Quello che Giuseppe Conte, Romano Prodi e il PD non ci dicono lo ha raccontato in un’inchiesta il quotidiano economico “Italia Oggi”. Non solo, grazie al MES, i tedeschi si sono presi gli aeroporti della Grecia per quattro soldi, ma siccome l’emergenza Coronavirus ha ridotto i guadagni del 90%, i tedeschi hanno chiesto i danni alla Grecia. Lo prevede il contratto del MES… Le insidie del Recovery Fund, che potrebbe essere un MES camuffato
Mentre i nostri geniali governanti – il presidente del Consiglio Giuseppe Conte in testa, ma anche lo stato maggiore del PD – vogliono appioppare gli italiani i fondi del MES (Meccanismo Europeo di Stabilità), scopriamo che, ancora oggi, i greci pagano il conto, ‘salatissimo’, di aver accettato il MES. La storia la racconta il quotidiano Italia Oggi in un articolo dal titolo molto chiaro:
“Effetto Mes-Troika: la Grecia è costretta tuttora a ripianare le perdite della società tedesca che si era presa 14 aeroporti”.
Notevole, no? I tedeschi hanno scippato per quattro soldi alla Grecia gli aeroporti quando questo Paese è stato ‘incaprettato’ con il MES e hanno guadagnato una barca di soldi. In pratica, il turismo di questo Paese, per la parte che riguarda i trasporti aerei, ha riempito di soldi le ‘casse’ della Germania.
Poi è arrivato il Coronavirus. E, come in tutta l’Europa (e oggi in quasi tutto il mondo, dove più, dove meno), causa pandemia gli introiti dei trasporti aerei si sono drasticamente ridotti. Quello che fino a Gennaio dello scorso anno erano stati utili, adesso sono diventate perdite.
Ebbene, sapete che cosa sta succedendo? Che in base ai contratti-capestro che i tedeschi – sempre loro! – hanno imposto alla Grecia, a risarcire le società tedesche che si sono prese per quattro soldi gli aeroporti della Grecia dovrebbero essere gli stessi cittadini greci!
Capito cos’è il MES, ragazzi? Ma leggiamo insieme l’articolo di Italia Oggi:
“Non c’è da stupirsi se il premier greco, Kyriakos Mitsotakis, dichiara fin da ora che la Grecia rifiuterà non solo il MES, ma anche qualsiasi aiuto del Recovery Fund, che tra una settimana sarà discusso dal Consiglio europeo, presieduto da Angela Merkel. «La Grecia ha già fatto tanti sacrifici in cambio dei prestiti europei», ha detto Mitsotakis, «e non vuole più saperne di una supervisione ‘rigorosa e impopolare’ sui suoi conti pubblici. Anzi, considera politicamente inaccettabili le eventuali condizionalità del Recovery Fund». Condizionalità tutt’altro che eventuali, visto che il principio base del fondo, «soldi soltanto in cambio di riforme», sembra già acquisito. Ma Mitsotakis non sembra affatto d’accordo: «I greci sono maturati molto e ora vogliamo fare le nostre riforme. Le revisioni semestrali dei conti pubblici che la Commissione Ue compie sulle finanze dei Paesi membri sono più che sufficienti»”.
Secondo voi queste cose le sanno il presidente Conte, il redivivo Romano Prodi e Zingaretti e il suo PD? Questi signori, per la cronaca, sono quelli che vorrebbero appioppare il MES all’Italia. Lungimiranti, no? Grandi politici…
“Mitsotakis, 51 anni – scrive sempre Italia Oggi – diplomi ad Harvard e Stanford, una carriera McKinsey alle spalle, è il leader di Nuova Democrazia, un partito conservatore, ma non è un populista. Anzi, in un’intervista al Corriere della sera, si è dichiarato europeista e anti-populista. Se non vuole avere più tra i piedi gli emissari della Troika (BCE, FMI, Commissione Ue), né quelli del MES, è perché ha toccato con mano che i sacrifici imposti al suo Paese a partire dal 2012 sono sconfinati, in molti casi, in vere e proprie spoliazioni degli asset nazionali di maggiore valore. Il tutto a vantaggio di alcuni Paesi europei, Germania e Francia in testa, che dicevano di agire per solidarietà”.
Con la scusa del MES i due Paesi ‘padroni’ dell’Unione europea – Germania e Francia – hanno fatto man bassa delle più importanti infrastrutture della Grecia. Ecco a cosa è servita e a cosa serve l’Unione europea dell’euro: a impoverire i Paesi in difficoltà depredandoli: e oggi dovrebbe toccare all’Italia.
