A Trento ordinanza a prova di impugnativa. Musumeci anticipi il ddl con un’ordinanza, sennò è una presa in giro/ MATTINALE 480

28 ottobre 2020

A Trento hanno messo nel conto anche l’impugnativa del Governo nazionale: e hanno trovato il modo per aggirarla. In Sicilia, come abbiamo raccontato ieri sera, il presidente della Regione Nello Musumeci ha scelto la via del disegno di legge: che è corretta, ma che va anticipata con un’ordinanza immediatamente operativa. L’ordinanza del presidente della Provincia autonoma di Trento 

Mentre ci si interroga sulla nuova “Potenza di fuoco” messa in campo dal Governo Conte bis (ma chi ci crede dopo i ripetuti flop dei mesi scorsi?), mentre la Ue, dopo sei mesi di ‘annacamento’, sull’onda delle proteste di piazza, annuncia l’erogazione dei primi 10 miliardi del fondo SURE per la Cassa integrazione (ma chi ci crede?), in Trentino Alto Adige – dove le cose le fanno seriamente – hanno già trovato la ‘medicina’ nel caso in cui il Governo nazionale dovesse impugnare l’ordinanza che, andando in deroga all’ultimo DPCM del capo del Governo Conte, prevede la chiusura di bar alle 20,00 e dei ristoranti alle 22,00.

Questo è un punto importante: in Trentino hanno optato per uno strumento che entra in vigore subito: l’ordinanza. Mentre ieri sera il presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, ha annunciato un disegno di legge. Noi siamo certi che, stamattina, Musumeci anticiperà i contenuti del disegno di legge in un’ordinanza, altrimenti l’annuncio di ieri sulla Sicilia che si accinge a fare quello che si sta facendo in Trentino sarà solo uno spot.

Giusto, insomma, che Musumeci coinvolga il Parlamento siciliano con un disegno di legge: ma siccome c’è l’urgenza, è altrettanto giusto che i contenuti del disegno di legge vengano anticipati da un’ordinanza immediatamente operativa.

Esaminiamo adesso l’ordinanza del presidente della Provincia autonoma di Trento:

“L’ordinanza emanata dal presidente della Provincia, Maurizio Fugatti – si legge in un articolo pubblicato da l’Adige.it – recepisce il DPCM del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, ma se ne discosta in alcuni punti allentando la «stretta». Ed è per questo a forte rischio di essere «impugnata» dal Governo, con conseguente contenzioso sul conflitto di competenze. Roma potrebbe impugnare l’ordinanza Fugatti già oggi, ma a piazza Dante (che dovrebbe essere il luogo della città dove ha sede la Provincia autonoma di Trento ndr) sanno bene che per un parere di merito occorrono al minimo una ventina di giorni, che permetterebbero alla Provincia di Trento di arrivare oltre la metà di Novembre con le regole «autonome»”.

Il giornale trentino illustra come stanno le cose e pubblica integralmente l’ordinanza del presidente Fugatti (che travate alla fine di questo articolo):

“I MOTIVI – Per Fugatti, l’ordinanza è fondata sulla diversa situazione del contagio in Trentino. «La nostra situazione sanitaria ed epidemiologica attuale ci consente la deroga» è la frase chiave. Secondo la Provincia di Trento, cioè, il decreto nazionale va «adattato» alla situazione del Trentino. Cosa che non è permessa alle altre Regioni a Statuto ordinario”.

“LE DIFFERENZE – Orari di bar, pasticcerie e ristoranti. Il decreto nazionale impone l’obbligo di chiusura e il divieto di somministrazione di bevande dalle ore 18. L’ordinanza di Fugatti invece prevede che i bar e pasticcerie possano essere aperti dalle ore 5 alle ore 20. I ristoranti, dalle ore 5 alle ore 22”.

Il Trentino si discosta anche da altri punti dell’ultimo DPCM di Conte. Leggiamo ancora su l’Adige.it:

“Negozi e centri commerciali. Il DPCM nazionale non prevede limitazioni al commercio. L’ordinanza Fugatti invece prevede la chiusura totale degli esercizi commerciali la domenica (sia piccoli negozi che centri commerciali). Unica deroga: farmacie, parafarmacie, rivendite di giornali e tabaccherie”.

E ancora:

“DAD (DIDATTICA A DISTANZA). Il DPCM Conte prevede che le scuole superiori attuino da subito la didattica a distanza per un minimo del 75% delle ore di lezione. Per Fugatti questo non è giustificato in Trentino, dove finché si potrà vi saranno lezioni «in presenza». Commento di Fugatti: «Perché la didattica a distanza è sempre una piccola grande sconfitta»”.

E ancora:

“SCUOLE MUSICALI. Non avendo sospeso l’attività dell’istruzione, l’ordinanza Fugatti ha una curiosa ricaduta: possono rimanere attive le scuole musicali «che siano iscritte al Registro delle scuole della Provincia di Trento»”.

Non mancano le convergenze:

“IMPIANTI DI SCI. Il DPCM nazionale delega alle Regioni la creazione di protocolli di sicurezza che permettano l’attività. Fugatti ha annunciato di aver in corso contatti con le Regioni vicine (Veneto e Lombardia) e con l’Alto Adige per pervenire a un protocollo unico per lo sci. Perché «il comparto economico è troppo importante per la nostra economia»”.

Sui musei “la Provincia di Trento non modifica la disciplina delle attività museali, che possono continuare con norme di sicurezza e distanziamento”.

La parte finale dell’articolo ci riserva una nuova sorpresa: apprendiamo, infatti, che l’altra “la vicina Provincia di Bolzano ha «salvato» l’apertura dei teatri e cinema.

