In questa riflessione il filosofo e commentatore marxista, Diego Fusaro, ci racconta come in Italia è stata utilizzata l’emergenza Coronavirus o COVID-19: il virus che, attenzione, c’è per davvero è diventato uno strumento di potere al servizio del potere liberista dominante. Lo sterminio del ceto medio e la crisi della democrazia rappresentativa sostituita da task forces non elette
di Diego Fusaro
Un medico disse che tra Marzo e Aprile del 2020 si aveva l’impressione che
Sembrava quasi che si dovesse a tutti i costi amplificare l’emergenza, terrorizzare la popolazione e instaurare “un regime molto stringente” (sì, qualcuno lo disse per davvero…). Poi si scoprì, per giunta, che si stavano curando come polmoniti i malati di COVID-19, nei quali invece il danno più grande causato dalla malattia era la formazione di trombi.
Ad oggi non mi è chiaro cosa voglia dire intubare pazienti che hanno la trombosi: non ci hanno chiarito quali siano le reali conseguenze, anche se molti medici – magari a mezza bocca – hanno anche provato a dirlo. Che letale fosse la formazione di trombi più della polmonite si scoprì nonostante una circolare ministeriale del 2 maggio che sconsigliava di fare le autopsie sui morti per Covid-19 (chissà perché?).
Sembrava davvero che il virus, che pure esisteva ma i cui effetti erano verosimilmente meno clamorosi di quelli narrati, dovesse essere utilizzato come metodo di governo, come via per cambiare per sempre le nostre vite (“la nuova normalità”), come razionalità politica per velocizzare e compiere processi già in atto e ben noti: sterminio del ceto medio, digitalizzazione della società (scuola e lavoro in primis), messa in quarantena della normale attività del Parlamento e nomina di task forces non elette e di chiara impronta liberista, massacro dei lavoratori, potenziamento dell’ecommerce e del settore finanziario.
Insomma, questo virus non sembra un fastidioso imprevisto nella tempesta della globalizzazione: sembra, invece, l’elemento ideale (che, se non ci fosse, quasi andrebbe inventato) per il suo compimento, per il trionfo dei ceti dominanti e per la riplasmazione in chiave autoritaria-terapeutica del nesso di forza capitalistico.
Mi viene fatalmente in mente – e mi perdonerete per il riferimento meno hegeliano del solito – il famoso cartone “La spada nella roccia”: vi ricordate, nella disfida con la maga Magò, come vince definitivamente Merlino? Ecco, sembra che le parole di Merlino le stiano ora pronunziando, beffardi, il capitalismo e la sua classe di riferimento, rivolti contro gli sconfitti del mondialismo:
“Non sono sparito, sono solo molto piccolo”.
Foto tratta da Articolo 21