Che Padre Bartolomeo Sorge sia stato un grande personaggio non ci sono dubbi. Ma non sempre la grandezza degli uomini produce grandi frutti. Si può essere grandi in tutto, anche negli errori. Soprattutto in politica. E ascoltare o leggere le dichiarazioni di ex democristiani, o presunti tali, che celebrano Padre Sorge, ci sembra un po’ fuori luogo
Oggi dedichiamo il nostro Mattinale alla figura di Padre Bartolomeo Sorge, il gesuita che ha lasciato questa Terra ieri. Tre i motivi che ci hanno suggerito di ricordare la figura di questo particolare uomo d’azione, oltre che di Chiesa. In primo luogo per il ruolo svolto da questo personaggio nell’attacco alla Democrazia Cristiana e nella scomparsa di questo partito nei primi anni ’90 del secolo passato. In secondo luogo perché noi siamo stati testimoni di quegli anni. Il terzo motivo è legato al secondo: proprio perché siamo stati testimoni di quegli anni, non riusciamo a capire i toni encomiastici nei commenti di alcuni personaggi che dicono – o forse pensano – di essere stati parte dell’esperienza politica della DC.
Qualcuno, ieri, ha messo in relazione gli anni della nascita del Movimento Città per l’uomo (o Una Città per l’Uomo con la sigla CxU) con la presenza, a Palermo, di Padre Sorge. La relazione tra Città per l’Uomo e questo particolare gesuita è giusta è sbagliata allo stesso tempo. E’ giusta perché l’idea politica centrale di questo Movimento – la presa di distanza dalla DC – verrà portata avanti con determinazione, dal 1985 in poi, da un gruppo di cattolici impegnati in politica del quale Padre Sorge era una delle figure centrali; sbagliata perché la genesi dal Movimento Città per l’Uomo risale alla fine degli anni ’70, quando Padre Sorge non era ancora arrivato in Sicilia.
La data, o meglio il fatto storico che dà il via alla nascita del Movimento Una Città per l’Uomo è l’omicidio del presidente della Regione siciliana, Piersanti Mattarella, avvenuto il 6 gennaio del 1980. Mettiamola così: dopo questo efferato delitto il mondo cattolico non solo di Palermo, ma siciliano si dividerà: c’è chi rimarrà a condurre la battaglia politica dentro la DC (in alcuni casi pagandone le conseguenze, anche in modo pesante, negli anni successivi); e c’è chi, invece, prenderà la scorciatoia per dare vita a un nuovo soggetto politico.
Il Movimento Una Città per l’Uomo nasce ufficialmente nel Marzo del 1980, tre mesi dopo l’uccisione di Piersanti Mattarella, nel corso di una riunione che si tiene a Palermo presso Palazzo Bonocore, che si trova proprio di fronte Palazzo delle Aquile, la sede del Comune di Palermo (in quegli anni Palazzo Bonocore era anche la sede del movimento Università per l’Uomo e lì si tenevano le riunioni della redazione di Universitas, un periodico nel quale chi scrive ha scritto i suoi primi articoli).
I fondatori del Movimento Una Città per l’Uomo sono stati i gesuiti Padre Ennio Pintacuda e padre Francesco Paolo Rizzo, Nino Alongi, Giorgio Gabrielli, Pino Toro e un gruppo di giovani tra i quali ricordiamo Aurelio Scavone.
Che c’entra Padre Sorge con la nascita del Movimento Una città per l’Uomo? Questo non lo sappiamo perché, allora, non avevamo ancora vent’anni. Ma la nostra sensazione, che abbiamo maturato qualche anno dopo, quando chi scrive collaborava già in pianta stabile al supplemento economico del quotidiano L’Ora di Palermo, è che i protagonisti erano già in contatto con Padre Sorge, che arriverà a Palermo qualche anno dopo per dirigere l’Istituto di formazione politica ‘Padre Arrupe’ di Palermo.
L’oggetto di questo articolo è Padre Sorge. E’ stato positivo il ruolo svolto da questo gesuita a Palermo e, in generale, nella politica italiana? Ieri abbiamo letto tante dichiarazioni celebrative e di encomio nei confronti di questo personaggio. Anche da parte di chi dice, o forse pensa, di aver fatto parte della tradizione democristiana.
Questo denota la confusione del tempo in cui viviamo, perché ascoltare o leggere le dichiarazioni di ex democristiani, o presunti tali, che celebrano Padre Sorge è veramente incredibile. Perché se c’è stato un personaggio che ha lavorato con costanza per indebolire, se non per mettere fuori gioco la DC, ebbene, questo è stato proprio Padre Sorge.
