Il Trentino – Regione autonoma come la Sicilia – sta ignorando il DPCM di Conte nella parte che riguarda chiusure: lì i bar chiudono alle 20,00 e i ristoranti alle 22,00. Ma i rappresentanti della Fiepet-Confesercenti sono al corrente di questo? Perché non chiedono al presidente Musumeci di fare quello che stanno facendo in Trentino?
“Alle 18 siamo costretti a chiudere, ma avere un futuro è un nostro diritto”.
Non piace al mondo delle imprese che operano nel mondo della ristorazione il nuovo DPCM del capo del Governo, Giuseppe Conte. da qui il messaggio del manifesto che centinaia di bar, ristoranti, pub e altre imprese della somministrazione che aderiscono alla Fiepet, la Federazione dei pubblici esercizi di Confesercenti, affiggeranno in Sicilia da oggi alle 18.00 sulle proprie vetrine per protestare contro le restrizioni volute dal Governo nazionale. Un’iniziativa assunta in tutte le più grandi città Italiane per sottolineare lo stato di crisi del settore.
“Il provvedimento, di fatto – dice il presidente di Fiepet Sicilia Benny Bonaffinisi – mette in stato di lockdown la somministrazione. Chiudere alle 18,00 significa rendere impossibile o quasi il proseguimento dell’attività per molti locali che aprono solo la sera. Bisogna intervenire subito o le imprese non resisteranno. Abbiamo applicato tutti i protocolli di sicurezza e oggi il nostro comparto e le attività del tempo libero sono gli unici ad essere danneggiati dal provvedimento. Senza provvedimenti immediati rischiamo di non arrivare neppure a Natale”.
“Proprio in queste ore – aggiunge il presidente di Confesercenti Sicilia Vittorio Messina – l’interlocuzione tra il Governo e le associazioni datoriali prosegue per avere garanzie certe su questo nuovo periodo di fermo. Condanniamo fortemente gli episodi di violenza che si sono verificati negli ultimi giorni e rispetteremo le direttive, ma non possiamo sottacere che lo stato di sofferenza è altissimo e a fronte di un obbligo di chiusura immediato, non ci sono certezze sui sostegni economici che il Governo intende mettere in campo per le imprese”.
La preoccupazione all’interno della categoria è altissima:
“Servono ristori adeguati, soluzioni per gli affitti e per il credito, meno burocrazia. E, soprattutto, è necessario che i sostegni del ‘Decreto Ristori’ arrivino fin da subito. Purtroppo – dice sempre Bonaffini – molte aziende attendono ancora l’erogazione della Cassa integrazione da Luglio in poi per i loro dipendenti. Bar, ristoranti e pub sono già ai limiti dopo un anno disastroso, lo stop decretato dal DPCM rischia di far saltare migliaia di attività e di posti di lavoro”.
Il comparto della ristorazione conta in Sicilia 130 mila persone tra sottoscrittori del contratto turismo e gli artigiani (gelaterie, gastronomie, focaccerie).
“Assoturismo Sicilia – precisa il coordinatore Salvo Basile – continuerà a stare al fianco in maniera fattiva ai propri associati di tutta la filiera turistica che ad oggi rimane quella più gravemente provata”.
Ci chiediamo e chiediamo: i protagonisti del mondo della ristorazione della Sicilia lo sanno che in Trentino – Regione autonoma come la Sicilia – le istituzioni regionali e le Province autonome hanno deciso che i bar chiuderanno alle 20,00 e i ristoranti alle 22,00? Al di là di una giusta interlocuzione con la politica nazionale, perché Confesercenti Sicilia non chiede al presidente della Regione siciliana, nello Musumeci, di far valere l’Autonomia della nostra Isola, così come il trentino sta facendo valere la propria autonomia?
I protagonisti del mondo della ristorazione della Sicilia lamentano il mancato pagamento della Cassa integrazione da Luglio: ma lo sanno che la Regione siciliana, se vuole, può mettere in campo un sacco di soldi riprogrammando i fondi europei e nazionali?
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