La crisi dell’Unione europea dell’euro, dove predominano liberismo economico e strozzinaggio, farà crescere ovunque soggetti politici sovranisti. Come arriverà la Sicilia a un appuntamento ormai imminente? C’è la possibilità di dare vita a un soggetto politico che metta insieme sicilianismo, keynesismo e sovranismo?
Sul fatto che l’Italia stia andando a rotoli non ci dovrebbero essere dubbi. Il nuovo Ponte di Genova affidato ad Autostrade perché così ha deciso il Partito Democratico, tra lo sbigottimento e la contrarietà di tantissimi italiani, il tentativo un po’ tragicomico del Governo del nostro Paese di provare a convincere l’Unione europea ad erogare subito i fondi del Recovery Fund che ancora deve essere approvato (e che, a nostro avviso, verrà stravolto per essere trasformato nel solito fondo gestito da strozzini) danno la misura quasi esatta di un Paese alla deriva.
In questo scenario sarà inevitabile l’accentuarsi della crisi dei partiti politici tradizionali e la nascita di nuovi soggetti politici.
Con molta probabilità, dei partiti di Governo resisterà solo il PD, che non a caso ha imposto al Movimento 5 Stelle la gestione del nuovo Ponte di Genova ad Autostrade. Ormai quasi del tutto privo di consenso ‘ideologico’, al partito Democratico non resta che chiudersi nel fortilizio del clientelismo allo stato puro, provando a resistere.
In caduta libera, invece, il Movimento 5 Stelle, che proprio sulla vicenda del Ponte di Genova si è giocato la poca credibilità politica che gli era rimasta.
Non fa più sognare, anche se rimane forte, la Lega di Matteo Salvini, mentre cresce di giorno in giorno Fratelli d’Italia, certamente più coerente dei leghisti che, tra le loro fila, hanno pur sempre Giancarlo Giorgetti nel ruolo di vicesegretario: un personaggio, Giorgetti che, strizzando l’occhio ai ‘predoni’ dell’Unione europea dell’euro, ha ottenuto solo il risultato ‘intelligente’ di cedere spazio all’universo sovranista.
Che l’Unione europea dell’euro di oggi sia un disastro ormai lo hanno capito tutti. Prima della pandemia di Coronavirus o COVID-19, bene o male, tra informazione di parte, se non distorta, questa sgangherata istituzione resisteva.
La pandemia ha messo completamente a nudo l’inconsistenza culturale prima che politica dell’attuale Unione europea dell’euro alla quale ormai credono solo i superpagati burocrati, i superpagati parlamentari europei (un parlamentare europeo costa oltre 60 mila euro al mese, ma questo nessuno lo dice: e torniamo all’informazione di parte, se non distorta) e i componenti di un’unitile Commissione europea.
Con molta probabilità, se in Italia venisse celebrato un referendum sulla permanenza o meno nell’Unione europea il “No” alla Ue vincerebbe con una maggioranza schiacciante. E siccome la situazione peggiorerà, perché le divisioni, all’interno della Ue, sono sempre più profonde, in Italia dovrebbero crescere le formazioni politiche anti-europeiste.
L’esempio è rappresentato dal nuovo soggetto politico fondato da Gianluigi Paragone, che i sondaggi danno già al 7%. Noi non crediamo ai sondaggi, ma a giudicare da quello che si muove dietro questo nuovo soggetto politico (in Italia il sentimento anti-europeista, oggi, è molto più forte e più esteso rispetto a qualche anno fa: ci sono soggetti economici ormai decisamente schierati contro l’Europa dell’euro) abbiamo la sensazione che, questa volta, ci sia qualcosa di serio.
Scrive il filosofo e commentatore marxista, Diego Fusaro:
“Leggo che, nei sondaggi, il partito dell’amico Paragone vola. Ne sono felice e dico anche che se lo merita, perché Paragone è – oltre che un amico – una persona preparata, a modo e coerente (cosa, quest’ultima, davvero rara di questi tempi). Accanto al partito unico dell’euro (PUDE), che spazia dal PD alla Lega, passando dai 5Stelle e da +EUROPA, sta prendendo forma una nuova galassia anti-euro e anti-liberista: nella quale spiccano il FSI (Fronte Sovranista Italiano), il partito di Paragone e Vox Italiae, che ormai ha, di fatto, circoli in ogni città d’Italia e migliaia di tesserati. Vox Italiae si ispira alle modeste idee del sottoscritto, che a sua volta è un allievo dell’immenso Costanzo Preve”.
