Mentre il Governo italiano annuncia mirabolanti piani di investimento, vi proponiamo una lettura delle previsioni di Commissione europea, ISTAT e Banca d’Italia. Ma, soprattutto, vi proponiamo le previsioni del nostro Economicus, che non annunciano niente di buono. L’Italia è in crisi, ma la Germania e la Ue manco babbiano!
di Economicus
Il direttore mi ha affidato il compito di fare qualche previsione sull’economia italiana, in vista di un Autunno che si annuncia un po’ complicato. Poiché manco dall’Italia dal Dicembre dello scorso anno – e quindi non ho notizie di prima mano – mi sono procurato qualche informazione al telefono e sulla rete. Le fonti sulle quali faccio affidamento – oltre a quelle riservate – sono il sito d’informazione CANALE SOVRANISTA, la Commissione europea (per quello che vale: secondo me poco o nulla), l’ISTAT e la Banca d’Italia.
Comincio col dire che, a mio avviso – anche sulla base delle informazioni che ho raccolto via telefono con i miei informatori – la crisi economica italiana sarà molto più pesante delle previsioni ufficiali. Illustrerò il perché dopo aver esaminato i dati ufficiali.
I dati ufficiali raccontano, per l’economia italiana, un crollo del Prodotto Interno Lordo (PIL) di circa l’11%, il rischio di fallimento per quasi il 40% delle imprese, problemi per un numero imprecisato di famiglie ed erosione del risparmio.
IL GIUDIZIO INTERESSATO DELLA UE SULL’ITALIA – La Commissione europea dà l’Italia come il Paese Ue dove la crisi economica peserà di più. Gli ‘eurocrati’ – come scrivo da decenni – non sono mai stati molto intelligenti. Mettendo nero su bianco questa previsione, si auto-accusano: infatti la prima istituzione a non aiutare l’Italia in questo momento drammatico è stata proprio l’Unione europea!
Purtroppo l’Italia sconta un’informazione che è troppo di parte. Continuare a celebrare il MES (Meccanismo Europeo di Stabilità) come opportunità e dare per cosa fatta il Recovery Fund che è ancora un miraggio sono errori gravissimi. Il MES è una trappola che mette a rischio il risparmio degli italiani: risparmi che – lo ricordo – è quasi triplo rispetto al debito pubblico italiano. Il Recovery Fund sconta il “No” di tanti Paesi europei che, al limite, se diranno sì, lo faranno dopo che verrà trasformato in un MES camuffato.
L’Italia, che ha gestito malissimo l’emergenza Coronavirus o COVID-19, secondo la Ue, registrerà un calo del PIL dell’11,2%. A parte che, a mio avviso, il calo sarà maggiore, come illustrerò in seguito, la Ue non ha alcun titolo per parlare dell’Italia, perché la sta affossando per provare a scippare alle famiglie italiane i risparmi e al Paese Italia gli asset strategici che ancora non sono finiti in mani estere.
Il resto – e scusate se viene fuori la mia anima siciliana – sono minchiate!
Già l’ISTAT è più credibile. E’ disponibile la Nota mensile sull’andamento dell’economia italiana dei mesi di Maggio e Giugno 2020. Noi leggiamo alcuni passi riportati da CANALE SOVRANISTA:
“L’impatto della crisi sulle imprese – dicono all’ISTAT – è stato di intensità e rapidità straordinarie, determinando seri rischi per la sopravvivenza: il 38,8% delle imprese italiane (pari al 28,8% dell’occupazione, circa 3,6 milioni di addetti, e al 22,5% del valore aggiunto, circa 165 miliardi di euro) ha denunciato l’esistenza di fattori economici e organizzativi che ne mettono a rischio la sopravvivenza nel corso dell’anno. Il pericolo di chiudere l’attività è più elevato tra le micro imprese (40,6%, 1,4 milioni di addetti) e le piccole (33,5%, 1,1 milioni di occupati) ma assume intensità significative anche tra le medie (22,4%, 450 mila addetti) e le grandi (18,8%, 600 mila addetti)”.
Secondo le previsioni ISTAT, nel prossimo Autunno, in Italia, un lavoratore su quattro rischia di restare a casa.
Più articolate le previsioni della Banca d’Italia. C’è un’indagine straordinaria sulle Famiglie italiane nel 2020, lavoro basato su un campione di 3079 soggetti, con i dati raccolti fra Marzo e Aprile.
