A denunciarlo è il presidente di Confagricoltura Sicilia, Ettore Pottino. Vi raccontiamo come gli agricoltori siciliani – per accedere a un prestito per altro di importi minimi – sono costretti a prendere l’aereo a costi naturalmente ‘salati’
Non solo il governo nazionale Conte bis non ha aiutato gli imprenditori agricoli come hanno fatto tanti altri Paesi del mondo, ovvero con interventi a fondo perduto. Ma l’aiuto che è arrivato – che alla fine è un prestito – presenta anche problemi burocratici che, per gli agricoltori siciliani, si annunciano onerosi, sia per il denaro che occorre spendere, sia per il tempo che si dovrà perdere.
Vediamo di che si tratta.
Come già accennato, per le imprese italiane nessun aiuto a fondo perduto da parte dello Stato. Ed è anche logico: per un Paese come l’Italia, rimasto ‘impiccato’ all’Unione europea dell’euro nessun aiuto concreto a fondo perduto è consentito in favore degli imprenditori. Trattamento riservato anche alle imprese agricole.
Per gli agricoltori italiani c’è la possibilità di un prestito targato ISMEA, l’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare. Un prestito fino a 30 mila euro a tasso zero. Nulla, in verità, per una media o grande azienda agricola: nulla, soprattutto, per le aziende agricole che gestiscono gli agriturismi che, a causa dell’emergenza Coronavirus, hanno subito un tracollo economico.
Ma tra il nulla e qualcosa, si sa, meglio qualcosa. Ma… Ma bisogna fare i conti con la burocrazia italiana, sempre pronta a creare problemi ai cittadini.
Il prestito ISMEA – lo ricordiamo è stato presentato come semplice e facile: tutto telematizzato, facile facile. Poi, però, si scopre che le cose non stanno affatto così.
“Intanto – ci dice Ettore Pottino, presidente di Confagricoltura Sicilia – scopriamo che, in realtà, si tratta di una cambiare agraria. Appena abbiamo completato il tutto ci hanno informato che, purtroppo, bisogna andare a Roma per firmare i documenti. Ora andare a Roma, per gli agricoltori siciliani, non è una passeggiata. Intanto bisogna trovare il posto in aereo. Io dovrei partire tra qualche giorno pagando un biglietto aereo andate e ritorno ad un costo di 400-500 euro. Sottoponendomi alla burocrazia e ai rischi, perché, fino a prova contraria, il virus non è scomparso e bisogna comunque adottare tutte le precauzioni del caso”.
“Mi chiedo e chiedo – aggiunge Pottino – ammesso che la firma digitale sia un problema, non si poteva ricorerre ad un metodo meno oneroso e meno rischioso? Per esempio ricorrendo alla posta celere? Nient’affatto, ci hanno detto: dobbiamo recarci a Roma e basta! La verità è che, in Italia, la burocrazia complica tutto. Anche un prestito diventa un problema – soprattutto per noi agricoltori siciliani – e dobbiamo recarci a Roma con costi e rischi a nostro carico. Possibile che nel 2020 dobbiamo ancora sottostare a questa burocrazia?”.