Con ritardo – e per volere del Comitato tecnico scientifico – la politica siciliana si dovrebbe essere convinta dell’inevitabilità della stretta per provare a contenere la diffusione del virus. Ora la vera emergenza è rappresentata dalla fragilità della sanità pubblica siciliana che potrebbe andare in tilt se il numero i malati dovesse crescere
La situazione in Sicilia si complica. E il Governo regionale di Nello Musumeci, dietro la spinta del Comitato tecnico scientifico, dovrebbe firmare stamattina che prevede una stretta soprattutto su scuole e trasporti. E ora: con molta probabilità, se le scuole non fossero state riaperte e se i mezzi di trasporto pubblici non fossero stato luoghi di oggettivo assembramento, oggi la nostra Isola non si troverebbe ad affrontare numeri preoccupanti.
Per correttezza d’informazione, quella siciliana non è una situazione di allarme rosso. Ma il Comitato tecnico scientifico e il Governo regionale stanno cercando – finalmente, diciamo noi – di anticipare un virus che, fino ad oggi, non ha trovato grandi limitazioni.
Va detto che, bene o male, le cure per affrontare questo virus non sono a zero. E che, di solito, a rischiare sono le categorie fragili. Il vero problema è che le strutture ospedaliere della Sicilia non sono nelle condizioni di occuparsi di un gran numero di malati. E’ così ovunque, ma nel Sud Italia e in Sicilia i tagli alla sanità pubblica, a partire sai primi anni del 2000, sono stati pesanti, soprattutto dal 2010 in poi.
Il risultato sono stati i tagli di posti letto, i tagli dei reparti, compresi i reparti di terapia intensiva e, in alcuni casi, l’eliminazione di alcuni ospedali. I tagli alla sanità avrebbero dovuto essere accompagnati dal potenziamento della cosiddetta Medicina del territorio: ma questo potenziamento della Medicina del territorio, in Sicilia, in moltissimi casi è avvenuto solo sulla carta.
E oggi? Per dirla in modo nudo e crudo, i problemi sono rappresentati dai posti letto e, soprattutto, dai posti di terapia intensiva che, in presenza di un gran numero di malati si esaurirebbero in tempi brevi, mandando in tilt il sistema sanitario della Sicilia. Tant’è vero che non si esclude – se la situazione si dovesse aggravare – di realizzare ospedali da campo con l’ausilio dell’Esercito.
Vediamo, adesso, i provvedimenti che il Governo regionale si accinge ad adottare con la nuova ordinanza del presidente Musumeci.
Per le scuole si va verso la Didattica a distanza dal secondo al quinto anno nei licei e nelle scuole superiori per almeno tre settimane. Previsto anche uno screening di massa con tamponi per tutti: studenti, docenti e personale scolastico compreso.
Non per essere ripetitivi: ma se la scuola fosse stata organizzata a distanza, fin dall’inizio, evitando di far coincidere la riapertura con una seconda ondata che non poteva e non doveva essere sottovalutata, oggi non ci sarebbero stati questi problemi.
L’impuntatura ideologica sulla riapertura delle scuole in piena pandemia è stato un errore del Governo nazionale.
Non si capisce ancora se la stretta arriverà pure per le università: noi ci auguriamo di sì.
Arriva anche una stretta sui mezzi di trasporto pubblico, con una riduzione del 50% della capienza: la speranza è che qualcuno controlli tali mezzi di trasporto per verificare l’applicazione di tale misura.
Per i locali pubblici si annuncia una mezza stretta, con la chiusura alle 23,00 di ristoranti e pub. Si punta a ridurre le cosiddette movide.
E i migranti che continuano ad arrivare dalla Tunisia, Paese dove l’emergenza Coronavirus è in crescita? Gli sbarchi continueranno?
Ci sarebbe anche da mettere a punto il capitolo per gli eventuali aiuti economici, soprattutto se ci sarà bisogno di ulteriori strette. Il nostro augurio è che il Governo regionale blocchi alcuni grandi appalti – per esempio gli appalti ferroviari di Palermo e di Catania, da anni fonte di incredibili sprechi – utilizzando questi soldi per sostenere le imprese, a cominciare dalle imprese commerciali – titolari di ristoranti, bar, pub – là dove si dovesse andare verso un’ulteriore chiusura delle attività.
Basteranno questi provvedimenti? Impossibile fare previsioni. Un dato è certo: sono provvedimenti in controtendenza rispetto ai messaggi lanciati nei mesi estivi dal Governo nazionale e dalla stessa Regione siciliana.