Le parole chiave di queste elezioni americane sono “Riconteggio manuale delle schede”. Ieri i Democratici hanno lanciato la notizia che Biden sarebbe il nuovo presidente degli Stati Uniti d’America. Se Trump non verrà abbandonato dal suo partito e non verrà dichiarato matto e si riapriranno le urne per il riconteggio delle schede si apriranno scenari imprevedibili. Che i Democratici, con la fuga in avanti di ieri, stanno provando ad evitare
Oggi dedichiamo il nostro Mattinale alle elezioni americane. Con una premessa: noi non stiamo né con Trump, né con Biden. Non siamo mai stati innamorati di un Paese imperialista e colonialista come l’America. Però, da antiliberisti, non possiamo non notare che alcuni provvedimenti adottati dall’amministrazione Trump hanno assestato durissimi colpi al capitalismo liberista oggi dominante nel mondo. E questo è importante.
E’ anche per questo che abbiamo deciso di seguire le elezioni americane. Perché proviamo nausea per un Partito – il Partito Democratico americano – che ha sposato le tesi liberiste.
Abbiamo seguito lo spoglio di queste elezioni con attenzione. Non solo sui media italiani. E abbiamo notato che lo spoglio delle schede è stato contrassegnato da troppe anomalie. In questo articolo proveremo a illustrare quello che è successo e quello che a nostro avviso succederà.
LE ANOMALIE – E’ anomalo che, tre mesi prima e forse più, quasi tutti i media del mondo occidentale abbiano dato per vincente il democratico Joe Biden. Questi sondaggi non erano sondaggi, ma goffi tentativi di condizionare l’elettorato americano, per convincerlo a votare Biden. Operazione fallita, perché metà dell’America (e forse più di metà dell’America, come dimostrano i fatti che ora illustreremo) ha votato Trump.
La seconda, grande anomalia è l’elevato numero di elettori via posta. Mai nelle elezioni americane, era capitata una cosa del genere.
La terza, grande anomalia è che, in anticipo, i Democratici abbiano fatto sapere al mondo che la stragrande maggioranza dei voti via posta sarebbe stata per Biden. Perché questa anticipazione dello stravolgimento della legge dei grandi numeri? Come facevano a sapere che sarebbero stati voti per Biden?
UN IMBROGLIO VIA POSTA? – Stranamente, in tanti Stati Trump era nettamente in testa, ma grazie ai voti via posta, quasi sempre per una manciata di voti, ha vinto Biden! Tutto questo non è strano?
Nella ‘macchina’ messa in piedi in queste strane elezioni americane deve essere successo qualcosa di inaspettato, perché, a un certo punto, sono sparite 300 mila schede votate!
300 MILA SCHEDE VOTATE SPARITE – Le 300 mila schede sparite avrebbero potuto fare la differenza tra i due candidati? Sì. Ieri, quando tutti i media del mondo hanno lanciato la notizia che Biden è il nuovo presidente degli USA – notizia che ha solo una valenza mediatica, ma che non ha alcuna validità giuridica – abbiamo cercato sulla rete notizie su queste 300 mila schede votate scomparse.
Da quello che noi sappiamo non sono state ritrovate. Così ci siamo chiesti: si può dare per eletto un presidente con 300 mila schede sparite, 300 mila schede che avrebbero potuto fare la differenza? O le hanno trovate e non hanno detto nulla? Mistero.
Trump, da parte sua, ha annunciato, da Lunedì prossimo, una pioggia di ricorsi.
“Sappiamo tutti perché Joe Biden si stia affrettando a porsi falsamente come vincitore e perché i suoi alleati nei media stiano tanto cercando di aiutarlo: non vogliono che la verità venga rivelata” ha detto Trump.
Ancora Trump:
“Il fatto puro e semplice è che l’elezione è tutt’altro che finita. Joe Biden non è stato certificato vincitore in alcuno Stato, figurarsi quelli più contestati che vanno incontro a riconteggi obbligatori o Stati dove la nostra campagna ha inoltrato legittime e valide cause legali che potrebbero determinare la vittoria finale”.
I MORTI CHE VOTANO… – Trump fa riferimento a fatti accaduti, oggetto di denunce, che solo molto parzialmente (chissà perché…) hanno trovato spazio nei giornali e nelle televisioni. Da alcuni riscontri è venuto fuori che ci sono – non sarebbero: ci sono! – schede votate da ultracentenari e, in alcuni casi, addirittura schede votate da persone morte nel secolo scorso!
