La chiusura di importanti realtà commerciali sono il segno evidente che la programmazione economica della città è inadeguata. Il Comune, ormai, esiste non per fornire servizi ai cittadini, ma per tartassarli con tasse, imposte, ZTL e via continuando per tentare di tenere in vita una ‘macchina’ comunale elefantiaca e sempre più inefficiente. In un contesto di crisi anche chi ha i soldi non li spende rendendo sempre più precarie le attività commerciali
Palermo affonda. Gli unici a non saperlo, a quanto pare, sono i venti consiglieri comunali che hanno salvato il sindaco della città, Leoluca Orlando, da una mozione di sfiducia. C’è l’immondizia per le strade che rende la città sporca e puzzolente, ci sono le strade e i marciapiedi che cadono a pezzi, ci sono gli eterni appalti ferroviari che hanno creato e continuano a creare disagi ai cittadini e problemi a quello che resta delle attività economiche della città, ci sono tasse e imposte comunali alle stelle, c’è la ZTL per ‘spremere’ altro denaro ai cittadini, c’è un trasporto pubblico delle persone da decimo mondo, ci sono le periferie abbandonate e via continuando.
E c’è, sullo sfondo, un problema che si vede e e non si vede: la disastrosa situazione economica della città. Palermo, dal secondo dopoguerra ad oggi, non è mai stata una città industriale; c’è sempre stata una certa vivacità nei commerci, un’agricoltura periurbana molto scarna e una pubblica amministrazione che ha cominciato a dilatarsi a partire dalla prima metà degli anni ’80 del secolo passato.
PRECARIATO E PUBBLICA AMMINISTRAZIONE – Da allora il fenomeno del precariato non si è più fermato, complice uno Stato che ha avallato per quasi quarant’anni le ‘stabilizzazioni’ nella pubblica amministrazione, a tutti i livelli. Il principio costituzionale che le assunzioni, nella pubblica amministrazione, passano dai concorsi è stato travolto.
A quanto pare, solo gli ex PIP e gli operai della Forestale debbono restare precari a vita. Dopo quarant’anni sono gli unici che stanno pagando il conto!
Il risultato, a Palermo – visto che parliamo di Palermo – è che i dipendenti del Comune, tra uffici comunali e società controllate dallo stesso Comune sono oltre 20 mila, più dei dipendenti della Regione siciliana, con molta probabilità qualche migliaio in più dei 19 mila operai della Forestale siciliana.
Cos’è successo negli ultimi anni? E perché l’economia cittadina perde ‘pezzi’, soprattutto sul fronte del commercio, che è, anzi era l’ultimo baluardo del traballante sistema economico cittadino?
Il dato più evidente – anche se si fa a gara per fare finta di non vederlo – è che il Comune di Palermo non ha più le risorse per mantenere l’esercito di oltre 20 mila dipendenti. Le politiche economiche dell’austerità imposte dall’Unione europea dell’euro non consentono più ai Comuni di amministrare grandi risorse economiche e finanziarie.
Tutti i Comuni siciliani, tranne qualche rara eccezione, sono indebitati con le banche e con i fornitori. E più che fornire servizi ai cittadini sono impegnati a tartassare i cittadini con tasse, imposte, autovelox, Ztl per sopravvivere.
Al Comune di Palermo lo scenario di crisi è macroscopico per tre motivi.
1)TROPPI DIPENDENTI E TROPPI BALZELLI – In primo luogo, perché i dipendenti sono ormai troppi e il Comune non è più in grado di mantenerli, nonostante i tanti balzelli inventati per tenere in piedi un sistema che crolla: tasse e imposte comunali alle stelle, fondi europei utilizzati impropriamente con la tecnica dei ‘Progetti di sponda’ o ‘Progetti retrospettivi’ (e qui c’è la grande responsabilità della Regione siciliana, Dipartimento Programmazione e dei Governi nazionali), ZTL e via continuando con i balzelli.
2) GLI SPERPERI DELLE SOCIETA’ COMUNALI – La gestione sbagliata delle società che fanno capo al Comune di Palermo. Clientelismo che, negli anni passati, è stato più volte denunciato in Consiglio comunale.
