Proviamo, in questa ricostruzione, a fare il punto della situazione, dal 3 Agosto – giorno in cui è iniziato tutto – ai giorni nostri. Nonostante il grande lavoro degli inquirenti sono ancora tanti i punti di questa storia che rimangono oscuri
Che sappiamo, oggi, della morte di Viviana Parisi e del suo figlioletto Gioele? Finora solo ipotesi, di certezze non se ne parla.
Proviamo a riassumere i fatti.
IL 3 AGOSTO – La mattina del 3 Agosto, alle 9 e 30, Viviana Parisi esce dalla sua casa di Venetico con il bambino. Al marito dice che si recherà a Milazzo per acquistare le scarpe per il piccolo Gioele. Viviana non si recherà a Milazzo, ma proseguirà lungo l’autostrada Messina-Palermo.
Alle 10 e 30 la mamma e il piccolo Gioele si trovano all’altezza dello svincolo di Sant’Agata di Militello. Viviana Parisi imbocca lo svincolo per Sant’Agata di Militello, che si trova a circa 66 km da Venetico. Nell’auto vengono ritrovate la ricevuta di pagamento del casello autostradale.
IL ‘BUCO’ DI 20 MINUTI – Alle 10 e 52 – e qui ci sono circa venti minuti di ‘buco’ – l’auto di Viviana Parisi lascia Sant’Agata di Militello per tornare sull’autostrada verso Palermo. Non paga il biglietto al casello autostradale. Le telecamere di sicurezza scattano la foto della targa dove viaggiano la mamma il il suo figlioletto. Gioele è vivo, come diranno altre testimonianze.
L’INCIDENTE IN GALLERIA – L’auto di Viviana imbocca la galleria Pizzo Turda. Dentro questa galleria urta un furgoncino. E’ questo l’incidente. Al furgoncino scoppia una gomma. Il traffico si blocca. Non è proprio un incidente che passa inosservato. Sul furgoncino cui sono due operai. Uno dei due vede la donna allontanarsi a piedi. Altri testimoni – che verranno rintracciati dopo alcuni giorni – diranno che la donna si è allontanata con il bambino.
Da quello che è stato possibile ricostruire, Viviana e il bambino scavalcano il guardrail a circa 200 metri dal luogo dov’è avvenuto l’incidente. In questo punto c’è una stradina che conduce ad un altro sentiero.
Da quel momento si perdono le tracce di mamma e bambino e inizia il mistero di Caronia.
Il corpo di Viviana Parisi verrà ritrovato solo quattro giorni dopo.
Viviana Parisi era una dj. Era nata a Torino da una famiglia di origini calabresi. Viveva a Venetico, un piccolo centro della provincia di Messina. La donna e il figlio, come già accennato, erano usciti di casa per recarsi a Milazzo.
Poi, però, una volta in auto, Viviana ha cambiato itinerario. A quanto si dice, per recarsi presso la Piramide della Luce realizzata dal mecenate Antonio Presti, che si trova a Motta d’Affermo.
A questo punto, l’incidente con un furgoncino. Di questo incidente si è tanto discusso. E si torna a discutere. E’ stato un incidente banale? Così è stato scritto per giorni e giorni. Ora sembra che le cose siano leggermente cambiate: l’incidente non è stato proprio lieve e il piccolo Gioele avrebbe sbattuto, magari la testa, e sarebbe morto.
Tesi non nuova. In una fase delle indagini tale ipotesi è stata presa in considerazione. Per poi essere scartata. Ora torna di nuovo in auge. Perché?
I TESTIMONI – La mamma e il bambino, dopo l’incidente, sono stati visti da alcuni testimoni scendere dall’auto e dirigersi verso i boschi. Il bambino era in braccio alla madre. Stava bene? Secondo alcuni testimoni, sembrava che stesse bene.
