Egregio presidente della Regione Nello Musumeci: lei non è arrivato a Palazzo d’Orleans da Marte. Lei fa parte del sistema che ha prodotto l’attuale, ‘teratologica’ pubblica amministrazione siciliana. I pubblici dipendenti che oggi lei critica sono lo specchio del suo Governo e della politica che ha prodotto lei e il suo Governo!
Dice, il presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, che il 70 per cento dei dipendenti della Regione siciliana non serve. Lo dice, però, dopo essere stato votato ed eletto dai vecchi partiti politici che – chi più, chi meno – esistono grazie ai voti dei precari e delle mille società regionali, comunali e provinciali dove, ancora oggi, le assunzioni avvengono per chiamata diretta.
Magari nelle Province non più, ma solo perché le hanno lasciate senza soldi. Ma nei Comuni e nelle società della stessa Regione siciliana le assunzioni, ancora oggi, avvengono per chiamata diretta. Lo possono fare? Sì. Perché, alla fine, sono società di capitali – società per azioni – e quindi operano in regime privatistico. Anche se la maggioranza del pacchetto azionario (e in alcuni caso il 100% del pacchetto azionario) lo detengono la Regione e i Comuni (e fino a qualche anno fa era così anche nelle Province).
Di fatto, sono tutti dipendenti pubblici, anche se con il ‘trucco’.
E prima di inventarsi queste società per azioni controllate dal pubblico, la Regione siciliana, a partire dai mesi successivi all’uccisione dell’allora presidente della Regione siciliana, Piersanti Mattarella – il camurriuso che voleva “La Sicilia con le carte in regola” – i nostri politici hanno, tranne rari casi, eliminato i concorsi pubblici per spartirsi le assunzioni insieme con le organizzazioni sindacali.
Dal 1981 negli uffici della Regione siciliana – ribadiamo: tranne casi rari che riguardavano per lo più alcuni dirigenti – si accede in tantissimi modi, tranne che per concorso pubblico.
Chi scrive ricorda che, negli anni ’80, lo Stato decise di sbolognare alcune competenze alla Regione insieme con il personale. La politica siciliana di quegli anni escogitò una trovata ‘geniale’: riempiva di personale gli enti che, nei mesi successivi, sarebbero stati ‘assorbiti’ dalla Regione siciliana.
Così, la Regione siciliana, oltre ad ‘assorbire’ gli enti statali, ‘assorbiva’ anche personale raccogliticcio.
Nella seconda metà degli anni ’80 ci colpì un caso. Dovete sapere che il personale ‘assorbito’, appena metteva piede alla Regione, scopriva di aver avuto un passato fulgido: qualche cuoco scoprì, addirittura, di essere stato dirigente: di che cosa non si capiva, ma era dirigente: e da tale entrava negli uffici della Regione!
Dicevamo del caso di questo ragazzo che, nei mesi in cui si decideva “l’assorbimento”, era ancora minorenne. Per fortuna che la Regione ‘assorbì’ l’ente in questione con un anno circa di ritardo. E questo magari poteva anche passare. La cosa strana è che al ragazzo – all’atto dell’assegnazione della mansione – risultavano più anni di lavoro dell’età anagrafica!
C’era di tutto, in quegli anni. E infatti i risultati si vedevano. Il primo assessore regionale che, tra lo stupore generale, riuscì a spendere in Sicilia i primi fondi europei fu Giuseppe ‘Pino’ Firrarello che mise sottosopra gli uffici dell’allora assessorato alla Presidenza tra lo stupore dei dipendenti che, raccontavano, non avevano mai lavorato tanto in vita loro.
Oggi, nell’anno di grazia 2020, magari, nel leggere queste righe, ci saranno dipendenti regionali che storceranno il naso. E allora vi diciamo: se non credete a quello che scriviamo tornate al 2001, quando l’allora appena eletto presidente della Regione, Totò Cuffaro, decise di ‘pescare’ i dirigenti generali dal bacino della famigerata legge 10 del 2000.
Vi risparmiamo i particolari di questa legge assurda, magari ve la raccontiamo un’altra volta. Oggi vi chiediamo soltanto: andate a vedere, dai primi anni del 2000 – da quando comincia l’avventura della terza fascia dirigenziale della Regione (caso unico in Italia…) chiamata ad occupare i posti della dirigenza generale – quanti sono stati e quanti sono ancora oggi, i dirigenti generali ‘interni’ vincitori di concorso. Scoprirete cose molto interessanti…
Oggi il presidente Musumeci scopre che l’esercito di poco più di 17 mila dipendenti regionali, in buona parte, non serve. Perché prima servivano? E per fare che cosa?
Presidente Musumeci, a parte alcuni uffici regionali, da quanti anni è nota la storia che il vero lavoro, alla Regione, si fa negli uffici di gabinetto?
Fuori dai gabinetti, al massimo, si poteva incontrare qualche ‘camurriuso’ (ogni tanto se ne incontrava qualcuno all’assessorato al Territorio e Ambiente: qualche chimico che, magari, non voleva chiudere gli occhi davanti alle porcate che hanno devastato l’ambiente siciliano).
E dei sindacalisti ‘imboscati’ ne vogliamo parlare, presidente Musumeci? Quanti sigle sindacali ci sono con distacchi di qua e di là?
E degli ‘ambientalisti’ che rilasciano ‘pareri’ al posto degli uffici regionali ne vogliamo parlare, presidente Musumeci? O le dobbiamo ricordare i casi dei ‘pareri positivi’ espressi da questi ‘ambientalisti’ su qualche sperduto Resort a due passi dal mare, magari al confine con una Riserva naturale?
E del Comune di Palermo che, tra uffici e società collegate, ha più dipendenti della Regione siciliana che dobbiamo dire?
Il personale della Regione, presidente Musumeci, è lo specchio della politica siciliana. Ed è un po’ tardi, oggi, guardarsi allo specchio e non riconoscersi più…
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