Un comunicato della presidenza della Regione siciliana annuncia l’apertura di due miniere di salgemma. Ottima cosa. Resta da capire il perché non puntare anche sui giacimenti di zolfo e, soprattutto, di sali potassici. Forse perché bisognerebbe chiedere il ‘permesso’ alla Germania?
Un comunicato della presidenza della Regione siciliana ci lascia un po’ perplessi:
“Con il governo Musumeci riparte l’attività di estrazione del sale in Sicilia. Il dipartimento regionale dell’Energia ha pubblicato due bandi di gara per assegnare la concessione mineraria per la coltivazione di sali alcalini in due siti, a ‘Salina-Pioppo’, in un’area di 282 ettari nel territorio di Nicosia e Sperlinga, e a ‘Case Rainieri”’, 286 ettari nel territorio del Comune di Mussomeli”.
Perché il Governo regionale siciliano ci dice che “riparte l’attività di estrazione del sale in Sicilia”? Forse hanno chiuso le miniere di salgemma di Realmonte e Racalmuto, in provincia di Agrigento, e la miniera, sempre di salgemma, di Patralia Soprana? Noi pensavamo che queste tre minera fosse ancora aperte. Mah…
“Dopo anni – prosegue il comunicato – arriva dunque una nuova opportunità per creare occupazione diretta e indotta nel settore. Le due procedure aperte, pubblicate a firma del direttore generale, Salvatore D’Urso, sono state pubblicate sulla Gazzetta ufficiale. Le gare saranno aggiudicate con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa. A essere valutati saranno dunque i criteri tecnici qualitativi mentre il prezzo rappresenta il costo fisso dei canoni minerari da corrispondere all’amministrazione e non è suscettibile di ribasso”.
“Nel dettaglio – leggiamo sempre nel comunicato – il giacimento Rainieri, sulla base delle indagini eseguite, è stimabile in circa 309 milioni e mezzo di tonnellate di salgemma di cui circa 77 milioni di tonnellate circa minerariamente sfruttabili. Salina Pioppo invece è stimabile in circa 942 milioni di tonnellate di salgemma di cui circa 150 milioni di tonnellate sfruttabili. La durata delle concessioni verrà stabilita dall’amministrazione in proporzione agli interventi programmata e comunque per un massimo di 30 anni”.
Bene per il salgemma. Però vogliamo ricordare al Governo regionale che la Sicilia può contare anche sulle miniere di zolfo e, soprattutto, sulle miniere di sali potassici.
Sullo zolfo siciliano – che si trova nel sottosuolo delle province di Agrigento e Caltanissetta – pesa ancora il retaggio degli inglesi, colonialisti e sfruttatori. E poi la gestione irrazionale da parte della Regione siciliana nei primi anni dell’Autonomia siciliana: ricordiamo un’inchiesta di Giuseppe Fava alla fine degli anni ’60 del secolo passato, poi pubblicata in un libro dello stesso giornalista e scrittore. Quindi la chiusura delle miniere di zolfo completata nei primi anni ’70.
Ma lo zolfo, in Sicilia, c’è ancora e può essere utilizzato creando lavoro e ricchezza.
Su sali potassici, invece, pesa la lunga mano dei tedeschi che, a quanto si racconta, determinarono, alla fine degli anni ’80, la chiusura della miniera di Pasquasia, in provincia di Enna (i sali potassici – e precisamente la kainite, dalla quale si estrae il solfato di potassio – si trovano nel sottosuolo dell’Ennese e dell’Agrigentino).
Non sarebbe il caso di cominciare a ragionare anche sui sali potassici e sullo zolfo? O dobbiamo chiedere il ‘permesso’ ai tedeschi?
Foto tratta da Cefalu.it
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