Se l’urbanistica esiste, lo ZEN 2 è la negazione di questa disciplina. Perché in questo quartiere il degrado e l’abbandono sono così intensi e così ricercati da sembrare costruiti per rappresentare la materializzazione di tutto ciò che l’urbanistica dovrebbe non concepire
da Giovanni Moncada
presidente dell’Associazione Comitati Civici di Palermo
riceviamo e pubblichiamo
Parlare oggi dello Zen 2 vuol dire riaprire una ferita mai rimarginata da
La gente, sradicata dai fatiscenti ma centrali quartieri antichi del Centro
Nel quartiere, privo di piazze o giardini pubblici, oggi esiste solo un centro di aggregazione, grazie all’impegno delle associazioni Zen Insieme e Save the Children, che cercano di sopperire all’assenza delle istituzioni che hanno fatto sì che questo luogo
Già, discarica, la parola che ricorre più frequentemente quando si parla dello Zen.
I giovani crescono fra esclusione, marginalità, povertà economica ed educativa. La discarica per loro è la normalità, perché convivono da sempre con lo spettacolo spettrale delle montagne di detriti, residui dei lavori di costruzione del quartiere negli anni ’60, montagne che ormai fanno parte del paesaggio e su cui è normale scaricare rifiuti di ogni genere, aggiungendo orrore al degrado già esistente.
Sono queste montagne che caratterizzano un quartiere, la cui riqualificazione viene annunciata periodicamente da tempo immemorabile, soprattutto in prossimità delle varie scadenze elettorali.
Come si può spiegare ai responsabili istituzionali che la piantumazione di trenta (30) alberi non servirà a sanare alcuna ferita? Come possiamo convincerli che la sistemazione di un piccolo spazio verde non è sufficiente per dare una minima parvenza di decoro ad un grande quartiere
Riteniamo anzi offensivi certi interventi che appaiono solo di facciata, mentre il quartiere soffoca nel degrado più vergognoso, come mostrano le foto che accompagnano