L’articolo di Sputnik Italia che riprendiamo è interessante. Si racconta di come la Russia sia diventato il primo Paese esportatore di grano nel mondo. ma, forse, ci vorrebbe qualche notizia in più sulla qualità del grano: ovvero, tecniche agronomiche e eventuali utilizzazione della ‘chimica’
Un lungo articolo pubblicato da Sputnik Italia racconta come la Russia sia diventato nel giro di pochi anni il primo Paese esportatore di grano del mondo. In questo servizio, però, mancano due notizie fondamentali.
Primo: non si specifica se si tratta di grano duro, grano tenero o di entrambi (e in quest’ultimo caso sarebbe interessante conoscere le percentuali di grano duro e grano tenero).
Secondo: nulla si dice sulle modalità tecniche con le quali viene prodotto questo grano; supponiamo che si tratti di grano convenzionale (sennò avrebbero valorizzato la parola ‘biologico’), ma non si spiega che tipo di diserbanti utilizzano e come questo grano matura.
La cosa ci ha lasciati un po’ perplessi, perché soprattutto le modalità di coltivazione, oggi, sono fondamentali.
Ma andiamo ai dati. L’articolo ricorda che:
“Soltanto 20 anni fa la Russia importava grano, mentre ora ne è il principale Paese esportatore. Gli USA in merito ammettono che è una vera e propria svolta”.
Come ha fatto la Russia a raggiungere queste produzioni da record? Anche su questo punto le notizie, sotto il profilo tecnico, sono molto scarne:
“Il grano è il principale articolo tra i cereali russi d’esportazione – leggiamo su Sputnik Italia -. Già nel 2018 abbiamo superato il nostro principale concorrente, gli USA. Ma i problemi per gli americani sono cominciati già nel 2016 quando la quota di loro produttori sul mercato globale ha toccato i valori minimi degli ultimi 10 anni. Il Ministero statunitense dell’Agricoltura ha calcolato che il 22% delle forniture globali di grano è imputabile alla Russia, il 14 all’UE e solo il 13 agli USA. Le aziende agricole statunitensi stanno subendo una massiccia ondata di fallimenti e incolpano di questo Mosca. La ragione, però, è un’altra: la guerra commerciale scatenata da Washington ha aumentato i dazi di importazione cinese sul grano fino al 25%. Di fatto Trump ha colpito così i suoi stessi produttori. Anche la congiuntura globale ha avuto un suo peso. L’offerta eccedentaria di grano ha ridotto di circa la metà i prezzi rispetto ai valori massimi del 2012. Questo ha reso più difficile l’ottenimento di un profitto in dollari”.
Questa tesi ci convince fino a un certo punto. Perché se è vero che gli Stati Uniti hanno ridotto la produzione, è anche vero che, a differenza del prezzo del grano duro italiano, il prezzo grano duro statunitense – il Desert Durum – non è mai sceso sotto i 40 dollari al quintale. Insomma, la scelta di ridurre la produzione di grano duro potrebbe essere stata adottata dagli americani per evitare il crollo del prezzo di questo cereale.
“Alla luce della contrazione ormai pluriennale dei prezzi – leggiamo sempre nell’articolo di Sputnik Italia – l’agricoltura russa prospera. Il Paese ha esportato oltre 40 milioni di tonnellate di grano, ossia due volte in più rispetto all’anno scorso. Si tratta di un record assoluto nell’ultimo quarto di secolo. La Russia ha superato gli USA diventando il maggiore esportatore al mondo nel 2016 e nel 2018, come riporta The Wall Street Journal“.
Torniamo al punto di partenza: l’aumento delle esportazioni di grano, come dato a se stante, significa poco: anche il Canada esporta tantissimo grano duro e tenero: ma tutti sappiamo che il grano canadese, duro e tenero, coltivato nelle aree fredde e umide di questo paese non dovrebbe essere commercializzato, perché viene fatto maturare artificialmente a colpi di glifosato, erbicida dannoso per la salute umana e per l’ambiente.
E’ grazie alla gestione folle dell’Unione europea dell’euro che il Canada riesce a importare il grano al glifosato – ribadiamo: duro e tenero – in Europa e, segnatamente, in Italia.
Cosa vogliamo dire? Che, oggi, quando si parla di grano – a parte la precisione nel distinguere il grano duro dal grano tenero – bisognerebbe essere molto precisi nell’indicare le modalità di produzione e gli eventuali prodotti chimici che si utilizzano.
QUI PER ESTESO L’ARTICOLO DI SPUTNIK ITALIA
Foto tratta da Investire Oggi
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