SERALE/ Bari, scarica la app immuni e rimane “prigioniera” in casa senza tampone!

20 giugno 2020

Una signora di Bari è stata costretta alla quarantena dopo la segnalazione della app immuni che la donna contesta. Aspetta il tampone che non arriva: “Andrò a fare il tampone privatamente, visto che il servizio sanitario pubblico me lo nega”. Una storia paradigmatica – raccontata da La Gazzetta del Sud – che vale la pena di leggere, visto che rappresenta il segno dei tempi! Il commento di Diego Fusaro (audio) 

“La mia colpa? Aver scaricato la app immuni!”.

E’ furibonda una signora barese di 63 anni, costretta alla quarantena per un presunto contatto con un soggetto positivo al Coronavirus o COVID-19. La storia la racconta La Gazzetta del Mezzogiorno.it: ed è una storia da leggere attentamente, perché rappresenta il segno dei tempi.

“Sono incazzata nera!”, dice la signora.

“Si sente un leone in gabbia nel suo appartamento in pieno centro dove la Asl le ha imposto di stare rinchiusa per 15 giorni – leggiamo nell’articolo de La Gazzetta del Sud -. Oggi e domani niente villa sul litorale di Santo Spirito, niente spiaggia, salsedine e iodio, niente tintarella, niente cena al ristorante in riva al mare, niente vita sociale, niente di niente. Fine settimana rovinato e pure il prossimo rischia di esserlo se non sarà «scarcerata» prima. «La mia colpa? Aver scaricato la app Immuni, aver avuto senso civico». E la sua storia diventa emblematica dei contrattempi cui può andare incontro chi ha sul cellulare l’applicazione per il «contact tracing», che dà l’allarme quando si è stati vicini a un contagiato dal Coronavirus. La vicenda sembra confermare le pecche della tecnologia sviluppata dalla società «Bending Spoon», basata sul bluetooth, già evidenziate fin dal lancio”.

Tutto è cominciato nel pomeriggio di Sabato scorso:

“«Sono stata un paio d’ore al mare – racconta – osservando il distanziamento interpersonale. In serata io e mio marito siamo andati a cena con parenti, sempre osservando le norme di sicurezza, a partire dall’uso delle mascherine nei casi previsti. Domenica mattina sono stata un’oretta al mare, in un punto di litorale non affollato, in compagnia di mia cugina, prima di lasciare la villa e rientrare a casa in città per il pranzo”.

La ‘botta’ arriva nel pomeriggio di sabato: ecco il segnale di allerta, con un codice da comunicare al medico di base. Il medico il giorno dopo avvisa la Asl. Un giorno di silenzio e poi, Martedì pomeriggio, arrivano una mail e una telefonata del Dipartimento di prevenzione. Da qui il blocco della signora.

“Scattano i ‘domiciliari’ per 15 giorni – leggiamo nell’articolo -. La signora non ci sta e protesta vivacemente con l’operatrice della Asl. Chiede di poter provare la sua negatività con il test sierologico o con un tampone e la risposta è sempre no. Ma come fa a essere sicura di non essere stata contagiata? «È impossibile – garantisce – e per una serie di ragioni oggettive». Quali? «Va premesso che la app segnala i ‘potenziali’ contatti a rischio coi quali si è stati a distanza ravvicinata per 15 minuti nelle 24 ore precedenti all’invio dell’allerta. Ebbene, in spiaggia io e mia cugina siamo state distanti dagli altri; a cena con i parenti abbiamo utilizzato i dispositivi di protezione e osservato le norme di igiene. Non solo, tagliamo la testa al toro: mia cugina e gli altri miei parenti non hanno scaricato l’applicazione e quindi non possono essere ‘sospettati’. E, per giunta, il bollettino della Regione venerdì e sabato segnalava zero casi in provincia di Bari”.

Il ragionamento della signora è che il contagio sarebbe stato impossibile.

Il marito e la figlia della signora si sono peraltro sottoposti al tampone e sono risultati negativi.

“Eppure hanno corso il rischio di restare confinati pure loro”, dice sempre la signora.

“Il problema dei falsi positivi è già emerso – scrive sempre La Gazzetta del Mezzogiorno – e gli sviluppatori della app sono al lavoro alle soluzioni. Nel frattempo, c’è chi resta vittima dell’algoritmo impazzito della app”.

“Non riesco a tollerare questa limitazione della libertà – si sfoga la signora – pensavo di vivere in uno Stato democratico non in Corea del Nord. Sono agli arresti, ma senza aver avuto nemmeno diritto a un regolare processo. Anche se sto benissimo, andrò a fare il tampone privatamente, visto che il servizio sanitario pubblico me lo nega. Eppure dalla Regione (la Regione Puglia, ovviamente ndr) sento ripetere che la gestione dell’emergenza è stata ed è fantastica. Che i casi di contagio sono a zero, che la app Immuni non ne ha segnalato nessuno. E il mio caso allora?”.

Così la signora è ancora in casa. Non si deve muovere, perché rischia di incappare in guai giudiziari. Anche a noi avevano detto che la gestione dell’emergenza in Puglia è stata fantastica.

E la app della disperazione che fine farà?

“Ah no guardi – conclude la signora – l’esperienza mi è bastata: l’ho disinstallata e ho consigliato a parenti e amici di fare altrettanto”.

La app immuni…

QUI PER ESTESO L’ARTICOLO DE LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO

QUI IL COMMENTO DI DIEGO FUSARO

Foto tratta da Il Messaggero

AVVISO AI NOSTRI LETTORI

Se ti è piaciuto questo articolo e ritieni il sito d'informazione InuoviVespri.it interessante, se vuoi puoi anche sostenerlo con una donazione. I InuoviVespri.it è un sito d'informazione indipendente che risponde soltato ai giornalisti che lo gestiscono. La nostra unica forza sta nei lettori che ci seguono e, possibilmente, che ci sostengono con il loro libero contributo.
-La redazione
Effettua una donazione con paypal


Commenti