Noi non siamo contrari al miglioramento genetico. Ma ci piacerebbe capire che cosa comporterà tutto questo. Segnaliamo l’interrogazione presentata dal senatore Saverio De Bonis. E tre questioni che poniamo in questo articolo
Apprendiamo che starebbero cambiando i ‘connotati’ al pomodoro San Marzano, forse una delle varietà di pomodoro più note nel mondo. Attenzione: noi non siamo contrari al miglioramento genetico delle piante, ma ci preoccupa quello che leggiamo in un’interrogazione al Governo – e in particolare alla Ministra delle Politiche agricole, Teresa Bellanova – presentata dal Senatore Saverio De Bonis:
Nella premessa dell’interrogazione si legge che “dall’unione di tecniche convenzionali e biotecnologie innovative sta nascendo un ‘nuovo’ pomodoro San Marzano, una delle varietà tradizionali più diffuse e apprezzate in Italia e nel mondo, con nuovi colori, sapori e proprietà nutritive;
è quanto sta avvenendo ad opera di un team di ricercatori di ENEA, CREA e delle Università Politecnica di Valencia e della Tuscia (coordinatore), che ha ‘ridisegnato’, come riportato da un’agenzia di stampa, ‘dal punto di vista estetico, organolettico e nutritivo questo simbolo del territorio campano, mantenendo invariata la tipicità della specie tradizionale, con peculiarità organolettiche uniche che derivano dall’interazione con il terreno vulcanico su cui cresce, nella zona dell’Agro Nocerino-Sarnese, in provincia di Napoli’;
nello specifico, i ricercatori hanno caratterizzato 18 linee della bacca San Marzano (con mutazioni singole o multiple) responsabili del contenuto di pigmenti quali carotenoidi, clorofilla, flavonoidi e del processo di maturazione;
l’Università degli Studi della Tuscia si è occupata della caratterizzazione degli aspetti vegetativi, riproduttivi e genetici del frutto; ricercatori ENEA, invece, si sono impegnati nell’analisi metabolomica, cioè nella caratterizzazione chimica dei frutti di genotipi di San Marzano, con particolare riferimento alle molecole associate a caratteristiche sensoriali quali colore e gusto;
lo studio è stato pubblicato sulla rivista Metabolites e, come spiega il dottor Gianfranco Diretto, biotecnologo agro-vegetale e ricercatore del laboratorio biotecnologie ENEA, ‘è stato possibile conferire a ogni mutazione proprietà organolettiche e nutraceutiche più specifiche. Così, ad esempio, le linee a bacca gialla, se da una parte perdono le qualità antiossidanti del licopene, dall’altra acquistano maggiori contenuti in alcuni amminoacidi, vitamine, xantofille e chinoni. Le linee a bacca marrone – ha aggiunto Diretto – presentano clorofilla, che generalmente è assente nei frutti rossi e maggiori contenuti di zuccheri e vitamina E; quelle a bacca viola presentano gli antociani”;
“questi risultati – riferisce il professor Andrea Mazzucato dell’Università della Tuscia di Viterbo – saranno utilizzati per future ricerche nelle quali, anche attraverso l’uso di tecnologie innovative di ingegneria genetica quali il genome editing, con queste caratteristiche potranno essere generati in diverse varietà di pomodoro, in modo più rapido e sicuro rispetto ai classici programmi di miglioramento genetico. Inoltre, tali linee potranno essere convertite in nuove varietà commerciali di pomodoro”.
Il senatore de Bonis chiede “se il Ministro in indirizzo non ritenga utile accertare quanto segue, prima di conferire al ‘nuovo’ pomodoro San Marzano la certificazione di prodotto sicuro e salutare per l’alimentazione dell’uomo, ricordando che tutto ciò che modifica l’originale diventa un falso e, pertanto, andrebbe mantenuto il patrimonio genetico originale per poter essere denominato San Marzano altrimenti è altro”.
Il parlamentare chiede “se il prodotto così ottenuto sia stato sperimentato in campo e, in caso affermativo, dove; se i laboratori dove si sono svolti i processi per ‘ridisegnare’ il pomodoro siano accreditati come laboratori per ricerche biotecnologiche; se i processi per ‘ridisegnare’ siano descritti in modo tale da conoscere se siano stati eseguiti processi di genoma editing e, se sì, con quali tecniche specifiche; se tali prodotti siano stati ottenuti con tecniche che ricadono nel quadro delle decisioni della Corte di Giustizia europea (Case C?528/16 – 25 July 2018) e se il Ministero abbia preso tutte le misure necessarie a soddisfare quanto stabilito dalla Corte; se nel dettaglio dei procedimenti tecnici utilizzati per “ridisegnare” il pomodoro San Marzano siano state utilizzate tecniche di gene drive e, in caso affermativo, quali misure si intendano adottare nel caso di sperimentazione in pieno campo”.
Per gene drive si intende l’utilizzazione di ingegneria genetica.
De Bonis affronta un tema estremamente delicato, con implicazioni che riguardano la storia agronomica di una coltura, la salute umana e l’economia.
Il miglioramento genetico delle piante è molto importante. Nei primi anni del ‘900 – noi lo ricordiamo spesso – il genetista Nazareno Strampelli selezionò, a partire da varietà africane, la varietà di grano duro Senatore Cappelli, che ha fatto la storia, almeno fino agli anni ’60 del secolo passato, della granicoltura del Sud Italia.
La storia è nota: rivalutata – a partire dalla Sardegna – una decina di anni fa, oggi la varietà di grano duro Senatore Cappelli è finita nelle mani di una società del Nord Italia che, di fatto, la gestisce in condizioni di monopolio, come denunciato circa due anni fa dal presidente di Confagricoltura Sicilia, Ettore Pottino.
Una vicenda avvenuta nel 2016, quando al Governo dell’Italia c’era il PD (che è tornato al Governo grazie ai grillini).
Il pomodoro San Marzano è uno dei più famosi del mondo. Ed è famoso, anche, perché ‘racconta’ la storia di un territorio, come si può vedere e ascoltare in questo video.
La questione del pomodoro San Marzano modificato geneticamente – perché di questo, alla fine, si tratta – pone varie questioni. Noi ne segnaliamo tre.
La prima la sintetizziamo in una domanda: siamo sicuri che i cambiamenti genetici non creeranno problemi alla salute umana?
Nel secondo caso facciamo nostra la posizione del senatore De Bonis:
“… tutto ciò che modifica l’originale diventa un falso e, pertanto, andrebbe mantenuto il patrimonio genetico originale per poter essere denominato San Marzano altrimenti è altro”.
La terza questione riguarda la proprietà delle nuove creazioni genetiche.
Ai tempi di Nazareno Strampelli, quando venivano selezionate le nuove varietà di grano, queste venivano messe a disposizione gratuitamente degli agricoltori.
Oggi non è più così. E’ di qualche tempo fa il caso di un agricoltore che ha seminato un ibrido di pomodoro di ‘proprietà’ di una società che ha presentato ricorso e ha vinto, nel senso che l’agricoltore è stato condannato perché ha utilizzato una varietà di pomodoro che è ‘privata’.
Chiediamo: il ‘nuovo’ pomodoro San Marzano potrà essere coltivato liberamente o ci saranno dei ‘proprietari’?
Foto tratta da La Cucina Italiana