Italia oggi racconta il ‘caso’ della società tedesca Fraport (Frankfurt airport services worldwide), società di trasporti che gestisce l’aeroporto di Francoforte. Ebbene, scrive il giornale economico, questa società “ha 22 mila dipendenti, fattura 3,4 miliardi di euro, e detiene partecipazioni in numerosi aeroporti in giro per il mondo. Tra questi, vi sono 14 aeroporti greci di tipo regionale, che Fraport ha acquisito in gestione nel 2015 per la durata di 40 anni, grazie a una privatizzazione imposta dalla Troika per concedere un prestito MES ad Atene”.
“Tra gli aeroporti acquisiti – scrive sempre Italia Oggi – vi sono quelli di alcune tra le isole e le località greche più celebri come luogo di vacanza, tra cui Santorini, Kos, Mykonos, Chania, Samos, Zakynthos e Cefalonia. Quando furono resi noti i dettagli del contratto di privatizzazione, si levarono subito le proteste non solo degli oppositori della privatizzazione, ma anche dei concorrenti di Fraport, per una clausola a dir poco scandalosa. Alla società tedesca venivano infatti concessi tutti i vantaggi economici dell’operazione, mentre i rischi e gli svantaggi sarebbero rimasti al governo greco. In particolare, una clausola prevede che il locatario degli aeroporti (Fraport) possa rivendicare al governo greco la copertura delle eventuali perdite «causate da eventi di forza maggiore», quali ad esempio il crollo del traffico aereo causato dalle restrizioni imposte dalla pandemia del COVID-19. In base a questa regola capestro, che riconosce alla società tedesca i profitti e scarica le perdite sulla parte greca, Fraport, avendo accusato un crollo dei trasporti in Grecia del 90%, ha presentato di recente al governo di Atene il conto dei mancati profitti del primo semestre 2020: 175 milioni di euro. Soldi che, in base al contratto di affitto stilato sotto il controllo rigoroso della Troika e del MES, dovrebbero essere sborsati dai contribuenti greci, in aggiunta a tutti i sacrifici fatti finora”.
Abbiamo torto quando noi scriviamo – e lo scriviamo da quando siamo in rete – che non i tedeschi, ma la classe dirigente tedesca è fatta da parassiti e che l’Italia deve uscire subito da questa Unione europea di strozzini governata dalla classe dirigente tedesca?
E i governanti greci che dicono? “Il governo Mytsotakis, per il momento – leggiamo sempre su Italia Oggi – non ha accettato la richiesta. A giudizio di alcuni analisti tedeschi, la soluzione del problema potrebbe essere individuata proprio nella accettazione del Recovery Fund da parte del governo di Atene. In tal caso, a pagare il conto delle perdite di Fraport sarebbero tutti i contribuenti europei, tramite i contributi nazionali al fondo, e non i contribuenti greci, se non in minima parte per questi ultimi. In ogni caso, la trattativa tra la Fraport e il governo greco è solo all’inizio, e comprende un altro punto: grazie a un’altra clausola di favore del contratto gestito da MES e Troika, la Fraport non ha pagato al governo greco il canone annuo di concessione, pari a 22,9 milioni di euro, chiedendo un rinvio di sei mesi, gravato da un interesse di appena lo 0,5%”.
Bravi i tedeschi, no? Insomma, ogni qual volta la Germania deve tirare fuori soldi accampa sempre scuse.
“La stessa Fraport – leggiamo ancora su Italia Oggi – dopo avere rilevato i 14 aeroporti greci per appena 1,2 miliardi, nel 2017 ha chiesto al governo greco un risarcimento di 74 milioni di euro poiché, a suo dire, gli aeroporti non erano nelle condizioni previste dal contratto. La faccenda, allora, si risolse con un compromesso di 27 milioni, un terzo della richiesta. Ma ad Atene se la sono legata al dito. Per questo, ora, Mytsotakis dice basta MES, e niente Recovery Fund con condizionalità”.
Da quello che si capisce leggendo questo articolo, oltre all’atteggiamento predatorio della Germania, anche il Recovery Fund – sul quale punta tanto il capo del Governo italiano Conte – potrebbe presentare grandi rischi: ovvero la possibilità che, in cambio di questi soldi, i Paesi dovranno effettuare alcune ‘riforme’: per esempio, vendere gli aeroporti italiani alle solite società tedesche. O, magari, vendere le spiagge. O, magari, cedere l’ENI e la Finmeccanica…
Il rischio, insomma, è che il Recovery Fund venga trasformato in una sorta di MES camuffato. E’ quello che vedremo nei prossimi giorni.
Foto tratta da AdHoc News
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