“Tutti si lagnano della corruzione presente e negano fiducia al sistema elettorale perché i voti si comprano”…
“Un tempo la potenza della nostra famiglia veniva dai re; ora viene dal popolo… La differenza è più di nome che di fatto… Certo, dipendere dalla canaglia non è piacevole; ma neppure molti di quei sovrani erano stinchi di santo. E un uomo solo che tiene nelle proprie mani le redini del mondo e si considera investito d’un potere divino e d’ogni suo capriccio fa legge, è più difficile da guadagnare e da serbar propizio che non il gregge umano, numeroso ma per natura servile… E poi, e poi il mutamento è più apparente che reale.
Anche i Vicerè d’un tempo dovevano propiziarsi la folla; se no, erano ambasciatori che andavano a reclamare in Spagna, che ne ottenevano dalla Corte il richiamo… o anche la testa!… Le avranno forse detto che un’elezione adesso costa quattrini; ma si rammenti quel che dice il Mugnòs del Vicerè Lopez Ximenes, che dovette offrire trentamila scudi al re Ferdinando per restare al proprio posto… e ci rimise i denari! In verità, aveva ragione Salomone quando diceva che non c’è niente di nuovo sotto il sole! Tutti si lagnano della corruzione presente e negano fiducia al sistema elettorale perché i voti si comprano. Ma sa Vostra Eccellenza che cosa narra Svetonio, celebre scrittore dell’antichità? Narra che Augusto, nei giorni dei comizii, distribuiva mille sesterzi a testa alle tribù di cui faceva parte, perché non prendessero nulla dai candidati!…”
Tra da I Vicerè di Federico De Roberto
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