Ribadiamo: queste notizie non hanno trovato molta diffusione, ma sono agli atti di denunce già inoltrate. Nella contea di Mason, in Michigan – uno Stato dove Trump era in netto vantaggio e che poi, grazie ai voti postali, è stato assegnato a Biden – avrebbero votato signore con età che oscillerebbe tra 116 e 119 anni! Nella contea di Jackson, sempre in Michigan, si è scoperto che ha votato un signore di signore di 120 anni!
Il New York Post – che non è l’ultimo dei giornali americani – ha scritto che nelle schede elettorali inviate al consiglio di New York figurerebbero tanti elettori già morti da tempo. Ha fatto molto discutere il voto di una signora di 105 anni che, però, è morta otto anni fa!
Attenzione si tratta di casi venuti fuori per caso, perché in molti Stati al personale del Partito Repubblicano non è stato consentito l’accesso ai seggi.
Sul Giornale di Sicilia leggiamo la seguente nota dell’AGI – che riprende una dichiarazione di Trump – che riportiamo integralmente:
“In Pennsylvania – scrive Trump – per esempio, ai nostri scrutatori non è stato permesso un accesso significativo per osservare lo scrutinio. I voti legali decidono chi è il presidente, non i media. Il Popolo Americano ha il diritto a un’elezione onesta. Ciò significa contare tutti i voti validi e non contare tutti i voti non validi. Questo è l’unico modo per assicurare che l’opinione pubblica abbia piena fiducia nelle elezioni”.
“Rimane scioccante – prosegue Trump – che la campagna di Biden si rifiuti di concordare con questo principio base e voglia che i voti vengano contati anche se sono fraudolenti, contraffatti o inoltrati da elettori interdetti o morti. Solo un partito impegnato in illeciti manterrebbe illegalmente gli scrutatori fuori dalla sala degli scrutini e poi combattere in tribunale per bloccare l’accesso. Cosa sta quindi nascondendo Biden? – conclude Trump – non riposerò finché il popolo americano non avrà il conteggio onesto che loro e la democrazia meritano”.
IL RICIONTEGGIO MANUALE DELLE SCHEDE – Tutto si giocherà attorno al riconteggio delle schede. Si effettuerà? Se il Partito Repubblicano mollerà Trump, troveranno una scusa per non effettuare il riconteggio. Chi ha letto Il Contesto di Leonardo Sciascia sa che l’ispettore e il segretario del Partito Comunista, che avevano scoperto un complotto, vengono ammazzati e fatti passare per matti. Cosa vogliamo dire? Che potrebbero dire che Trump è matto per non effettuale il riconteggio manuale delle schede.
Ma questo potrà avvenire solo se i Repubblicani molleranno Trump. E questo non è improbabile, perché il Deep State ha deciso che deve vincere Biden. Ma se Trump non verrà dichiarato matto e avrà l’appoggio del suo partito ci sarà da divertirsi, perché il riconteggio manuale delle schede potrebbe sovvertire l’esito delle elezioni.
Lo sanno benissimo i Democratici che, infatti, ieri sono passati all’attacco con la notizia – che è solo mediatica – che Biden è il nuovo presidente USA. Ma le cose non stanno così. Proviamo adesso a illustrare cosa potrà succedere, partendo dal presupposto che Trump non verrà dichiarato matto e che verrà effettuato il riconteggio delle schede.
I 79 GIORNI – Cominciamo col dire che, tra l’Election Day e il giorno del giuramento del nuovo presidente degli Stati Uniti passano 79 giorni. In questo intorno di tempo sono due i giorni cruciali: l’8 Dicembre e il 14 Dicembre.
La data dell’8 Dicembre spiega perché la notizia diffusa ieri dell’elezione di Biden è, come già sottolineato, solo mediatica e non giuridica. In questo giorno ha luogo il Safe Harbor Day. Entro questa data, anche in presenza di ricorsi, tutti i voti debbono essere vidimati. Questo significa che un eventuale riconteggio delle schede deve essere effettuato entro l’8 Dicembre. In questa data gli Stati certificano il risultato delle elezioni e determinano i grandi elettori.
Sei giorni dopo – il 14 Dicembre – i grandi elettori dovranno esprimere il voto: è questo il giorno in cui verrà certificata l’elezione del nuovo Presidente degli Stati Uniti d’America.
Se Trump non verrà classificato come matto e ci saranno i ricorsi lo scenario si complicherà. Proviamo a riassumere cosa potrebbe succedere.