3)PROGRAMMAZIONE COMMERCIALE SBAGLIATA – Gli errori nella programmazione delle attività commerciali: una programmazione sbagliata che non ha tenuto conto della riduzione del reddito dei cittadini e dell’inevitabile caduta della domanda al consumo, dovuta anche alla condizione di incertezza (anche chi ha i soldi da spendere, quando si accorge di vivere in una città in crisi tende a ridurre i consumi: che è quello che sta succedendo a Palermo da qualche anno a questa parte).
Così, oggi, Palermo raccoglie i frutti amari di un paradosso economico: la crescita a dismisura del numero di grandi Centri commerciali rispetto a una riduzione del reddito nelle fasce medio basse della città e di un aumento generale della propensione al risparmio provocato dalla crisi e dalla pessima gestione della città.
IL ‘CASO’ RINASCENTE – Dopo di che ci si stupisce che La Rinascente minaccia la chiusura insieme con altri Centri commerciali e con importanti negozi. Ma questi grandi e importanti esercizi commerciali a chi dovrebbero vendere i propri prodotti? E poi qualcuno pensa veramente che sia piacevole girare per i negozi della città facendo la gimkana tra cumuli d’immondizia e discariche a cielo aperto?
Ma davvero c’è qualcuno che pensa che tutto questo non avrebbe portato alla ‘desertificazione commerciale’, peraltro accentuata dagli acquisti on line?
I venti consiglieri comunali che hanno salvato il sindaco di Palermo e la sua amministrazione queste cose le sanno? Ne dubitiamo. Con rispetto parlando, gli unici argomenti ‘economici’ andati in scena nel capoluogo siciliano negli ultimi dieci anni sono stati il ‘cemento’ facile (non a caso c’è un’inchiesta della Magistratura sulla Commissione Urbanistica del Comune con qualche arresto eccellenti), gli appalti ferroviari e la proliferazione dei Centri commerciali.
IL ‘CASO’ LIDL – Qualcuno, per esempio, si è chiesto il perché, a Palermo, ci sono tanti centri commerciali della tedesca Lidl? E come mai la crisi investe tutto e tutti, tranne i tedeschi della Lidl, che continuano a espandersi? Chi sono gli ‘ascari’ che stanno facilitando la colonizzazione tedesca a Palermo?
La realtà è che a Palermo non c’è alcuna programmazione economica. Continua a dettare legge un sindaco democristiano abituato ad amministrare la cosa pubblica nel ‘formaggio’ della spesa pubblica senza fine. Con un problema evidente: i soldi pubblici sono drasticamente diminuiti e i cittadini di Palermo pagando tasse, imposte, ZTL e via continuando con i balzelli non ricevono più in cambio servizi (eclatante il caso della TARI ai massimi livelli on l’immondizia nelle strade!), ma mantengono la ‘macchina’ del Comune sempre più inefficiente e sempre più vorace.
LE TREDICESIME PER PAGARE LE TASSE – Ormai a Palermo – e questo i commercianti lo sanno benissimo – a Dicembre, quando arrivano le tredicesime, la grande maggioranza dei cittadini, piuttosto che pensare a rilassarsi un po’ concedendosi acquisti particolari tipici del Natale, pensa invece a conservare i soldi per pagare le tasse e le imposte al Comune. Il segnale evidente di una città alla frutta!
La Palermo di Orlando è una città che guarda al passato e che sta pregiudicando il futuro. Una città che insiste con il Tram con i parcheggi per motivi che tutti conosciamo: motivi che nulla hanno a che vedere con i bisogni reali dei cittadini. In tempo di pandemie si dovrebbero incentivare gli spostamenti su mezzi privati, non i trasporti pubblici!
L’attuale sindaco – e coloro i quali lo sostengono, a cominciare dai venti consiglieri comunali che gli hanno salvato la poltrona – non sono nelle condizioni di governare i processi di cambiamento necessari a una grande città. Oggi servono scelte da adottare in tempi brevi: non le antenne del 5G piazzate mentre i cittadini erano chiusi in casa per la pandemia di Coronavirus, ma scelte che riguardano la vera economia, non l’accattonaggio da economia della miseria!
Foto tratta da Agenzia Dire