“Ma le tracce biologiche trovate nella macchina di Viviana, abbandonata dalla dj prima di fuggire via tra la vegetazione – leggiamo sul quotidiano La Sicilia – farebbero pensare che il bimbo, nell’impatto della Opel con un furgone, abbia riportato ferite gravi. Gioele potrebbe aver avuto un trauma cranico ed essere morto poco dopo”.
I CANI ABBANDONATI – E queste “tracce biologiche” vengono fuori ora? In ogni caso, la morte accidentale del piccolo Gioele non è l’unica pista investigativa. Ce ne sono altre. Quali? Per esempio, l’aggressione da parte di un branco di animali. La mamma e il bambino potrebbero essere stati aggrediti dai cinghiali, dai maiali neri o anche da un branco di cani abbandonati, come ha ipotizzato Silvano Riggio, docente di Ecologia all’università di Palermo.
IL LUMINOL – Varie le piste investigative che si continuano a seguire. Oggi sono previsti accertamenti tecnici presso casolari, allevamenti e case rurali che si trovano nei pressi del luogo dove sono stati trovati morti Viviana Parisi e Gioele. Saranno eseguiti esami con il Luminol, un composto chimico che, mescolato con un agente ossidante, una volta venuto a contatto con ioni metallici emette una chemiluminescenza; si tratta di una metodologia utilizzata dalla Polizia scientifica per rilevare la presenza di tracce di sangue. Il ricorso al Luminol dovrebbe aiutare gli inquirenti a trovare eventuali tracce ematiche o biologiche. Si sta provando, per esempio, a identificare gli animali presenti nel luogo.
“Per chiarire il giallo di Viviana e Gioele – scrive La Sicilia, quotidiano che segue con puntualità questa storia ancora piena di ombre – i magistrati hanno messo insieme una squadra di esperti: dai medici legali incaricati degli esami autoptici, a zoologi, geologi forensi e allo psichiatra Massimo Picozzi, che dovrà esprimersi sulla personalità di Viviana. La donna, secondo quanto emerge da alcune testimonianze era molto provata. Forse, proprio spinta da una sorta di delirio mistico il 3 agosto, dopo aver mentito al marito Daniele Mondello, dicendogli di essere diretta a Milazzo, stava andando con Gioele alla Piramide della Luce, un’opera d’arte installata a Motta d’Affermo. Lungo la strada l’auto, che viaggiava a oltre 100 chilometri l’ora, ha urtato un furgone. L’incidente potrebbe aver pregiudicato il già fragile equilibrio di Viviana che, invece di attendere i soccorsi, è scappata col bimbo”.
100 KM L’ORA – La notizia che l’auto di Viviana Parisi “viaggiava a oltre 100 Km l’ora” per noi è nuova. Un incidente a 100 km l’ora non è una cosa da nulla! Perché, allora, nei giorni in cui si cercavano mamma e figlioletto, e anche nei giorni successivi al ritrovamento del corpo di Viviana Parisi, è stato scritto che si trattava di un “banale incidente sull’A20 nei pressi di Caronia”?
Se andiamo a leggere i quotidiani nei giorni che vanno dal 5 al 19 Agosto leggiamo spesso due parole: “banale incidente”.
Viviana Parisi è stata ritrovata a piedi di un traliccio. Stando a quanto è stato appurato dai tecnici che hanno effettuato l’autopsia, la donna sarebbe morta a causa delle fratture provocate dalla caduta dall’alto. E qui si aprono altri interrogativi.
“Le immagini dei droni dei Vigili del fuoco – leggiamo ancora su La Sicilia – dicono inoltre che la dj era già senza vita il 4 Agosto: il decesso è avvenuto dunque nelle 24 ore che hanno seguito l’incidente”.
IL TRALICCIO – La domanda è: perché Viviana Parisi si è arrampicata sul traliccio? Qualcuno ha ipotizzato che la mamma, con in braccio il figlioletto, alla vista del branco di animali, abbia cercato di salvarsi provando ad arrampicarsi sul traliccio. Il bambino era vivo o era morto? Viviana aveva in quel momento la forza per arrampicarsi su un traliccio?
