La pandemia, l’attuale Governo regionale in confusione, la crisi irreversibile di PD e Movimento 5 Stelle stanno creando le condizioni politiche per una svolta autonomista, sicilianista e, perché no?, anche indipendentista. Con le idee di Siciliani Liberi e di altri Movimenti e con i cinque deputati regionali di Attiva Sicilia si può costruire l’alternativa alla vecchia politica siciliana
Per carità, la pandemia c’è, ma in Sicilia, dalle parti del Governo regionale di Nello Musumeci, c’è anche un po’ di confusione. Noi seguiamo con difficoltà la politica siciliana (ci sono parlamentari regionali che si cimentano addirittura con il Recovery Fund: ma lo sanno che questi fondi, se la pandemia non provocherà altri ritardi, arriveranno tra la fine del prossimo anno e i primi mesi del 2022? siamo basiti!) e seguiamo con altrettanta difficoltà le peripezia del presidente Musumeci, che un giorno vuole le proroghe all’ultimo DPCM del capo del governo nazionale, Giuseppe Conte, provvedimento considerato da lui troppo restrittivo, e l’indomani vuole chiudere tutto come in Germania!
Vallo a capire, il presidente Musumeci, che pensa addirittura di ricandidarsi.
Le cronache di oggi registrano un comunicato del Movimento Siciliani Liberi:
“Considerando che concordiamo sulla opportunità di scegliere la prudenza e di valutare l’opportunità di prendere le decisioni di riapertura sulla base dei rilievi epidemiologici – leggiamo nel comunicato degli Indipendentisti siciliani – c’è da chiedersi perché solo un paio di giorni fa Musumeci chiedeva deroghe a Conte? Perché Musumeci, dopo avere riscoperto le prerogative statutarie della Regione siciliana, non provvede ad attuare dei provvedimenti volti ad affrontare adesso la crisi economica ormai diffusa nel tessuto economico siciliano? Risultano depositate all’Ars le proposte di legge per la moneta fiscale a firma di Calderone (FI) e quella di Attiva Sicilia sul progetto Tarì, progetti entrambi ispirati dal Movimento Politico Siciliani Liberi. Perché non trovare gli strumenti legislativi per prepararsi all’eventuale Helicopter Money come proposto sempre dai Siciliani Liberi durante il lockdown di Marzo? Non sarebbe opportuno preparare eventuali soluzioni emergenziali in ambito economico sin da subito sfruttando le prerogative offerte dallo Statuto?”.
E a proposito di Attiva Sicilia segnaliamo un’iniziativa di questo grippo parlamentari di cinque deputati dell’Assemblea regionale siciliana che hanno lasciato il Movimento 5 Stelle per dare vita a un nuovo soggetto politico d’ispirazione autonomista. Sul quotidiano La Sicilia leggiamo un articolo che affronta i temi dell’Autonomia siciliana:
“Non è più sopportabile – sostengono Angela Foti, Matteo Mangiacavallo, Elena Pagana, Valentina Palmeri e Sergio Tancredi, deputati di Attiva Sicilia all’Assemblea regionale siciliana – la menzogna che dipinge la Sicilia come una macchina mangia soldi dello Stato. Semmai è vero il contrario. Per anni siamo stati additati come coloro i quali prendevano a mani basse senza mai riuscire ad assicurare condizioni di vita simili a quelle del nord. Una bufala che ha visto complicità radicate per prime proprio in Sicilia, dove la carta dello Statuto è stata spesso giocata al ribasso e senza mai intaccare la sudditanza che di fatto ci ha sempre legato allo Stato. Complici di chi, per convenienza, della nostra autonomia se n’è sempre fregato, basti pensare, per esempio, alla questione della continuità territoriale, alle infrastrutture, ai trasporti. Oggi la Sicilia non può più permettersi questo trattamento. E’ il momento di voltare pagina”.
