… e che, magari, esportano i prodotti agricoli che producono in quei Paesi in Italia e in Sicilia, penalizzando gli agricoltori italiani e siciliani. Da quelle parti, infatti, i costi – a cominciare dal costo del lavoro – sono molto più bassi. Così facendo distruggono la nostra agricoltura. Che geni!
da Santo Bono e Pino d’Angelo
del Movimento Terra è Vita
riceviamo e pubblichiamo
Dopo un’attenta riflessione e in considerazione delle varie speculazioni che gli agricoltori e l’intero mondo agricolo e i consumatori subiscono quotidianamente, analizzando attentamente i vari trattati europei a cominciare da:
Accordo UE – MAROCCO
Progetti MEDA
Green Corridor
siamo arrivate alle seguenti conclusioni.
Constatando che una nutrita delegazione di europarlamentari di tutti i partiti che era presente al momento dell’approvazione di tali accordi, viene naturale chiedere:
“Ma si rendevano conto cosa avrebbe provocato alla nostra economia? Quali benefici hanno portato all’Italia e, in particolar modo, al Mezzogiorno e alla Sicilia? Chi ne ha tratto maggior vantaggio? Se l’Italia importa grano, arance, olio d’oliva, ortaggi, vino ecc, cosa esportiamo?
Le industrie che vendono i propri prodotti all’estero dove pagano le tasse? (Olanda o Lussemburgo).
Ma la cosa più interessante è:
in Egitto, in Marocco, in Tunisia e in Cile chi sono gli imprenditori agricoli italiani (e anche qualche siciliano) che producono ed immettono nel mercato italiano prodotti agricoli, con costi inferiori a quelli che noi in Italia e in Sicilia invece siamo costretti ad applicare (salario contrattuale e costi vari di produzione ecc.)?
In ambito economico-produttivo questa viene definita “concorrenza sleale”, fatta per creare uno svantaggio sui competitori (vedi salari e varie regolamentazioni di produzione).
In questi Paesi vengono applicate le norme contrattuali di lavoro? Vengono applicati i disciplinari di produzione come avviene in Italia?
Se un agricoltore fa queste semplici considerazioni, coloro che sono titolati a fare questo lavoro non si pongono tali domande per rappresentare al meglio il popolo agricolo che si trova ancora una volta in ginocchio?
Pensiamo che l’impegno preso in campagna elettorale viene soltanto rispettato per grandi elettori che, come consuetudine, sono quegli imprenditori agricoli che coltivano i terreni menzionati in precedenza in Egitto, Marocco, Tunisia e Cile.
Come possiamo superare questa crisi ventennale ed essere competitivi in un mercato globale se, alla base di questo, vi è un’imperfezione di norme? E ancora un volta ci chiediamo, e chiediamo: chi sono coloro che hanno beneficiato dei contributi dei progetti MEDA?
“U ventu chiesa ci voli, ma no p’astutari li cannili…”.
In conclusione, pensiamo che siamo orfani sia di padre che di madre, il nostro caro Presidente della Regione, Nello Musumeci, dovrebbe essere come un buon padre di famiglia, non facendo distinzioni tra i propri figli, poiché essi sono tutti uguali e non deve permettere che un figlio viva nel benessere e l’altro nella miseria.
Presidente Musumeci faccia il buon padre di famiglia.
Foto tratta da Cronache di Gusto
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