C’è stato un tempo in cui il Socialismo europeo ed italiano ha avuto un altro volto: il volto di chi difendeva realmente i più deboli. E non i finti socialisti di oggi – di cui il PSE è la triste e trista materializzazione – che sanno solo fare i ‘succhiotti’ al grande capitale, genuflettendosi alla globalizzazione dell’economia e alle sue folli leggi
Un nostro vecchio amico socialista con il quale abbiamo condiviso, nella metà degli anni ’70 del secolo passato, la passione politica, ci ricorda che i Socialisti, oggi, sono cambiati e non possono ignorare il mondialismo, dalla globalizzazione dell’economia alla questione migranti. Dopo il congresso del Midas lui, da dimartiniano di ferro, è stato tra i primi ad abbracciare la causa del Socialismo riformista milanese.
Anche allora non eravamo d’accordo. E non siamo stati d’accordo nemmeno qualche anno dopo, quando il Governo di Bettino Craxi ‘congelava’ la scala mobile: lui diceva per ‘raffreddare’ l’inflazione e per rilanciare l’economia, noi, molto più sommessamente, ribattevamo che quel provvedimento infame era solo la sottomissione dei Socialisti italiani al capitalismo di casa nostra in cambio di posizionamenti vari…
Anche oggi, a distanza di anni, continuiamo a sentirci e a non andare d’accordo. Lui si sente rappresentato dal PSE, il Partito Socialista Europeo, formazione politica che noi non consideriamo socialista. Lui dice che noi esageriamo con i nostri continui attacchi alla gestione del mercato agro-alimentare da parte della Ue; noi ribattiamo che l’innalzamento dei limiti della presenza del glifosato e di altre tossine nei cereali (grano in testa) e nei legumi è una scelta criminale.
Lui dice che le nostre preoccupazioni sullo sbarco dei migranti in Sicilia sono un po’ eccessive perché i controlli sui migranti che sbarcano ci sono, dimenticando di ricordare che sono già sbarcati migranti positivi al Coronavirus, che altri migranti, in numero imprecisato, sono sbarcati senza alcun controllo e che altri migranti ancora scappano dai centri dove dovrebbero effettuare la quarantena dileguandosi.
A queste nostre repliche ha scrollato le spalle e ci ha detto:
“Che vuoi, siamo sempre socialisti e dobbiamo accettare tutto nel nome del Socialismo riformista che ha eliminato le eccessive forme di controllo sullo Stato e ha accettato la solidarietà, anche a costo di sopportare chi specula sui migranti”.
Quest’ultima considerazione ci ha fatto un po’ sorridere. E ci ha fatto pensare alla pubblicistica italiana che ha sempre rifiutato i veri socialisti, chiamandoli con disprezzo “massimalisti”, in favore dei riformisti – soprattutto dei riformisti di scuola milanese – che, a partire dalla cosiddetta “éra Giolitti”, hanno trasformato buona parte del Socialismo italiano in un partito di fiancheggiatori dello stesso Giolitti e, quindi di fiancheggiatori del potere, con i testa quel disastro politico chiamato Filippo Turati.
A questo punto abbiamo ricordato che la storia del Socialismo italiano ha avuto, per fortuna, anche esempi diversi: come il premio Lenin assegnato a Pietro Nenni nel 1951 e ritirato dallo stesso leader del Socialismo italiano l’anno successivo. Nenni, per la cronaca, fu sempre legato al grande condottiero dell’Unione sovietica, Giuseppe Stalin.
Nenni, per la cronaca, è stato uno degli ultimi a vedere vivo il grande leader sovietico.
Al nostro amico di lunga data – e anche alle tante anime belle che ancora oggi difendono il PSE, il mondialismo, l’orrida attuale Unione europea dell’euro e il grande affare dei migranti gestito da soggetti senza scrupoli – diciamo che se oggi ‘Baffone’ fosse tra noi, ebbene, l’Unione europea dell’euro sarebbe già stata mandata in soffitta, non ci sarebbero i cereali e i legumi avvelenati dal glifosato, non ci sarebbe il mondialismo degenerato, non ci sarebbero i migranti e, soprattutto, non ci sarebbero coloro i quali speculano sui migranti. Questi ultimi sarebbero già da un pezzo in sani ‘campi di rieducazione’.
Così, tanto per mettere i puntini sulle “i”!
Foto tratta da ildogville.it
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