Su questo punto, invece, “la Provincia di Trento non ha previsto alcuna norma ad hoc. Quindi – nonostante la «situazione sanitaria ed epidemiologica favorevole» – teatri e cinema restano chiusi. «Noi non modifichiamo nulla» il commento di Fugatti in conferenza stampa”.

Come possiamo notare, in Trentino le due Province autonome si comportano come dei piccoli Stati e sono pronti a fronteggiare l’eventuale impugnativa dello Stato. perché la Sicilia non dovrebbe fare la stessa cosa?

Alla fine, è quello che si chiedono i cinque deputati regionali di Attiva Sicilia Valentina Palmeri, Angela Foti, Matteo Mangiacavallo, Sergio Tancredi e Elena Pagana.

“Facciamo valere lo Statuto Autonomo, in Sicilia cinema e teatri restino aperti. E la ristorazione si estenda almeno alle ore 23,00”.

I cinque parlamentari hanno presentato una mozione nella quale chiedono al presidente della Regione siciliana, nello Musumeci, di applicare l’articolo 17 dello Statuto, nel rispetto delle norme anti-COVID.

Ma se i cinque deputati di Attiva Sicilia difendono lo Statuto e la Sicilia, i parlamentari regionali del Movimento 5 Stelle continuano ad appiattirsi sul PD, del quale ormai sono una ‘costola.

Il bla bla bla dei parlamentari regionali grillini – quelli che dovevano fare la rivoluzione in Sicilia . si concentra in un comunicato dai toni tragicomici:

“I drammatici dati che arrivano ogni giorno dagli ospedali siciliani – si legge nel comunicato dei grillini dell’Ars – dicono una cosa sola: la situazione sta sfuggendo di mano a questo governo, che si dimostra sempre meno all’altezza della situazione, e Musumeci che fa? Se ne esce con colpi di teatro buoni solo a gettare fumo negli occhi dei siciliani, che ancora oggi, a mesi di distanza, non hanno visto un solo euro della cosiddetta Finanziaria di guerra, costruita però coi soldi del Monopoli”.

Così parla il capogruppo dei grillini dell’Ars Giorgio Pasqua, dimenticando che le manifestazioni di piazza in tutta Italia dimostrano, semmai, che la situazione è sfuggita di mano al Governo nazionale.

“Tutti – dice Pasqua – siamo con i ristoratori e con le categorie più penalizzate, ma non è certo il ddl la strada per aiutarli. Se voleva veramente dare loro una mano doveva scegliere altri mezzi immediatamente operativi ed assumersene tutte le responsabilità, non certo un ddl che, bene che vada, potrà cominciare a produrre effetti solo tra una quindicina di giorni”.

Questo è vero: il presidente Musumeci non deve presentare un disegno di legge, ma un’ordinanza, proprio come hanno fatto in Trentino.

“Il ddl – continua Pasqua – è solo una mossa populistica per cercare di scaricare su altri colpe che sono soprattutto sue e del suo Governo, che non si è mosso per tempo quando l’emergenza era altrove e quando c’era tempo per incrementare i posti di letto di terapie intensive e sub intensiva che in gran parte sono rimasti solo sulla carta”.

Se è per questo è così in tutta l’Italia: nell’Italia governata anche dal Movimento 5 Stelle.

Insomma, a parte il giusto rilievo sul disegno di legge – che siamo certi che il Governo Musumeci, stamattina, trasformerà in un’ordinanza – il comunicato stampa dei grillini è uguale, in tutto e per tutto, alla posizione politica del PD.

Perché i grillini siciliani non si fondono con il PD? A chi aspettano? Ormai sono praticamente la stessa cosa…

QUI PER ESTESO L’ARTICOLO DE l’Adige.it CON IL TESTO INTEGRALE DELL’ORDINANZA DEL PRESIDENTE DELLA PROVINCIA DI TRENTO MAURIZIO FUGATTI

AGGIORNAMENTO 1

Dichiarazione del parlamentare regionale Danilo Lo Giudice

DEROGA AL DPCM CONTE; LO GIUDICE: “ERRATO PENSARE AD UN DISEGNO DI LEGGE, MUSUMECI AGISCA CON ORDINANZA”

Nella seduta di ieri presso l’Assemblea Regionale Siciliana, il Presidente Musumeci ha annunciato che il Governo Regionale è pronto a depositare un disegno di legge al fine di derogare ad alcune disposizioni contenute nell’ultimo DPCM del Governo Conte, in merito ad orari e al settore turistico e dei beni culturali.

Pur non conoscendo a tutt’oggi il contenuto del ddl, non posso non esprimere assoluta perplessità rispetto alla modalità scelta dal governo regionale, per venire incontro alle esigenze di bar, ristoranti, palestre, musei, teatri, ecc.

Se davvero il Presidente Musumeci vuole dare una risposta immediata, lo faccia tramite ordinanza regionale avvalendosi delle prerogative del nostro statuto che gli consentono di poter intervenire in tal senso, come per altro già fatto in altre province autonome.

Allo stesso tempo presenti in aula il disegno di legge e sarò io il primo a sostenerlo e approvarlo, ma non possiamo lasciare allo sbando i nostri imprenditori per altri 15 giorni, continuando a prendere in giro i siciliani.

Un disegno di legge, seppur trattato con urgenza, prima di essere approvato e pubblicato in Gazzetta Ufficiale, necessità di non meno di 15/20 giorni per entrare in vigore, l’ordinanza avrebbe effetto immediato ed è l’unica risposta concreta plausibile.

I siciliani ci chiedono senso di responsabilità e rapidità di azione, il tempo dei “faremo” è finito.
 

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