Sulla pagina Facebook “Liberiamo Palermo” è in corso un ‘interessante dibattito su Palermo: la città del tempo che fu e la città di oggi con mille problemi non risolti. Silvano Riggio, professore di Ecologia, palermitano a ‘Denominazione di origine controllata’, ricostruisce da storia della città, dal secondo dopo guerra – origine di tanti mali – sino alla città tutta-immondizia di questi giorni
di Silvano Riggio
Cara Patrizia, Lo fu. Nelle città io raffiguro l’immagine e il destino di una donna, e non credo di essere originale: così come una donna, una città può nascere bella o bellissima come sei nata tu; può nascere mediocre o insignificante; e può infine nascere brutta, e magari storpia o mostruosa. Il resto dell’esistenza aggiunge o toglie qualcosa alla bellezza, ma anche alla mediocrità e perfino alla mostruosità genetica.
Così come le donne belle, le città acquistano fascino con l’età e la cultura, le città belle di nascita accrescono il loro incanto quando la presenza umana non si sovrappone, ma si accosta alla bellezza naturale e ne diventa un complemento armonioso. Questa è stata nei secoli la sorte di Palermo, nata in un luogo fortunato – come Napoli di cui è gemella – e cresciuta nell’arte e in armonia col suo paesaggio coronato di verde, finché la maledetta guerra degli anni ’40 non ne rase al suolo la parte monumentale con le devastanti incursioni aeree degli americani che, nel ’43, ne fecero un modello per l’azzeramento di Dresda e Hiroshima.
Poi, a guerra finita, vennero le sciagure: la Regione autonoma, sottogoverno della mafia collegata e dipendente da Cosa Nostra; il sacco di Lima e Ciancimimo negli anni ’60 e ’70, le catene di omicidi ed attentati degli anni di piombo e tritolo fino all’ATTENTATUNI del ’92 che eliminò Giovanni Falcone e poi Paolo Borsellino.
In questo trentennio ’70 – ’90 Palermo subì l’esplosione edilizia senza alcun freno che portò la crescita smisurata fino a oltre 15 volte della sua superficie originaria, che ne ha determinato l’attuale bruttezza e la sua ingovernabilità.
La venuta di Leoluca Orlando dall’85 sembrò dare una svolta virtuosa alla città e così fu per i primi anni; poi le cose cambiarono, venne la svolta di destra con Diego Cammarata e il suo decennio grigio, a cui oggi si ripensa con malcelata nostalgia.
Il ritorno di Orlando doveva far rifiorire la primavera ed è stata la sua negazione e la negazione della stessa visione dei primi tempi di Orlando, ispirata al rilancio delle attività culturali e alla valorizzazione del territorio. Nulla di tutto questo: oggi si vive fra l’incuria e la sciatteria, l’immondizia crescente a livelli prima sconosciuti, l’implosione del Centro storico martellato da una movida senza alcun freno; il dilagare dello spaccio come unica attività economica.
E si aggiungono lo scempio urbanistico del Tram, l’abbandono della costa ridotta a un mondezzaio, i disservizi a tutti i livelli, compresi quelli mortuari.
Il Covid ha soltanto posto una pausa momentanea al degrado; alla fine della quarantena la liberazione è esplosa com’era prevedibile, e l’economia cittadina, basata soltanto sulla movida e sul turismo mordi e fuggi, è entrata in una crisi che sembra irresistibile.
In tutto questo le ‘casse’ comunali sono vuote da un pezzo, le tasse sono fra le più alte del Paese, il fuoco distrugge il verde superstite sulle montagne; si attende la dichiarazione di fallimento del Comune, la stampa cittadina è blindata insieme con le istituzioni che dovrebbero amministrare la giustizia.
La Bombardier, multinazionale canadese dei Tram, ha preso possesso della città e ne disporrà secondo i suoi interessi… Ogni sospetto è legittimo. Si aspetta con ansia la fine di questa sindacatura, ma la speranza di vivere in una città ha fatto la fine dei morti al cimitero dei Rotoli… alla deriva dell’alluvione di Santa Rosalia.
Concludo: se dobbiamo trovare una figura di donna che rispecchia il destino di ascesa e caduta di questa città, ce n’è una sola fra le celebrità: Laura Antonelli con la sua bellezza d’incanto che si disfa in una fine tristissima e solitaria: solitaria e immeritata almeno per quei palermitani che hanno pianto per la fine di Carlo Alberto Della Chiesa e poi di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e, ancora, delle bellezza della città massacrata e che per Orlando sono “i nimici ra’ cuntintizza”.
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