Noi non siamo convinti che l’apertura delle scuole siciliane, in questo momento, sia una cosa razionale. Soprattutto dopo quello che è successo nella nostra Isola negli ultimi quattro mesi tra turisti, croceristi, migranti e siciliani tornati dalle vacanze. Quello che vediamo ogni mattina nelle scuole elementari all’orario di entrata ci rafforza nella nostra convinzione. Le mascherine come le foglie di fico…
Dice l’assessore regionale alla Pubblica istruzione Roberto Lagalla – che nella vita fa il medico radiologo – che gli studenti, in classe, la mascherina la debbono indossare solo quando si alzano. Per essere precisi – e in questo caso è importante esserlo – in Sicilia l’obbligo all’uso delle mascherine nelle scuole “rimane circoscritto agli spazi comuni extra-aula, alle situazioni di distanza interpersonale inferiore a un metro e, all’interno dell’aula, solo se in movimento”.
C’è, in questa precisazione assessoriale, un’idea del Coronavirus visto nella sua anima immobile: dove il movimento degli studenti, all’interno della classe, diventa possibile elemento di contagio: da qui la raccomandazione della mascherina.
Si potrebbe obiettare: per ora – in Sicilia il clima lo consente – le finestre delle aule si possono tenere aperte e, bene o male, un ricambio d’aria c’è; ma quando arriverà l’Inverno, con le finestre delle aule che, inevitabilmente, resteranno chiuse, l’eventuale presenza anche di uno studente positivo siamo sicuri che non diventerà elemento di contagio per altri studenti e per gli stessi docenti?
Noi non siamo né medici, né assessori. Però ci piacerebbe sapere se chi ha deciso di aprire le scuole della Sicilia sia veramente convinto della scelta adottata, dopo che per quasi quattro mesi nella nostra Isola abbiamo visto in giro turisti, crocieristi, migranti e siciliani tornati dalle vacanze da altre Regioni italiane e dall’estero.
Per non parlare del fatto che, in questi quattro mesi, di mascherine indossate ne abbiamo visto veramente poche. Noi viviamo a Palermo e un po’ in giro andiamo: ebbene, per tutta l’estate abbiamo incontrato tanta gente. Pochissimi indossavano la mascherina e se chiedevamo cosa pensavano del virus ci rispondevano che ormai era tutto finito…
Non sappiamo se, con l’ordinanza del presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci – che ha riscoperto l’importanza della mascherina in Autunno – le cose cambieranno. Però, se la dobbiamo dire tutta, a noi il ritorno della mascherina alla caduta delle foglie ricorda, per l’appunto, la foglia utilizzata per coprire le nudità…
In tanti, qualche mese fa, hanno ironizzato sulla donna protagonista dell’ormai celebre “Non ce n’è Coviddi” (o uncinnè Coviddi). La cosa che ci ha colpito è che quelli che ironizzavano sulla signora autrice di questa frase – diventata peraltro una star della rete – erano, in buona parte, gli stessi che giravano con la mascherina al braccio o direttamente senza mascherina.
Però, via: si divertivano: buon per loro.
Forse si divertivano un po’ meno i migranti ammassati nei Centri di accoglienza della Sicilia con il caldo torrido: le note quarantene siciliane tutti-ammassati-a-cura-del-Governo-nazionale-che-ha-competenza-esclusiva-sulla-materia-come-sottolineato-dai-giudici-del-TAR-Sicilia.
C’era o no il virus in questi luoghi? A quanto pare sì. Però se ne occupano a Roma…
Da un altro assessore regionale – Ruggero Razza, titolare della Sanità non medico come il suo collega Lagalla, ma avvocato – raccogliamo una dichiarazione a metà strada tra la cabala (nell’accezione non puramente ebraica) e il responso di una Pizia di passaggio dalla Sicilia:
“Gli oltre quattrocento guariti in Sicilia negli ultimi sette giorni sono un segnale incoraggiante. Ovviamente esistono anche altri numeri, ma sapere che dal Coronavirus si guarisce è una iniezione di sano ottimismo anche contro chi, forse per paura, vede tutto nero. Non possiamo nemmeno dire che Covid non ce n’è, lo abbiamo sempre saputo, ma affermare che con il Covid moriremo tutti è altrettanto sbagliato e fuorviante. Per questo consiglio a chiunque di diffidare dagli ultras di queste due assurde teorie”.
Basta con i ‘Savonarola del Coviddi’, sembra dire il nostro assessore regionale alla Salute-Sanità. Non ha torto: se ci mettiamo pure quello che a Palermo si definisce “attasso” (leggere iella) le cose non potranno che peggiorare, perché la depressione, ormai è accertato, ci predispone alle patologie.
Però una domanda ai politici siciliani la vogliamo porre: per caso, in questi giorni, qualcuno di voi ha provato a vedere che cosa succede all’entrata delle scuole elementari delle grandi e medie città, tra automobili parcheggiare in seconde e terze file e resse di bambini e genitori? Basteranno le mascherine – ammesso che tutti le indossino – a non creare problemi?
Noi rimaniamo della nostra idea: forse, prima di riaprire le scuole in Sicilia era meglio riflettere un altro po’ di tempo. Azzardiamo: forse una riflessione in più, in questo caso, sarebbe stata esentata dal noto adagio siciliano chiù longa è ‘a pinzata, chiù granni è ‘a michiata… (in questo caso l’adagio potrebbe funzionare al contrario…).
Per concludere: è vero che a Palermo continuano ad arrivare le navi da crociera? I crocieristi le indossano le mascherine nelle incensurate movide mattutine?
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