Come scriviamo da oltre due mesi, è impensabile, per la Sicilia, accogliere migranti economici a questi ritmi fino a Novembre. Piano piano lo cominciano a capire anche i sindaci dei Comuni siciliani: meglio tardi che mai. Lo cominceranno a capire anche il Governo nazionale italiano i gestori di questo business che operano in Libia e in Tunisia?
Il primo “No” agli sbarchi dei migranti della nave Snav ‘Aurelia’ con 273 tunisini a bordo è arrivato dal sindaco di Trapani, Giacomo Tranchida (PD); il secondo “No” è arrivato dalla sindaca di Augusta, la grillina Cettina Di Pietro.
Due “No” pesanti, perché arrivano da due sindaci che fanno capo ai due più importanti partiti di Governo: PD e Movimento 5 Stelle.
Le motivazioni sono le stesse: in Italia aumentano i contagi da Coronavirus e non è molto razionale far sbarcare migranti: tanto più che venti di migranti presenti sulla nave sarebbero positivi al virus.
Una bella ‘botta’ per il Governo nazionale imbarca & sbarca migranti di PD, grillini, renziani e Liberi e Uguali che fino ad oggi, in Sicilia, hanno trovato il ‘muro basso’. E’ evidente che le proteste del Governo regionale di centrodestra di Nello Musumeci stanno sortendo effetti politici: ai sindaci siciliani del PD e del Movimento 5 Stelle l’idea di cedere a Musumeci e, in generale, al centrodestra, la bandiera del no agli sbarchi non va più giù.
Dice Cettina Di Pietro (dichiarazione che prendiamo dal Giornale di Sicilia):
“Per tutelare la salute dei miei concittadini, nessuna delle persone a bordo, che siano equipaggio o migranti, potrà scendere a terra ad Augusta. Può apparire una decisione forte, ma ho la responsabilità di assicurare le massime condizioni di sicurezza sanitaria ad Augusta ed agli augustani. Questo è un territorio accogliente che nei recenti anni segnati dal fenomeno migratorio non si è mai tirato indietro, svolgendo funzioni e ruoli spesso non opportunamente riconosciuti da governi e ministri. Ma ciò non vuol dire che sia sempre Augusta la sacrificabile”.
Dopo di che, per addolcire la ‘pillola’ al Governo nazionale, la sindaca di Augusta se la prende con il Governo regionale che non c’entra proprio niente e che, al massimo, ha la responsabilità politica di non aver applicato l’articolo 31 dello Statuto per togliere allo Stato il controllo del territorio siciliano.
“Il Governo Musumeci – dice la sindaca di Augusta – non ha fornito alcuna indicazione certa sul da farsi, a parte l’ordinanza 31 del 9 agosto. Tante parole roboanti sui social ma, nei fatti, non ha adottato misure idonee a tutelare il territorio. Per questo ho deciso di intervenire, per difendere Augusta come ieri ha fatto anche il collega di Trapani. Noi sindaci siamo soli davanti all’emergenza. Non è accettabile che la responsabilità sia demandata a noi primi cittadini, senza coordinamento e controlli regionale, con il risultato di spostare il problema da un territorio ad un altro”.
Secca la replica – sempre sul Giornale di Sicilia – dell’assessore regionale alla Salute-Sanità, Ruggero Razza:
“Il sindaco di Augusta, a breve l’ex, ha perso l’occasione per tacere. Polemizza con la Regione, ma può emettere una ordinanza ai sensi di quella del Presidente della Regione, che richiama integralmente. Colpisce, poi, la sua ignoranza assoluta in diritto o, peggio, la sua malafede. Sconosce, infatti, quale sia il riparto di competenze tra Stato e Regione e non pronuncia una sola parola contro il Governo che è sostenuto dal suo partito ed è responsabile di una ondata migratoria con rari e ormai remoti precedenti. Ma anche lei subisce la crisi di consenso che colpisce il suo partito e, quindi, prova a spostare l’attenzione dimenticando, inoltre, che è grazie all’azione della Regione se la tendopoli pensata da Roma non è divenuta attiva. Il sindaco non meriterebbe risposta, ma – conclude Razza – quelli che avevano mostrato un volantino con scritto ‘mai più migranti’ oggi stanno trasformando la Sicilia in un campo profughi”.
Al di là delle polemiche, il dato politico è uno: tra i sindaci del PD e del Movimento 5 Stelle della Sicilia e il Governo nazionale non c’è più intesa sui migranti.
Intanto a Lampedusa, dove proseguono senza sosta gli sbarchi di migranti, sono stati trovati 38 migranti positivi al virus. la situazione, nell’isola, non sembra serena: anzi. Qualche giorno fa abbiamo pubblicato una pesantissima denuncia del sindacato di polizia, COISP.
“Solo 20 poliziotti per mille e 200 migranti!”
E’ ormai accertato che alcuni i migranti sbarcati a Lampedusa, tra le proteste della popolazione, vanno in giro per l’isola. Ora arriva la notizia che ci sono 38 migranti positivi.
Su Facebook il presidente della Regione siciliana, Musumeci, scrive:
“I nostri operatori sanitari, che non smetterò mai di ringraziare per quanto stanno facendo, mi hanno appena informato che a #Lampedusa sono stati individuati 38 nuovi #migranti positivi al #Covid19. È l’ennesimo episodio. Sinceramente non comprendiamo l’atteggiamento del Governo centrale che, oltre a non chiudere i porti siciliani, a più di due mesi dalla nostra richiesta non si è ancora pronunciato sullo ‘stato di #emergenza’ per quell’isoletta. Ciò che amareggia, in particolare, è l’indifferenza nei confronti di una piccola comunità che del sentimento di accoglienza e del senso di sacrificio ne ha fatto negli anni una ragione di vita”.
Quello che noi non capiamo è come mai i sindaci possono opporsi agli sbarchi dei migranti, mentre il presidente della Regione non vuole applicare l’articolo 31 dello Statuto siciliano.
Che dire? Come I Nuovi Vespri scrive da Giugno, è impensabile che a Lampedusa e in Sicilia possano continuare gli sbarchi di migranti fino a Novembre. Già è un’assurdità che questo caos – che ormai, oltre alla Sicilia, investe tantissimi Comuni italiani – sia arrivato alla terza decade di Agosto. Pensare di andare avanti così fino a Novembre – lo ribadiamo – è una follia.
I sindaci dei Comuni siciliani lo stanno cominciando a capire. Magari, con un po’ di buona volontà, riusciranno a capirlo anche il capo del Governo, Giuseppe Conte, e i sui Ministri.
Ci rendiamo conto che per i ‘filantropi’ che gestiscono questo grande affare in Libia e in Tunisia sarà un grande dispiacere sapere che in Italia monta la protesta per porre fine a questo ‘bordello’. E’ probabile che ci rimarranno male. Così com’è probabile che ci rimanga male anche l’Unione europea, sempre così ‘aperta’ alle esigenze della Tunisia (a spese dell’Italia): pazienza, ce ne faremo una ragione.