(Vi consigliamo di leggere questi dati su CANALE SOVRANISTA dove sono disponibili anche le tabelle).
LE PREVISIONI DELLA BANCA D’ITALIA – “Poco meno della metà degli individui dichiara che prima dell’emergenza sanitaria arrivava alla fine del mese con difficoltà, con quote più elevate per i lavoratori dipendenti a termine e per i disoccupati (rispettivamente pari al 55 e al 64 per cento, tav. 1)”.
“Negli ultimi due mesi, corrispondenti alla fase più rigida delle misure di contenimento dell’epidemia, oltre la metà degli individui dichiara di aver subito una riduzione nel reddito familiare, anche tenendo conto degli eventuali strumenti di sostegno ricevuti; per il 15 per cento il calo è di oltre la metà del reddito complessivo. L’impatto è più negativo tra i lavoratori indipendenti: quasi l’80 per cento ha subito un calo nel reddito e per il 36 per cento la caduta è di oltre la metà del reddito familiare (tav. 2). Circa la metà della popolazione si aspetta una riduzione del reddito familiare anche nell’arco dei prossimi 12 mesi, anche se di intensità inferiore a quella degli ultimi due mesi: solo il 7 per cento ritiene che tra un anno il reddito della sua famiglia avrà subito un calo di oltre il 50 per cento rispetto a quello precedente l’emergenza sanitaria (tav. 3). Anche tra coloro che riportano una caduta di oltre il 50 per cento del reddito negli ultimi 2 mesi, più della metà si aspetta che tra un anno il calo sarà ridimensionato e il 15 per cento ritiene che il reddito tornerà ai livelli precedenti l’emergenza sanitaria”.
“Oltre a un diffuso calo nei redditi, più di un terzo degli individui dichiara di disporre di risorse finanziarie liquide sufficienti per meno di 3 mesi a coprire le spese per consumi essenziali della famiglia in assenza di altre entrate, un periodo compatibile con la durata del lockdown legato all’emergenza Covid-19. Questa quota supera il 50 per cento per i disoccupati e per i lavoratori dipendenti con contratto a termine (tav. 4).
Poco meno di un quinto dei lavoratori indipendenti e dei lavoratori dipendenti con contratto a termine si trova in questa condizione e contemporaneamente ha subito una riduzione di oltre il 50 per cento del reddito familiare nei primi due mesi della emergenza sanitaria”.
“Utilizzando come riferimento omogeneo una soglia di povertà relativa stimata sulla base dell’Indagine sui Bilanci delle Famiglie italiane (IBF) del 2016*, la quota di popolazione che non ha sufficienti risorse finanziarie liquide per poter restare alla soglia di povertà per 3 mesi in assenza di altre entrate raggiunge il 55 per cento.
*La soglia di povertà è definita come il 60 per cento della mediana del reddito equivalente, ottenuto dividendo il reddito familiare per la radice quadrata del numero dei componenti della famiglia”.
“Quasi il 40 per cento degli individui indebitati dichiara di avere difficoltà nel sostenere le rate del mutuo a causa della crisi; la quota è più elevata nel Centro e nel Mezzogiorno (tav. 5). Solo un terzo di chi è in difficoltà con il pagamento delle rate del mutuo ha fatto ricorso o intende far ricorso alla moratoria mutui. Fra coloro che hanno un finanziamento per credito al consumo la percentuale di individui in difficoltà con il pagamento della rata è del 34 per cento”.
“L’emergenza sanitaria incide negativamente anche sulle aspettative di spesa: circa il 30 per cento della popolazione dichiara di non potersi permettere di andare in vacanza la prossima estate e quasi il 60 per cento ritiene che anche quando l’epidemia sarà terminata le proprie spese per viaggi, vacanze, ristoranti, cinema e teatri saranno comunque inferiori a quelle pre-crisi”.
Questi i dati della Banca d’Italia, che a me sembrano i più completi e veritieri. Ma qualcosa va aggiunto. Non so come la Commissione europea abbia calcolato il calo del PIL. E non so perché si preoccupi tanto dell’Italia e un po’ meno di quello che succederà in Germania e nel resto dell’Eurozona.
LA VARIABILE LEGATA AI CONSUMI DI CARBURANTE – La crisi economica, nella Ue, sarà molto pesante. Certo, in Italia – Paese governato malissimo – la crisi sarà ancora più pesante. In economia l’andamento del PIL è correlato ai consumi di carburante. Quanto più un Paese è dipendente dai trasporti, tanto più elevato sarà il crollo del PIL in caso di crisi.