Attenzione: in quegli anni c’era già in Italia un sentimento diffuso di antipolitica. Che è stato cavalcato anche da una parte del mondo cattolico. E’ inutile che ci giriamo attorno: molti cattolici, in quegli anni, non ‘digerivano’ il papato di Giovanni Paolo II, che veniva considerato lontano dalla Chiesa del Concilio Vaticano II. Avevano ragione? Avevano torto? Noi non abbiamo queste competenze per entrare in tale ambito.
Ma ricordiamo perfettamente il piglio, a tratti anche fondamentalista, con il quale certi cattolici impegnati nel sociale, semplificando e, a tratti, anche pasticciando tra teologia, evangelizzazione e politica, portavano avanti una guerra senza quartiere alla DC e, a partire dal 1987 in poi, anche contro il Partito Socialista Italiano.
C’è anche un parallellismo tutto interno al dibattito politico di quegli anni: la nascita contestuale della Lega di Bossi nel Nord Italia e l’attacco alla DC, che inizia a Palermo nel 1985, quando emergono due personaggi: Leoluca Orlando, che diventa sindaco di Palermo, e Sergio Mattarella – fratello di Piersanti Mattarella – che diventa commissario della DC di Palermo.
E’ anche corretto aggiungere che, già in quegli anni, spiccano le figure intellettuali del Cardinale Carlo Maria Martini, Arcivescovo di Milano, e, per l’appunto, di Padre Sorge a Palermo entrambi gesuiti.
Insomma, per dirla in breve, la Lega nel Nord Italia e la Rete di Leoluca Orlando, Movimento politico che si materializzerà a Palermo nei primi anni ’90 (che aveva già alle spalle la sindacatura di Orlando a Palermo che va dal 1985 al 1990), procedono di pari passo. Con un denominatore comune: la lotta a quella che allora veniva chiamata la “partitocrazia”.
Sarebbe interessante capire, alla luce di quanto avvenuto nel 1992 e dopo il 1992, se, dietro questi sconvolgimenti che hanno minato la Democrazia in Italia, c’erano forze esterne alla stessa Italia.
Un fatto è certo: dopo il 1992, con Tangentopoli, scompaiono la DC e il PSI. E in Italia comincia un declino che non si è mai arrestato.
“Esattamente 27 anni fa con il Trattato di Maastricht – scrive sulla propria pagina Facebook il giovane economista Luca Pinasco – entravamo nell’Unione Europea. Un’Italia fortemente indebolita dalla stagione dei processi politici uscì pesantemente sconfitta dalle trattative europee, e si tuffò ad occhi bendati dentro il pantano, per noi tossico, del modello mercantilista del Nord Europa: rigore sul bilancio pubblico, cambio forte e sostituzione di domanda interna con domanda estera”.
“Il fine dichiarato dei parametri di Maastricht – prosegue Pinasco – era quello di far ‘convergere’ i debiti dei Paesi europei, e noi siamo stati gli unici ingenui a rispettarli con grande rigore. Siamo stati l’unico Paese europeo a registrare avanzi primari anno dopo anno e siamo stati quelli che hanno privatizzato di più. Con quale prevedibile risultato? Il debito ha continuato a crescere più di prima, invece la produzione industriale è crollata e il PIL è cresciuto molto meno della media europea, il lavoro a tempo indeterminato è diventato un lontano ricordo e il nostro Paese è passato dalla testa alla coda tra le potenze mondiali, perdendo tanto la grande quanto la piccola industria”.
“Maastricht è diventato il vessillo della peggior classe dirigente della storia della Repubblica. Per 27 anni il mantra di politica economica è stato tagli-tagli-tagli, una gara tra scemi a chi tagliava di più. Oggi abbiamo meno posti letto ospedalieri per ogni 100.000 abitanti della Grecia e dobbiamo indebitarci per rimediare a quei tagli. La realtà dei fatti è che gli obiettivi di Maastricht nulla avevano a che fare con la riduzione del debito, hanno invece costruito un’Unione Europea perfettamente cucita attorno al modello tedesco ed hanno messo una camicia di forza all’Italia, maggiore potenza manifatturiera nonché principale competitor economico della Germania”.
I democristiani e i socialisti avrebbero consentito tutto questo? Secondo noi, no.
Invece gli eredi del Pci, gli eredi della DC finiti nella Margherita e poi nel PD, Forza Italia e Alleanza nazionale lo hanno consentito.
La ‘mitica’ stagione di fine anni ’80 non ha portato molta fortuna all’Italia. Anzi.
Foto tratta da la Repubblica Palermo