“L’unità d’Italia, una storia di riscrivere”, è il titolo di un libro di Giancarlo Padula. Leggendo queste poche righe ci si fa un’idea di che cosa era la Sicilia un anno dopo la ‘presunta’ unificazione italiana. E ci si fa un’idea di tutte le fesserie che ci hanno raccontato fino ad oggi e, soprattutto, delle cose che ci hanno nascosto
“A Biancavilla altre stragi, la plebe aizzata e capitanata da un certo Biondi, in pochi giorni commette ventisette omicidi…a Trecastagni, a San Filippo D’Agira, a Castiglione, a Noto, si continua a far lo stesso…l’anarchia con i furti e gli assassinii si burla del governo liberale…l’8 marzo del 1861 fu giorno di sterminio, una banda di ottanta assassini mette la città di Santa Margherita a sangue e fuoco; trentaquattro persone vi sono massacrate”. Sempre nel nome santo di Garibaldi.
Trentasei assassinati a Girgenti. “A Girgenti assaltano le prigioni del castello, strappano trentasei persone sospettate di borbonismo, le trascinano nel vescovado e le massacrarono. Questa orgia viene imitata dai cannibali dei paesi vicini e per otto giorni vi è stata una spaventevole successione di rapine e stragi. Presso Resuttano, tra Caltanissetta e Cefalù, due bande, disputandosi il bottino, lottano tre ore, lasciando undici cadaveri sul luogo del conflitto e ancora uccisioni, stragi, rapine, mafia, disordine, prepotenze, balzelli…non vi è luogo della Sicilia che non sia brutto ed infetto dal sangue e dalla decomposizione dei cadaveri…”
Giancarlo Padula L’unità d’Italia, una storia da riscrivere, Edizioni GPI, pag. 39.
Tratto da Regno delle Due Sicilie.eu
Foto tratta da www.piantoromanocalatafimi.it
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