L’Eurozona, anche se in modo non uniforme, è legata alla globalizzazione dell’economia: che significa libera circolazione delle persone e delle merci. L’emergenza Coronavirus ha bloccato drasticamente per almeno due mesi la libera circolazione delle persone e, in parte, la libera circolazione delle merci.
Il crollo dei consumi di carburante, a Marzo e ad Aprile, nei Paesi della Ue legati alla globalizzazione dell’economia, è stato dell’80-90%.
In termini economici, un mese di calo dei consumi di carburante dell’80-90% significa una perdita del PIL di circa il 7%.
Non è facile calcolare al millesimo il calo del consumo dei carburanti. Ma da quello che ricordiamo, almeno due mesi di riduzione del consumo dei carburanti c’è stato. Anche se i Paesi, proprio per scongiurare il crollo del PIL, hanno provato fino all’ultimo a non chiudere le attività economiche, la chiusura è arrivata lo stesso. Ed è arrivata in modo non uniforme e scomposto.
Il risultato è che i ritardi nel blocco delle attività economiche hanno causato più danni, rispetto ad un’ordinata interruzione delle attività.
Se consideriamo due mesi di blocco, ebbene, abbiamo già un calo del PIL del 14% circa. Un dato che non può essere esteso a tutti i Paesi Ue, che hanno economia profondamente diverse.
Secondo chi scrive, il Paese che ha subito più danni economici non è l’Italia, ma la Germania. Se questo non appare è perché i tedeschi, nel corso degli ultimi anni, hanno drenato risorse finanziarie alla Ue, soprattutto ai Paesi europei dell’area mediterranea. Ma vi assicuro che l’economia tedesca è messa malissimo perché non ha sbocchi di mercato. E questo, per un’economia con un PIL imperniato, per il 50-60% sulle esportazioni, è un problema serio.
BTP FUTURA? ERRORE SI ‘SINTASSI KEYNESIANA’ – L’Italia è messa male sia perché, come già accennato, ha gestito in modo approssimativo la crisi del Coronavirus, sia perché non ha un Governo che governa l’economia. Anche l’emissione di Btp Futura di queste ore, azione destinata ad intercettare il risparmio delle famiglie italiane, è gestita male.
In primo luogo perché un’operazione del genere ha un senso se si nazionalizza il debito pubblico. L’emissione di tali Btp andava fatta contestualmente all’acquisto, da parte del Governo italiano, della quota del debito pubblico del nostro Paese oggi detenuta da soggetti esteri: quota che, a mio modesto avviso, è maggiore del 30% ufficiale.
Tale operazione, fatta così, ha poco senso. E non libera l’Italia dal ‘ricatto’ sullo spread da parte di chi, all’estero, detiene una quota importante del debito pubblico italiano.
C’è, inoltre, in questa manovra sui Btp un po’ raffazzonata, un errore di ‘sintassi keynesiana’. Una manovra del genere, se fatta in un momento in cui è importante sostenere la domanda al consumo, diffonde, tra i risparmiatori, l’idea che è giusto risparmiare.
Ora, in economia, l’atteggiamento psicologico è fondamentale, soprattutto là dove non è semplice intervenire. In un momento di bassi consumi il messaggio avrebbe dovuto essere di altra natura: un messaggio ottimistico: un invito a consumare di più, non a risparmiare!
La verità è che in Italia – lo ribadisco – l’attuale Governo è molto carente in materia di economia. Agli slogan – tipo i 400 miliardi di prestiti garantiti dallo Stato di qualche mese fa e, in queste ore, un piano di mirabolanti investimenti (l’alta velocità in Sicilia con le autostrade e le strade che cadono a pezzi è una proposta tragicomica) – si sommano provvedimenti che potrebbero anche essere giusti, ma che sono gestiti in modo errato.
Il risultato, a mio avviso, è che il calo del PIL, in Italia, potrebbe essere ben maggiore dell’11%. Con un aumento della disoccupazione di gran lunga maggiore delle previsioni. Anche perché non sappiamo cosa succederà con il Coronavirus.
Insomma, se proprio debbo essere sincero, io la vedo proprio brutta.
Domani o dopodomani proverò a indicare alcune soluzioni.
FOTO TRATTA DA QUI FINANZA