Le procedure del riconteggio delle schede sono lunghe e complesse. Poiché i ricorsi saranno tanti e in più Stati c’è la concreta possibilità che uno o più Stati non riescano a certificare il risultato ufficiale entro l’8 Dicembre. Che succederebbe a questo punto? Qui arriva il bello.
LA SENTENZA DELLA CORTE SUPREMA DEL 2000 – Entro l’8 Dicembre, comunque andranno le cose, ogni Stato dovrà nominare i propri grandi elettori. Ricordate cosa successe nel 2000, quando alle elezioni americane andò in scena il testa a testa tra Gore e Bush? Ebbene, c’è una sentenza della Corte suprema che fa tremare i Democratici che, non a caso, da ieri, cercano di mettere il mondo davanti al fatto compiuto, provando ad imporre mediaticamente l’elezione di Biden.
Sapete cosa dice questa sentenza, che l’attuale Corte suprema americana non avrebbe interesse a mettere in discussione? La sentenza dice che quando in uno Stato non si completa il riconteggio delle schede entro l’8 Dicembre, lo stesso Stato può decidere la nomina dei grandi elettori senza rispettare necessariamente l’esito dell’urna. E qui arriva la sorpresa: i parlamenti degli Stati più contesi – Stati dove via posta sono spuntati tanti voti per Biden determinando la sua vittoria – sono la Pennsylvania, l’Arizona, la Georgia, il Michigan, il Wisconsin dove c’è una maggioranza repubblicana.
Quando scriviamo che se il Partito Repubblicano non abbandonerà Trump e lo sosterrà fino in fondo ci riferiamo propri a questo punto: se Trump non verrà dichiarato matto potrebbe ribaltare il risultato.
Attenzione: potrebbe, perché il sistema elettorale americano è complesso e, spesso – com’è avvenuto con la sentenza della Corte suprema del 2000 – viene emendato dalla giurisprudenza. Sfruttando le tante interpretazioni i Democratici cercheranno in tutti i modi di non far applicare la sentenza della Corte suprema del 2000.
LO STALLO – Non è improbabile che l’8 Dicembre si arrivi a uno stallo. Intanto noi prevediamo polemiche al vetriolo. I Democratici faranno di tutto per evitare o per ritardare il riconteggio delle schede? Se lo faranno si sputtaneranno, ma potrebbe essere l’unico modo per non fare venire fuori quello che in minima parte si sa già: ultracentenari e morti che votano e altro ancora. Per non parlare delle 300 mila schede votate scomparse.
Come in una partita a scacchi, i Democratici cercheranno lo stallo. E poi proveranno ad imporre un metodo di elezione del presidente previsto nel caso di ‘pareggio’ dei due candidati: ovvero, il presidente eletto dalla Camera dei Rappresentanti, dove gli stessi Democratici hanno la maggioranza.
Su questo punto, l’ammettiamo, non siamo molto ferrati: perché in caso di ‘pareggio’ tra i due candidati la Camera dei Rappresentanti elegge il presidente e il Senato elegge il vice: e poiché al Senato c’è una maggioranza repubblicana ci sembra un po’ improbabile che l’America elegga un presidente Democratico e un vice presidente Repubblicano! Però, ad onor del vero, non sappiamo se, in questo caso, si applicherebbe tale metodo di elezione.
E’ molto più probabile che, come nel 2000, in presenza di uno stallo, a deciderà sia la Corte Suprema. Con molta probabilità, i Democratici, lanciando Biden come presidente eletto – notizia che non è affatto vera! – stanno cercando di condizionare la stessa Corte suprema. Ci riusciranno? Bisognerà capire se la democrazia americana si opporrà al Deep State. Secondo noi, né i Democratici, né il Deep State, né le probabili proteste di piazza (eventualmente organizzate dai Democratici) riusciranno a condizionare la Corte suprema.
Già, la piazza. Con molta probabilità, se Trump non verrà dichiarato matto e si avvierà il riconteggio delle schede, i Democratici potrebbero anche scatenare la piazza per cercare di opporsi a un riconteggio dal quale avrebbero tutto da perdere.
Per completezza d’informazione, concludiamo il nostro articolo ricordando che esiste anche il concession speech. Sarebbe il discorso in cui, a spoglio concluso, il candidato perdente ammette la propria sconfitta. Ma qualcosa ci dice che Trump non prenderà in considerazione tale ipotesi.
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