Il sindacato autonomo Anief chiede subito maggiori risorse per non penalizzare gli studenti di quattro Regioni del Sud Italia: Campania, Puglia, Calabria e Sicilia
La scuola italiana riapre a due velocità, nel ‘rigoroso’ rispetto della questione meridionale. E se nel Centro Nord, bene o male, la situazione va (grazie anche agli 840 miliardi di euro che le Regioni del Centro Nord hanno scippato alle Regioni del Sud dal 2001 al 2017: dato Eurispes), nel Sud ci sono circa 140 mila studenti che si ritrovano senza aule!
La denuncia arriva dal sindacato autonomi Anief:
“L’anno scolastico è alle porte, ma con situazioni ben diverse da istituto a istituto per via dell’applicazione uniforme della politica dei tagli degli ultimi 12 anni che ha penalizzato soprattutto il Meridione del Paese. Ci sono, ad esempio, ancora 140 mila studenti che non avrebbero trovato una collocazione in sicurezza, concentrati soprattutto a Sud (dalla Puglia, alla Calabria, Campania e Sicilia), dove l’edilizia scolastica presenta anche carenze non indifferenti per via della riduzione della spesa”.
“Basta assegnare organici in base ai numeri ma riformularli sulle effettive esigenze”, dice Marcello Pacifico, presidente dell’Anief -. Il sindacato chiede di dare “una risposta urgente ai fondi richiesti dalle Regioni in una specifica lettera, per far ripartire tutte le scuole con un livello organizzativo e strutturale soddisfacente in tutti gli oltre 42 mila plessi scolastici italiani collocati nel territorio nazionale. I fondi aggiuntivi potrebbero servire al recupero di altri 12 mila plessi dismessi, da aggiungere ai 3 mila già recuperati dal Governo su richiesta di Anief dopo l’inopinato taglio prodotto dalle leggi sul dimensionamento avviate dal 2008 e mai abrogate dai successivi esecutivi”.
Però dobbiamo essere ‘contenti’: grazie all’Unione europea dell’euro e alla sue demenziali, se non criminali politiche economiche segnate dall’austerità, i tagli alla scuola sono stati pesanti: e siccome siamo in Italia, i Governi hanno penalizzato soprattutto le scuole del Sud.
“Gli investimenti – spiega Marcello Pacifico, presidente Anief – servirebbero oltre che per rendere agibili i plessi dismessi, dove collocare i 140 mila alunni in più, anche per portare in organico di diritto i più 60 mila solo su sostegno, i 70 mila docenti-Ata cosiddetti Covid, a breve assunti invece con l’inaccettabile modalità del lavoratore usa e getta e per assumere in organico un numero maggiore di supplenti annuali: in tutto 160 mila insegnanti e 40 mila Ata. Per centrare queste priorità, magari anticipando i fondi per poi recuperarli dall’UE, abbiamo chiesto al premier Giuseppe Conte di accantonare 15 miliardi del Recovery Fund a questo preciso scopo. Proprio perché i 4 miliardi rispetto al niente sono importanti ma non sufficienti alla causa Scuola e a evitare che si arrivi a discriminare gli alunni”.
Insomma,il rientro a scuola in sicurezza per studenti e docenti non sarà uguale per tutti. “L’ultimo protocollo approvato dal Comitato tecnico scientifico – leggiamo sempre nel comunicato del sindacato Anief – prevede il rispetto del metro di distanziamento tra uno studente e l’altro, oltre alla necessità di rispettare le regole di igiene. Nel caso non fosse possibile far rispettare il metro, gli strumenti a disposizione delle scuole vanno da modifiche all’assetto didattico da interventi edilizi, fino alla ricerca di locali alternativi per i quali sono stati stanziati dei fondi appositi. Secondo il quotidiano economico Il Sole 24 Ore, vi sarebbero Regioni che hanno chiesto interventi per l’affitto di strutture parallele agli istituti scolastici per una somma di 300 milioni di euro, a fronte di 70 milioni stanziati. Ma siccome quei soldi non sono arrivati, una fetta di studenti ad oggi si ritrova senza possibilità di svolgere lezione”.
LE RICHIESTE DEL SINDACATO – Anief ribadisce, quindi, che il problema non si risolve di certo attaccando una Ministra dell’Istruzione che è comunque riuscita ad ottenere dei soldi in più per la scuola. Le rimostranze vanno fatte più in alto.
“Ecco perché – continua Pacifico – abbiamo deciso di fare da tramite per presentare emendamenti al decreto ‘agostano’, al fine di predisporre la riapertura delle scuole in maggiore sicurezza e per migliorare i risultati degli apprendimenti: la scuola pubblica non può presentarsi all’appuntamento della ripresa delle lezioni con istituti pronti e altri che arrancano, con alunni che svolgono da subito il tempo pieno ed altri costretti a svolgere orari ridotti, doppi turni ed in certi casi a tornare alla didattica a distanza”.
GLI EMENDAMENTI – “Sono degli emendamenti – dice Pacifico ad Italia Stampa – che soprattutto vogliono rilanciare l’istruzione, facendo in modo che alla fine le scuole abbiano tutti gli spazi che erano stati promessi e che purtroppo, dopo anni di tagli, non sono stati assegnati per questioni di tempo e questo per arginare l’emergenza epidemiologica anche nel momento in cui si rientra in classe. Sono anche emendamenti che riguardano gli organici, la stabilizzazione dei precari, l’attivazione dei passaggi verticali per il personale Ata, anche l’attuale concorso Dsga al fine di inserire tutti gli idonei nella graduatoria”.
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