolgimenti.