Quest’anno, sull’olio d’oliva extra vergine, sono sotto gli occhi di tutti due dati oggettivi: l’aumento di importazione olio d’oliva tunisino nell’Unione europea (Italia in testa) e la riduzione della produzione di olio d’oliva extra vergine italiano. Di conseguenza, il prezzo del vero extra vergine italiano dovrebbe salire di almeno il 30%, mentre nei Centri commerciali non dovremmo vedere bottiglie di olio d’oliva extra vergine italiano a un prezzo inferiore a 8 euro. Sarà così?
L’abbiamo scritto tante volte e continuiamo a scriverlo: mentre i ‘numeri’ reali raccontano che in Italia siamo sommersi da prodotti agricoli freschi e trasformati che arrivano dall’universo mondo, le pubblicità con paesaggi mozzafiato, sorrisi e gli immancabili slogan sull’italianità ci dicono invece che quasi tutti i prodotti agricoli, freschi e trasformati, che circolano nel nostro Paese sono italiani!
La domanda è sempre la stessa: se i prodotti sono tutti italiani, che fine fanno tutti i prodotti agricoli freschi e trasformati importati? Due esempi su tutti: il grano estero (duro e tenero: nessuno parla mai del grano tenero: eppure l’Italia è invasa dal grano tenero canadese, varietà Manitoba) e l‘olio d’oliva.
Su quest’ultimo – l’olio d’oliva – quest’anno ci sarà da divertirsi. Perché? Perché siamo davanti a due dati oggettivi che non possono essere smentiti: la riduzione della produzione di olio d’oliva extra vergine in Italia (la Puglia – prima Regione italiana per produzione di olio d’oliva – quest’anno registra una riduzione del 50% della produzione) e l‘aumento delle importazioni di olio d’oliva tunisino nell’Unione europea, Italia in testa.
ACCORDO TUNISIA-UE – Partiamo dall’aumento delle importazioni di olio d’oliva tunisino nell’Unione europea. Cominciando col dire che esiste un accordo economico tra Unione europea e Tunisia. Leggiamo su TEATRO NATURALE:
“Quasi il 90% di queste importazioni dovrebbe provenire dalla Tunisia, che prevede di raggiungere un record di esportazioni nel 2019/20. Questi flussi crescenti sono guidati sia dalle esigenze di trasformazione che di riesportazione dell’Unione Europea, il che aiuta a sostenere le relazioni commerciali in alcune destinazioni di esportazione dove alcune esportazioni dell’Unione Europea sono limitate a causa delle tariffe di ritorsione”.
Com’è noto, gli Stati Uniti hanno imposto dazi doganali su alcune produzioni europee. Così sono stati incrementati gli scambi commerciali con alcuni Paesi: per esempio, con la Tunisia.
Sarebbe interessante capire che cosa l’Unione europea esporta in Tunisia in cambio dell’invasione di olio d’oliva tunisino. Per la precisione, quali Paesi della Ue esportano in Tunisia e cosa esportano. Questo è un dato che non conosciamo. Ma sappiamo due cose.
La prima cosa va avanti dal 2016: l’invasione, nell’Unione europea, di olio d’oliva tunisino a dazio zero. Qualche terzomondista potrebbe pensare che è giusto che la Ue sostenga la Tunisia: ma questo è vero solo in parte. Perché gli impianti di olivi, in Tunisia, sono stati effettuati da soggetti esteri – in alcuni casi anche da italiani – che usufruiscono di generose agevolazioni fiscali decennali e di un costo del lavoro che è pari a circa un ventesimo del costo del lavoro in Italia.
FREGATURA PER PUGLIA, CALABRIA E SICILIA – Quindi l’olio d’oliva tunisino che invade la Ue a prezzi stracciati (1, massimo 2 euro al litro) aiuta in minima parte la Tunisia e in massima parte i soggetti esteri che hanno investito in Tunisia.
Questo non aiuta l’olio d’oliva extravergine di Puglia, Calabria e Sicilia, le tre Regioni del Sud che producono il 90% del vero olio d’oliva extra vergine italiano (più avanti illustreremo perché scriviamo “vero olio d’oliva extra vergine italiano”). Mentre non crea problemi a chi, in Europa, produce olio d’oliva deodorato.
Questo avviene per una semplice legge economica in base alla quale – se mancano i compratori danarosi e se non mancano gli imbrogli (che nel mercato dell’olio d’oliva extra vergine sono all’ordine del giorno) – il prodotto cattivo scaccia quello buono.
I dati ci dicono che, nonostante la ‘frenata’ dei ristoranti e, in generale, della ristorazione causata dall’emergenza Coronavirus, i consumi di olio d’oliva extra vergine sono in aumento. Ma bisogna capire che tipo di olio d’oliva extra vergine acquistano gli italiani e gli europei: acquistano le bottiglie di vero olio d’oliva extra vergine (che in Italia non può costare meno di 8-12 euro a bottiglia da un litro) o l’olio d’oliva ‘extra vergine a 5, a 4 e anche a 3 euro a bottiglia? Non sono la stessa cosa!
Nulla contro l’olio d’oliva tunisino, a patto che ci dicano come vengono prodotte le olive, con riferimento ai trattamenti chimici contro insetti e, in generale, per controllare le varie patologie: ma queste notizie non ci sono.
RIDUZIONE DELLE PRODUZIONI IN PUGLIA E IN CALABRIA – Riassumendo: anche quest’anno l’Unione europea (e, in particolare, l’Italia) importerà grandi quantitativi di olio d’oliva tunisino. Questo avverrà mentre in Italia – soprattutto nel Sud Italia, con riferimento soprattutto alla citata Puglia e alla Calabria – la produzione di olio d’oliva extra vergine si annuncia ridotta.
Ciò emerge dai primi dati (che poi sono le prime proiezioni, visto che la raccolta delle olive da olio è appena iniziata) diffusi dagli osservatori di mercato di CIA-Agricoltori Italiani, Italia Olivicola e Aifo-Associazione italiana frantoiani oleari.
Le previsioni dicono che la riduzione in Italia dovrebbe segnare un – 36%. Il quantitativo di olio d’oliva extra vergine prodotto nel nostro Paese dovrebbe attestarsi intorno 235.000 tonnellate a fronte delle oltre 366.000 tonnellate prodotte nella scorsa stagione.
Il calo della produzione – dicono CIA-Agricoltori Italiani, Italia Olivicola e Aifo-Associazione italiana frantoiani oleari – dovrebbe riguardare, come già accennato, le Regioni del Sud Italia, Puglia in testa. In quest’ultima Regione – la più importante d’Italia in questo settore – come già ricordato, si stima un perdita del 50% circa della produzione. Motivo: la stagione di ‘scarica’ (nell’olivicoltura tradizionale si alternano annate di ‘carica’, cioè con grandi produzioni, e annate di ‘scarica’, con produzioni ridotte) e i problemi legati al batterio della Xylella nel Salento.
Nonostante questo, la Puglia resta la prima Regione olivicola italiana con una produzione che, quest’anno, si attesterà intorno a circa 100 mila tonnellate di olio d’oliva extra vergine (quasi il 44% della produzione italiana).
LA SICILIA SUPERA LA CALABRIA – La notizia è che la Sicilia, quest’anno, produrrà più olio d’oliva della Calabria. Questo perché nella nostra Isola la produzione subirà una riduzione del 17% rispetto alla passata stagione, mentre in Calabria la perdita della produzione di olio d’oliva extra vergine dovrebbe sfiorare il 45%.
Giù anche le produzioni di olio d’oliva extra vergine di altre Regioni del Mezzogiorno: Campania (-12%), Basilicata (-20%), Molise (-20%), Sardegna (-26%) e Abruzzo (-33%).
Dicono invece che le produzioni sono andate bene nelle Regioni del Centro Nord Italia: Toscana (+24%), Umbria (+40%), Marche (+48%), ed Emilia-Romagna (+52%).
La cosa, a noi, ci lascia un po’ perplessi, perché ricordiamo di aver sentito, nei mesi passati, lamentele degli agricoltori per il maltempo. Sarà.
Va detto che, anche se in aumento, le produzioni di olio d’oliva extra vergine nelle Regioni del Nord Italia sono piuttosto modeste.
GLI ‘INQUACCHI’ – In un Paese serio – e dovrebbe essere così già da decenni – si dovrebbe calcolare, in base agli impianti e alle produzioni di olive, quanto olio d’oliva extra vergine può produrre una Regione e vedere se il quantitativo di olio d’oliva extra vergine esportato da tale Regione sia proporzionale al numero degli impianti presenti nella stessa Regione.
Questo è un fatto importante, a tutela dei consumatori, soprattutto in tempi in cui l’Italia è invasa da olio d’oliva tunisino (che non si capisce che fine faccia!) e dalla presenza di Centri commerciali che vendono bottiglie di “olio d’oliva extra vergine” a 5, 4 e 3 euro a bottiglia, ben sapendo che una bottiglia da un litro di vero olio d’oliva extra vergine italiano, come già sottolineato, non può costare meno di 8-10 euro!
Quest’anno, poi, con la riduzione della produzione il vero olio d’oliva extra vergine italiano dovrebbe costare più degli 8-10 euro a bottiglia: almeno un 30-40% in più.
Chi ci ragiona su, il prossimo anno, se dovesse vedere in vendita bottiglie di olio d’oliva extra vergine italiano a 7 euro a 6 euro, a 5 euro, a 4 euro dovrebbe trarne le logiche conclusioni. Se poi i Centri commerciali venderanno le bottiglie di “olio d’oliva extra vergine italiano” a 6, 5, 4,3 euro,beh, allora ci sarà da ridere…
Le ‘autorità’ quest’anno, faranno un po’ di chiarezza? Vedremo.
Foto tratta da Sicily Hiking
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