Report, Lunedì sera, ha scoperchiato il pentolone nella Regione Lombardia. Dove il vero problema è la presenza di parenti del presidente leghista della Regione che operano nel campo delle forniture sanitarie. Il presidente Attilio Fontana ha mai sentito parlare della moglie di Cesare? Ciò posto, lanciamo una proposta: invitiamo le autorità ad effettuare verifiche in tutt’e venti le Regioni italiane, per capire quanto denaro pubblico è stato speso per la pandemia, come e nelle tasche di chi è finito
Lunedì sera Report – la trasmissione d’inchiesta del TG 3 – ha puntato i riflettori sulle forniture nella sanità pubblica durante i giorni della pandemia. Siamo rimasti colpiti, anzi, per essere precisi, basiti, da quanto è saltato fuori in Lombardia. Tutto ci potevamo aspettare, ma non che nella Regione italiana più colpita dal Coronavirus, o COVID-19, i politici abbiano trovato il tempo per dedicarsi a un ‘certo tipo’ di forniture sanitarie.
Tutti ricordiamo cos’è stato Marzo per la Lombardia. E abbiamo anche appurato che in questa storia della pandemia – e questo è un problema generale – sono state fornite indicazioni sbagliate circa la diagnosi e la terapia di questa patologia. Ma il tema che oggi vogliamo trattare non è questo.
Torniamo alla Lombardia. A un certo punto si pone la questione della fornitura dei camici. Si era in piena emergenza e, si sa, quando si è in emergenza si procede con somma urgenza. Scoprire, però, che la moglie e il cognato del presidente della Regione, il leghista Attilio Fontana, operano, guarda caso, nel settore della fornitura di materiale sanitario è sorprendente.
A questo punto Report si sofferma su una fornitura di camici del valore di 500 mila euro assegnata proprio alla società riconducibile alla moglie e al cognato del presidente della Regione che dice di non saperne nulla. Poi si parla di una fattura da 500 mila euro: poi si scopre che sì, la fattura c’è, ma che la fornitura era a titolo gratuito.
Al presidente della Regione Lombardia Fontana va detto che la vera assurdità di questa storia sta a monte della fornitura più o meno gratuita dei camici: e sta, appunto, nel fatto che esista una società, riconducibile a parenti dello stesso presidente della Regione, che opera nella sanità lombarda.
Esiste un principio di moralità pubblica che il presidente Fontana non può non conoscere. L’esistenza stessa di una società riconducibile a parenti del capo di un’amministrazione pubblica che opera nella stessa amministrazione pubblica è inammissibile! Il presidente Fontana ha mai sentito parlare della moglie di Cesare?
Il servizio di Report ha puntato i riflettori anche su altri aspetti della gestione emergenziale. Abbiamo così scoperto che servizi che avrebbero potuto essere forniti quasi gratuitamente alle pubbliche amministrazioni sono stati invece acquistati dalle stesse pubbliche amministrazioni con dispendio di denaro pubblico!
Non ci stupiamo, per carità: proprio qui in Sicilia abbiamo scoperto che la sanità pubblica aveva un “capocondominio” che era stato riverito, onorato e nominato dal passato Governo regionale di centrosinistra e che è stato riverito, onorato e confermato dall’attuale Governo regionale di centrodestra.
Mettendo assieme quello che ci ha fatto conoscere Lunedì sera Report e quello che della sanità conosciamo qui in Sicilia lanciamo una proposta: perché non puntare i riflettori su quanto avvenuto nella sanità italiana, tra Marzo e Maggio, in tutt’e venti le regioni italiane?
Siamo proprio curiosi, ad esempio, di conoscere come sono state gestite le forniture sanitaria in Sicilia nei tre mesi del Coronavirus. E lo stesso discorso vale per tutte le altre Regioni. Sarebbe interessante capire, Regione per Regione, quanti soldi sono stati spesi per l’acquisto di mascherine, camici e altri presidi sanitari, chi sono stati gli intermediari se ci sono stati intermediari e da chi e con quali procedure sono stati effettuati tali acquisti.
Questo – lo ribadiamo – dovrebbe essere fatto in tutt’e venti le Regioni italiane, a cominciare dalla Lombardia, dove Report ha aperto uno squarcio inquietante.
Non è un invito che rivolgiamo a Report, naturalmente (sarebbe un lavoro giornalistico immane), ma a tutte le autorità competenti: magistratura ordinaria, magistratura contabile, forze dell’ordine.
Troppa confusione e troppa fretta, abbiamo registrato nei giorni della chiusura dell’Italia. Troppi punti oscuri rimangono in questa storia della pandemia.
Sapere quanto denaro pubblico è stato speso a Marzo, ad Aprile e a Maggio Regione per Regione ci sembra importante, perché, ancora oggi, ci sono migliaia e migliaia di persone che non hanno ricevuto né i ‘famigerati’ 600 euro, né la Cassa integrazione. Proviamo a capire, tanto per cominciare, quanto hanno speso le Regioni italiane, ribadiamo ancora una volta, Regione per Regione.
Quando si conosceranno questi numeri e i nomi dei fornitori il quadro potrebbe essere più chiaro.
Foto tratta da Varese7 Press
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