Queste parole ci riempiono di speranza: considerato che, da quando siamo in rete, il rilancio dell’Autonomia siciliana e, perché no?, anche dell’Indipendentismo siciliano che trae ispirazione da Antonio Canepa, Attilio Castrogiovanni e Concetto Gallo – per citare solo tre grandi figure dell’epopea separatista siciliana – sono stati i nostri cavalli di battaglia: leggere che ci sono cinque deputati di Sala d’Ercole che affrontano questi temi è importante.
“Perdere ogni anno oltre 7 miliardi di euro – continuano i deputati di Attiva Sicilia – significa non potersi consentire una programmazione che guardi al futuro della nostra terra, al pieno utilizzo delle nostre risorse naturali e professionali. Il fenomeno dei giovani che lasciano l’Isola per costruirsi un futuro da altre parti è la conseguenza di tutto ciò. Se non siamo nella condizione di immaginare una Sicilia più moderna e al passo con i tempi, dalla formazione universitaria all’ingresso nel mondo del lavoro, possiamo solo alzare bandiera bianca. E non è questo che vogliamo”.
E ancora:
“La Sicilia che vogliamo è quella che resta Isola senza essere isolata, che possa dialogare con il resto del Paese e con l’Europa a pari condizioni con le Regioni del Centro-Nord e che superi il paradosso che per arrivare da una parte all’altra della regione necessiti di una programmazione temporale pari ad un viaggio continentale. Vogliamo una Sicilia che, in termini di modernità nel campo dell’istruzione, sia capace di offrire adeguate opportunità. Così da interrompere questa catena di viaggi della speranza verso il Nord. E non usiamo a caso questa espressione prima soltanto riferita alle questioni sanitarie. Se per sopravvivere devi andare via il senso equivale. Vogliamo che la Sicilia produttiva e quella delle start up possano essere sempre più competitive e che abbiano un impatto più significativo nell’economia nazionale e sull’occupazione siciliana. E per fare tutto ciò non vogliamo più presentarci a Roma con il cappello in mano a raccogliere le briciole, ma pretendiamo che siano riconosciuti sino in fondo i nostri diritti. Niente altro che questo, diritti che sono stati calpestati anche grazie all’insipienza della classe politica siciliana. Oggi, in un momento di grande incertezza sociale ed economica che attraversa tutto il Paese, è irrimandabile la questione della piena applicazione dello Statuto Siciliano. In ballo c’è il nostro presente e il futuro dei nostri figli. Dobbiamo decidere, prima di tutto in Sicilia, se continuare a essere sudditi o cominciare a essere popolo”.
Sono parole che sottoscriviamo. Detto questo, oltre che organizzare dirette on line con intellettuali e giornalisti, i parlamentari di Attiva Sicilia farebbero bene ad organizzarsi sul territorio, provando a coinvolgere, nel limiti del possibile, tutte le anime sparse dell’autonomismo, del sicilianismo e dell’indipendentismo.
Il dialogo va aperto con tutti, eventualmente facendo a meno delle forme di ‘solipsismo’ sicilianista, là dove i personaggi contattati dovessero cominciare a dire “questo sì e questo no”. Cinque parlamentari regionali che affrontano i temi della liberazione della Sicilia con il piglio che leggiamo nel comunicato, con davanti due anni di tempo (le elezioni regionali siciliane saranno nel Novembre del 2022), hanno la possibilità catalizzare tutti i soggetti autonomisti, sicilianisti e indipendentisti per presentare un candidato alla presidenza della Regione con una squadra di assessori – possibilmente giovani – e vincere le elezioni, liberando la Sicilia dall’attuale gerontocrazia che oggi governa la nostra Isola.
Come abbiamo provato a raccontare ieri, chi presenterà nello scenario politico qualcosa di nuovo e di credibile si prenderà la Regione siciliana e il Comune di Palermo e, piano piano, tutto il resto. Oltre il 50% dei siciliani non va più a votare perché nauseato dalla politica. La vera scommessa sta nel motivare questi elettori e riportarli alle urne.
Foto tratta da Viva Sicilia
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