A Napoli vince la piazza: il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, adesso chiede al Governo nazionale i soldi per sostenere chi non è a reddito fisso. A Roma la destra cerca di strumentalizzare la protesta. Manifestazione anche a Palermo. In Sicilia la Regione ha a disposizione una barca di soldi per sostenere i titolari di bar, ristoranti, pub i titolari di partite IVA e gli artisti: deve solo riprogrammare i fondi dei grandi appalti
Napoli ha fatto scuola. Chiudere le attività economiche senza aiutare i commercianti e, in generale, chi non ha un reddito fisso e non sa come tirare avanti è sbagliato. L’errore commesso dal Governo nazionale e dalle Regioni si sta rivelando un boomerang per lo stesso Governo nazionale e per le stesse Regioni. Dopo la protesta di Napoli, in tanti sono scesi in piazza a Roma e a Palermo. E siamo solo all’inizio.
Non sfugge il paradosso del Governo nazionale e delle Regioni: hanno adottato i provvedimenti per ridurre gli assembramenti e hanno ottenuto l’effetto contrario.
Lo ha capito benissimo il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, che, dopo le proteste di piazza a Napoli, ha fatto precipitosamente marcia indietro: a parole dice che non cambia linea, ma invita il Governo nazionale più inutile della storia della Repubblica italiana – il Governo Conte bis – a cacciare fuori i soldi per sostenere chi si troverà in difficoltà con le chiusure.
Sul quotidiano di Napoli Il Mattino De Luca dichiara:
“Spettacolo indegno. Ma il Governo dia sostegno alle famiglie”.
Il quotidiano di Roma, Il Messaggero, riporta una dichiarazione di De Luca diversa da quella riportata da Il Mattino:
“Campania: no al lockdown. De Luca: impossibile senza i ristori dal Governo”.
Insomma, De Luca è in grandissima difficoltà. Mostra sempre i muscoli ma, da salernitano, non sembra conoscere bene Napoli e i napoletani. Questi ultimi, ieri – dopo gli scontri di venerdì sera – sono scesi di nuovo in piazza. E annunciano una nuova manifestazione nel quartiere Vomero. Insomma a Napoli, se il Governo nazionale non ‘caccia’ subito i soldi per ristorare i cittadini, De Luca non potrà chiudere nulla.
Noi pensavamo che De Luca fosse bravo. Ci siamo sbagliati. Ieri abbiamo ritracciato sulla rete molte testimonianze. A quanto pare, da almeno una settimana gli operatori economici di Napoli chiedono sostegno a De Luca, rieletto qualche settimana fa presidente della Regione dopo una campagna elettorale a quanto pare molto ‘allegra’.
Sono un po’ meno ‘allegri’ i tanti cittadini napoletani che non hanno un reddito fisso: tantissime persone che non hanno alcuna intenzione di morire di fame aspettando gli eventuali “600 euro”. Con questo popolo messo di traverso De Luca e la sua Giunta regionale non hanno dove andare.
La manifestazione di Venerdì sera, la manifestazione di ieri e quella annunciata al Vomero sono solo i primi segnali di un malessere che rischia di allargarsi.
E le destre e i camorristi? Sui camorristi riferiremo in un altro articolo. Quanto alle destre estreme, le ‘letture’ sono due.
La prima è legata alla effettiva presenza di personaggi legati a questi movimenti che credono a queste forme di protesta.
La seconda ‘lettura’ – che a nostro avviso è la più importante – è già molto nota in Italia, perché sperimentata dal potere negli anni della cosiddetta ‘Strategia della tensione’: usare i movimenti dell’estrema destra per appannare l’immagine di chi protesta, facendoli passare per estremisti. Insomma, il solito squallore del potere italiano.
Manifestazione anche a Roma. Dove di scena è andata la presenza di Forza Nuova. E’ un tentativo, da parte di questa forza politica, di strumentalizzare il malcontento che cresce anche a Roma, dove – come si legge ne Il Messaggero – i problemi per tanti operatori economici sono reali.
Manifestazione, ieri sera, anche a Palermo. Appuntamento in via Isidoro la Lumia – zona della movida – e corteo verso Piazza Indipendenza, davanti Palazzo d’Orleans, la sede del Governo regionale siciliano. Una protesta pacata ma ferma contro le restrizioni disposte dal presidente della Regione, Nello Musumeci. In piazza i titolari di bar, pub, ristoranti e – ce lo auguriamo – gli artisti della città. E anche i titolari delle partire IVA.
A questi cittadini – che non vivono a reddito fisso e che verranno penalizzati dalle chiusure – abbiamo già illustrato come stanno le cose: il Governo regionale di Musumeci ha a disposizione un sacco di soldi per sostenerli: deve solo riprogrammare la montagna di denaro pubblico molto ‘cara’ alla politica siciliana: ovvero le centinaia e centinaio di milioni di euro dei grandi appalti: a cominciare dalle centinaia di milioni di euro (tra 800 e 900 milioni di euro secondo un nostro calcolo sommario) degli appalti ferroviari di Palermo e Catania.
Non vi fate infinocchiare dai politici da quattro soldi che vi diranno che questi soldi non sono riprogrammabili: la scorsa Primavera la stessa Unione europea – che da quando è scoppiata la pandemia all’Italia non ha dato un euro, a parte le chiacchiere sul Recovery Fund che fino a oggi stanno a zero (questi soldi, se arriveranno, arriveranno tra la fine del prossimo anno e i primi mesi del 2022) – ha autorizzato la riprogrammazione dei fondi europei.
Lo Stato italiano, da parte sua, non ha bisogno di alcuna autorizzazione per riprogrammare i fondi per i grandi appalti.
Insomma, i soldi ci sono: tocca a voi trovare gli argomenti giusti per farvi pagare dall’attuale Governo regionale.