E poi cosa potrebbe essere successo? Il bambino è caduto e e gli animali lo hanno trascinato via? E’ per questo che i resti del corpicino di Gioele sono stati trovati a circa 700 metri dal traliccio?
Ci sembra interessante la ricostruzione del quotidiano La Stampa che noi leggiamo su neXt:
“Viviana Parisi è stata trovata morta quattro giorni dopo sotto un traliccio dell’alta tensione. Da lì non è caduta, sembra essersi lanciata. Così dicono i primi riscontri dell’autopsia: il corpo era a 3 metri di distanza, riverso di lato. E non è mai stato spostato da quel punto. Questo significa che non può essere la caduta accidentale di chi era salito, magari, per difendersi dalle bestie. E neppure, come hanno ipotizzato gli avvocati che assistono la famiglia Mondello, per cercare dall’alto il figlio scomparso nel bosco. Viviana Parisi avrebbe trovato il suicidio da quel traliccio”.
Insomma, la donna, alla vista del figlioletto trascinato dagli animali avrebbe deciso di farla finita lanciandosi dal traliccio.
Secondo gli investigatori, la mamma e il figlioletto sarebbero morti lo stesso giorno. La donna e il bambino, dopo aver lasciato l’auto per dirigersi nei boschi, non hanno percorso molta strada. Come mai ci sono voluti quattro giorni per trovare il corpo di Viviana Parisi? Non sono un po’ troppi?
Leggiamo ancora su neXt:
“L’indagine sul corpo di Gioele verrà condotta da Stefano Vanin, professore all’Università di Genova, dove dirige il Distav, il Dipartimento di scienze della terra dell’ambiente della vita. Vanin ha già lavorato sui casi di Yara Gambirasio e di Melania Rea. Tramite l’analisi degli insetti presenti sul corpo di Gioele e la comparazione con i dati meteo si cercherà di stimare quando è morto il bambino. Per capire se si è trattato di omicidio suicidio o se il piccolo è stato aggredito dagli animali:
«Non mi piace la parola determinare», dice. «È sbagliata. Noi non possiamo determinarla, ma la stimiamo. Sapendo che c’è sempre quello che noi chiamiamo un intervallo di confidenza, insomma un margine di errore». Porterà nei suoi laboratori di Genova dei campioni «congelati all’atto del ritrovamento», e la vita degli insetti lo aiuterà a stimare la data di morte della madre e del figlio”.
“Perché è importante? – scrive ancora neXt -. Perché la Procura ipotizza che si tratti di un caso di omicidio-suicidio, cioè pensa che Viviana Parisi, in preda all’angoscia e alla sofferenza psichica, abbia ucciso il figlio e poi si sia tolta la vita buttandosi dal traliccio. Ma se si scoprisse che Gioele è morto dopo sua madre quello scenario cadrebbe”.
IL CORPO DI GIOELE – Già, Gioele. Anche nel suo caso, una domanda: come mai tanti giorni prima di ritrovare il resti del corpicino del bambino? Sempre su La Sicilia leggiamo:
“Oggi è tornato a parlare Giuseppe Di Bello, il carabiniere che lo ha trovato. Dopo giorni di ricerche l’uomo l’ha scoperto dove nessuno aveva cercato: a poca distanza dalla piazzola in cui Viviana aveva abbandonato la macchina. «Ho saputo che i Vigili del fuoco sono lì dove ho trovato Gioele e stanno cercando altri resti. Spero trovino qualcosa, ma sicuramente non sarà facile. E’ probabile che diverse specie di animali, come la volpe o i suini neri o altri si siano purtroppo contesi il suo corpo e lo abbiano portato lontano». «Non sono un eroe – ha aggiunto – e non sono un esperto: ho solo capito dalla vegetazione, che quello era un posto meno battuto e mi sono infilato lì, trovando Gioele. Ho seguito l’istinto»”.
Una storia, quella andata in scena nei boschi di Caronia, ancora oggi con poche luci e con molte ombre.
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