Tra gli avversari del liberismo sfrenato, in Italia, ci dovrebbero essere i socialisti. Ma purtroppo questi ultimi o rimangono legati in modo demenziale al PSE (Partito Socialista Europeo), ormai ridotto a ‘scendiletto’ politico delle multinazionali che infestano la Ue, o sono ancora divisi in tanti rivoli e – sembra incredibile dopo tanti anni – si portano ancora dietro le ‘tossine’ del disastroso socialismo autonomista milanese, esperienza che ha segnato in negativo gli ultimi anni di questa forza politica poi travolta da Tangentopoli.
Ma, disastri del Socialismo italiano a parte, la domanda è: come si sta presentando la Sicilia a questo appuntamento? Noi avevamo pensato che già nelle passate elezioni regionali in Calabria e nelle imminenti elezioni regionali e comunali sarebbe stata presente una forza politica in grado di unite il Sud. Ipotizzavamo che tale ruolo sarebbe stato esercitato dal Movimento 24 Agosto. Ci siamo sbagliati.
I nostri amici del Movimento 24 Agosto, più che politici, sembrano ‘filosofi’ prestati a un meridionalismo anti-leghista senza sbocchi che, alla fine, proverà ad avvantaggiare gli avversati della Lega. Ma se osteggiare la presenza della Lega nel Sud è giusto, diventa un errore politico se il tutto si risolve nell’anti-leghismo fine a se stesso.
In altre parole, un anti-leghismo ‘strillato’ senza poi essere presenti nell’agone elettorale rischia soltanto di puntellare forze politiche che propongono – pur non presentandosi come leghiste o, addirittura, come alternative alla Lega – iniziative contrarie agli interessi del Sud.
Per citare un esempio concreto, possiamo affermare che pensare che il candidato di centrosinistra alle elezioni regionali della Puglia, Michele Emiliano, possa offrire agli abitanti di Taranto – che chiedono la chiusura dell’acciaieria ex ILVA – soluzioni diverse dal candidato di centrodestra Raffaele Fitto è un errore.
Insomma, messo da parte il Movimento 24 Agosto – che di fatto come soggetto politico attivo non c’è – la Sicilia deve fare da sé. Si aggregherà, come ha sempre fatto finora, a partiti e Movimenti nazionali che poi la svenderanno al migliore offerente, o proverà a dare vita a qualcosa di nuovo, ovvero a un soggetto politico sicilianista, d’ispirazione keynesiana, legato agli interessi della Sicilia sul modello di quanto fatto in Catalogna?
La domanda è semplice. L’ultima, grandissima delusione, per la nostra Isola, è rappresentata dai grillini: votati in massa dai siciliani nel Marzo del 2018, hanno ricevuto in cambio solo vergognose penalizzazioni, dal caro biglietti aerei che si protrae da oltre un anno all’abbandono dell’agricoltura, fino alla vergognosa scelta della Sicilia come unica Regione italiana che deve accogliere i migranti in piena pandemia, mettendo a rischio la salute dei cittadini.
Per il passaggio delle elezioni amministrative c’è già la proposta del professore Massimo Costa, che sta raccogliendo tanti consensi. E questo va bene. Ma bisogna andare al di là. I tanti soggetti politici autonomisti, sicilianisti, indipendentisti da soli non basterebbero. Bisogna aprire a tutti i sovranisti presenti in Sicilia e a chi propugna il keynesismo in antitesi al liberismo oggi dominante in Europa. Queste siciliani ci sono e sono anche tanti: basta cercarli.
Pensare di costruire una Sicilia diversa dentro un’Unione europea dell’euro di strozzini è un errore. Il nuovo soggetto politico siciliano va pensato al di fuori del ‘lager’ dell’Unione europea, guardando all’esempio del Regno Unito, oltre che della citata Catalogna.
Appello finale, infine, agli agricoltori siciliani. Anche per loro il messaggio è identico: pensare di salvare l’agricoltura siciliana dentro l’Unione europea al glifosato e all’olio d’oliva tunisino è un gravissimo errore. Invitiamo quindi tutti gli agricoltori siciliani a considerare l’ipotesi di un soggetto politico diverso. Gli agricoltori siciliani prendano quello che si può prendere da questa sgangherata Unione europea, ma comincino a guadare oltre a un europeismo liberista che, con molta probabilità, finirà insieme con l’euro.
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